La vista mozzafiato da Vrede en Lust
Soltanto poche settimane fa avevamo parlato di un vino sudafricano, il Cabernet Sauvignon 2008 Waterford Estate, un prodotto di personalità che ci era piaciuto, e non poco.
Partecipare alla serata “Sudafrica, il Paese arcobaleno” organizzata da Ais Milano, quindi, è stato il naturale proseguimento di un percorso volto a capire di più sulla storia enologica sudafricana.
La lezione, tenuta da Guido Invernizzi, è stata introdotta dal console del Sudafrica a Milano Saul Kgomotso Molobi che ha sottolineato l’importante tradizione vitivinicola del Paese, ed i progressi che l’hanno portato ad essere il settimo produttore mondiale.
Jan Van Riebeeck
L’origine della viticoltura in Sudafrica si deve soprattutto agli Olandesi, nonostante fossero passati in precedenza i Portoghesi.  
Prima di cominciare a degustare Guido ci illustra qualche nozione: in Sudafrica il clima è temperato, caratterizzato dalle correnti e dal vento, The cape doctor, che permette una perfetta sanità delle uve. Di vino in Sudafrica si parla già dal 1600; i francesi e gli inglesi avevano già messo gli occhi sui vini sudafricani. Furono lungimiranti.
Simon Van Der Stel

Il primo vino sudafricano venne prodotto nel 1659, su iniziativa del governatore Jan Van Riebeeck, il fondatore di Città del Capo che già nel 1655 fece piantare le prime barbatelle. Lo slancio definitivo verso una tradizione vitivinicola, tuttavia, fu dato solo da Simon Van Der Stel, dal quale prende il nome il distretto di Stellenbosch, che impiantò un vigneto nella sua tenuta a Costantia. Una curiosità: Stellenbosch è stata la prima zona dopo la Francia a fare la Route du vin.
Con l’arrivo degli Ugonotti francesi nel 1680, l’industria del vino in Sud Africa, esplose definitivamente.
Presso il Capo di Buona Speranza, nella parte più a sud, vicino a Città del Capo l’area totale vitata è di circa 140000 ettari.


Quando si parla di Sudafrica, in conclusione, non si pensa più a una nuova frontiera vitivinicola bensì a una realtà consolidata, contraddistinta da prodotti di qualità, come quelli di Vrede en Lust, azienda che vide i natali già nel 1688. Vini che possono essere molto diversi tra di loro, come i colori dell’arcobaleno.

Ecco cosa abbiamo provato:

Bovlei Gewurztraminer 2013
Solo acciaio. Guido dice che normalmente il gewurztraminer fuori dall’Europa profuma meno e in effetti il naso è delicato di erba aromatica nota burrosa, floreale leggero, zenzero e pepe bianco, molto minerale. Alcol ben equilibrato. 

21 Gables Chenin Blanc 2012
Chenin Blanc in purezza, da queste parti chiamato steen, vitigno molto versatile.
Nota di amaretto e nocciola, tostatura contenuta, rotondo e fresco, produce buona salivazione, con grande corrispondenza gusto olfattiva.

Idiom Viognier 2011
Impatto olfattivo delicato di pesca e fiori bianchi, zucchero a velo, sentori boisé.
La bocca è grassa ed opulenta, di grande struttura e promette un grande vino per il futuro.

Linton Park Shiraz 2010
Grande finezza olfattiva, piccoli frutti rossi e inconfondibile speziatura. Vini completo e lungo. Alcol ben integrato e corrispondenza gusto olfattiva totale.

Diemersdal Pinotage 2013
Porpora tendente al rubino, naso di spezia, cioccolato, fragola e lampone, tabacco,
la bocca è energica ma non aggressiva, finale medio lungo

Cielo e terra unita dalla montagna. Si intravede Vrede en Lust.

Diemersfontein Pinotage “coffee and choccolate” 2013

Prugna e marmellata, fava di cacao, incenso, ampio e piacevole, suadente. La speziatura in bocca accompagna sapidità e tannino ben gestito. Lungo e molto buono.

Thokozani SMV 2012 Idiom
Inconsueto blend  di syrah (76%), mourvedre (21%)  e viognier (3%). Note speziate, animali, iodate, caffè e bosco marino. Carente di corrispondenza gusto olfattiva, acidità e corpo scomposti, merita di essere atteso.
La serata è conclusa da un intervento di Fabio Albani, fondatore di Afriwines, società di importazione e distribuzione nata nel 2005, vero punto di riferimento per i wine lovers a caccia di vini arcobaleno.

Si ringrazia Felix per le foto.