Forse non ve ne siete accorti, forse ci vuole un po’ di fortuna per stare lì o magari occorre conoscere qualcuno che conta, fatto sta che quest’anno durante le giornate del Vinitaly ci è capitato di essere invitati ad un evento un po’ particolare, all’antitesi degli eccessi della fiera Madre. Parlo del “fuori Vinitaly”.

Sembra dico sembra, infatti, che alcuni produttori si organizzino autonomamente investendo nell’affitto di appartamenti piuttosto che nel caro stand. 

Piccoli eventi, molto verticali, organizzati ad hoc per importatori e/o ristoratori e/o amici.   
Era ancora presto…

Immaginate un condominio di pochi piani in centro a Verona, uno sfogo sul terrazzino che guarda la città. E’ quel momento in cui il dì si abbandona definitivamente alla notte. 

Un paio di faretti, un’atmosfera allegra, il ben di dio di salumi sulla tavola, un suaglass enorme con un numero imprecisato di bolle e bianchi, centrifuga e ottieni il Vinitaly Off
Nomi, volti, esperienze, cibo e vino mescolate in un mix multilingue dinamico e frizzantissimo. 
Non lo so… Metti la serata tiepida, metti la squisitezza dei padroni di casa, metti una fame (e sete) da lupi causa assenza di pranzo per star dietro ai millemila appuntamenti, metti quello che vuoi ma per farla breve l’evento di Francesco Cirelli (Agricola Cirelli), Riccardo Zanotto e Paolo Savini (Abbazia di Propezzano) è stato di quelli che non dimenticherò facilmente.
Brevi gli assaggi (come il tempo a disposizione) ma significativi.
I vini di Paolo sono stati i primi a toccare il mio calice. 
Il Pas 2012 da 100% passerina è molto fresco e sebbene non sia ancora imbottigliato ritengo sia pronto per il mercato. Pulito dai tratti tipici floreali e fruttati, di grande freschezza e buona sapidità se ne va che è un piacere.
Il Pas anfora 2012, passerina 100% vinificata in anfora, è un vino gioco forza più complesso e credo debba ancora crescere; la sento un po’ troppo spinto sull’ossidazione.

Vengo colpito poi da un’etichetta semplicissima dove scorgo solo “Zanotto col fondo” e un QRcode su sfondo bianco. Nient’altro. Riccardo è un personaggio eclettico, diretto e di buon cuore che è riuscito nell’impresa di esprimere se stesso nei vini che fa. 

Bianco frizzante 2012 rifermentato in bottiglia come si faceva anticamente, il col fondo è infatti il suo ritratto fatto vino: rustico con un bel naso su lieviti, bocca semplice ma estrema bevibilità, slancio e piacevolezza.
L’XB 2012, prosecco Valdobbiadene superiore, mi ha colpito invece per l’estrema pulizia ma non solo. I due grammi litro di zucchero rimasti (XB=extra brut) gli conferiscono quell’acidità ma anche quei tratti eleganti distintivi, inattesi per un prosecco. Molto interessante è un prosecco che di superiore non ha solo il nome.
E poi arriva lo shock.

Il Fermo 2013. Un glera in purezza, fermo! I tratti sono quelli tipici ma senza le bolle. Inaspettatamente fresco e sapido in un grande equilibrio fruttato alla pera e mela golden. Grandissima la bevibilità, sorprendente la pulizia, è il vino che mi ha cambiato la giornata.

Infine dedico l’ultimo assaggio a Francesco Cirelli e al suo esperimento, il trebbiano anfora, che è uno spettacolo.

Il naso è di quelli che mi piace definire interlocutorio, di difficile interpretazione perché bisognerebbe chiederlo al vino cosa c’è dentro. La particolarità sta nel fatto che non è mai scontato ma al contrario cangiante; ti sembra di scorgere ora un profumo ora un altro; dire cosa però è altra storia… Molto espressivo in generale dai toni ossidati e non eccessivi in bocca è tale e quale. Richiede tempo e ascolto.