Già da qualche anno il primo evento ad aprire la stagione milanese delle degustazioni è rappresentato dalla rassegna dei vini veneti organizzata da Go Wine, che si tenuta anche quest’anno all’Hotel Michelangelo giovedì 25 settembre. 
Qualche viso nuovo e molti volti noti tra i banchi di degustazione. Non abbiamo provato molti produttori, preferendo soffermarci con maggiore attenzione sui singoli vini. Vi segnaliamo tre produttori:

Ecco un’azienda decisamente orientata al rispetto dell’ambiente, dal bando dei diserbanti fino al packaging, passando per gli impianti fotovoltaici che coprono la metà del fabbisogno energetico aziendale. Dei veri pioneri del biologico, avendo iniziato già nel 1985. Proviamo subito il Villa Buri L.T. 2008, un metodo classico ottenuto da uve garganega con ventiquattro mesi di affinamento sui lieviti. Ci piace subito per la freschezza e la finezza. Il finale è lungo ed appagante. Non la solita bollicina. Complimenti. 
Il San Brizio 2011 è garganega in purezza: anche qui spiccano aromi eleganti, subito di miele e camomilla, cui segue un tono ammandorlato; in bocca promette ciò che mantiene l’olfatto, con la tostatura sotto controllo, davvero piacevole.


Vigne di Alice 

Ce ne avevano parlato bene e lo abbiamo provato con curiosità, dopotutto abbiamo a cuore coloro che osano: Cinzia Canzian ha intrapreso il sentiero ripido della spumantizzazione con metodo champenoise con uve glera, nel cuore di una tradizione, quella del Prosecco, che non concede sconti agli innovatori. Cinzia, invece, non ha desistito e parallelamente agli spumanti ottenuti con metodo Charmat, ha creato .G, un metodo classico differente, non omologato. Uno di quei vini che affascinano proprio perché inusuali, il cui sorso dà immediatamente la sensazione di trovarsi davanti qualcosa di speciale. Il millesimato 2011 è molto luminoso, aiutato dalla luce riflessa dalle bollicine finissime; al naso i sentori tipici di mela e fiori bianchi emergono solo successivamente, preceduti da intensi aromi vegetali e tostati. In bocca è diretto e tagliente, espressivo, pieno e compiacente.
Il 2010 ha tutti i pregi del fratellino più piccolo ma l’anno in più gli conferisce una complessità olfattiva notevole che il 2011 ancora non può avere. La bocca non ha cedimenti ed è un gran bel bere. Non mi aspettavo nulla di diverso da una azienda che ha per motto “La vita è una bollicina“. 

E’ un’azienda di San Michele di Bassano del Grappa dalla grande tradizione nella ristorazione, che ha saputo mettersi in discussione e tracciare un nuovo percorso nel nome del vino e dell’olio di qualità.  
Il Vespaiolo 2013, ottenuta da uva vespaiola in purezza, ha naso vegetale ed espressivo, un buon corpo, sapido e minerale ma paga un po’ la gioventù con un finale non troppo lungo. Va atteso. Il Vespaiolo 2011 difatti ha maggior complessità olfattiva, vira su toni di fiori bianchi e miele, su uno spartito minerale senz’altro figlio del terreno dal quale provengono
le uve; il gusto è molto gradevole, con una precisa armonia tra alcol e sapidità ed un intenso finale ammandorlato. 
Tra tutti, però, è il 121 b.C. 2012 che cattura la nostra attenzione: dedicato alla data in cui Plinio il Vecchio, per primo, scrisse di vino, in occasione del matrimonio della figlia. Vespaiola in purezza, è vino naturale, vinificato senza solforosa aggiunta, con l’uso di lieviti spontanei, macerato sulle bucce: un orange wine originale, di personalità, dai tratti decisi. L’aspetto olfattivo è insieme intenso e delicato, ricco di sfumature che poche olfazioni non possono svelare. Note di ginestra ed erbe aromatiche precedono sentori di frutta gialla matura; segue un gusto spigoloso e fiero, dal finale sorprendente. Wow!