Una delle più grandi uve bianche al mondo, capace di regalare vini “geograficamente” inconfondibili, espressivi e di lunga vita, in tutte le tipologie.
In tempi di misure drastiche che minano la socialità, specie in nord Italia, il pensiero – tra il serio e il faceto – volge alle scorte di vino che porteremmo con noi in caso di isolamento forzato. I due capisaldi per qualsiasi resistenza nel lungo periodo sono, a nostro parere, Pinot nero di Borgogna, certo. E riesling alsaziani, o della Mosella. Quanto ne sappiamo di riesling? Potremmo sostenere un’amabile conversazione della durata di cinque minuti parlando di quest’uva? Verifichiamolo.
Il Riesling è una delle più antiche e diffuse varietà di uva in Germania e può vantare una notevole quantità di sinonimi attribuitegli nelle varie regioni teutoniche, oltre che in Europa e nel resto del mondo. Ecco dunque che le uve johannisberg (Svizzera), lipka (Rep. Ceca), rajinski e renski nella penisola balcanica, starovetski (Slovacchia), rajnai rizling (Ungheria) altro non sono che… riesling!
Origine e prime menzioni
Le prime testimonianze del Reisslingen si trovano in un documento di trasporto del 1456. La prima vera citazione del Riesling moderno è invece presente nel trattato Kreutterbuck del botanico Hieronymus Bock. Secondo l’ampelografo Louis Levadoux, il nome Riesling deriverebbe da reissen (in tedesco arcaico rîzan), significato originario di “dividere”, evoluto poi “incidere” e infine “strappare”. Non ci sono spiegazioni univoche per questa evoluzione etimologica, ma quella più plausibile condurrebbe a una particolare azione in fase di potatura, ovvero il taglio (reissen>rissling=taglio) dei fiori onde evitare la crescita di troppe bacche.
Caratteristiche
Il riesling è molto resistente al freddo, grazie alla durezza del suo legno. Nei giusti terroir, può mantenere alta qualità, anche a una resa di 70 ettolitri per ettaro (hl / ha). Germoglia tardi e – dato non secondario – tende quindi ad evitare le gelate primaverili. La maturazione è tardiva, è resistente alla peronospora e solo leggermente suscettibile all’oidio e alla putrefazione dei botrytis.
Il nostro vitigno è un ottimo testimone del terroir di provenienza, per questo è difficile dare indicazioni sui suoi aromi e carattere generale. Spesso si sente dire, quasi come un mantra, riesling? Idrocaruburi! Non è sempre vero, specie nei vini giovani, ma sarebbe limitativo ricondurre il bouquet del riesling ai solo sentori di plastica, gomma o petrolio che spesso percepiamo, nella loro accezione più piacevole, nei riesling più longevi. A proposito di longevità: il riesling produce alcuni dei vini più duraturi del mondo, che possono mantenere ottime caratteristiche organolettiche e gustative all’incirca fino a un rosso bordeaux di qualità equivalente.
Dove troviamo il riesling? Naturalmente in Alsazia, che già nel 2009 poteva contare ben 3.382 ettari, aumento considerevole rispetto ai 787 ettari del 1958. Ma la patria senza rivali del vitigno è in Germania: i ripidi pendii della Mosella, tra le città di Trier e Koblenza, con circa diecimila ettari. La metà di tutto il riesling coltivato in Germania si trova in questa zona. Qualche nome blasonato? Tra i più celebri alsaziani citiamo Marcel Deiss, Hugel, Josmeyer, Kreydenweiss, André Ostertag, Rolly-Gassmann, Domaines Schlumberg, Trimbach, Weinbach e Zind-Humbrecht. In campo tedesco invece non possiamo non citare Dr. Loosen, Egon Müller, Joh. Jos. Prüm e Markus Molitor.
In Italia
Sgomberiamo il campo immediatamente: il riesling italico non è riesling e nel resto del mondo è perlopiù conosciuto con il nome croato graševina. Nel nostro Paese il riesling – quello “vero” – è coltivato ancora in zone limitate, specie in Alto Adige, in ogni caso non supera i settecento ettari. Le caratteristiche dei riesling italiani non si avvicinano molto a quelle d’oltralpe: i terroir nostrani consentono di ottenere vini anche molto concentrati, senza tuttavia raggiungere le vette di freschezza dei più blasonati riesling tedeschi e alsaziani.
Tieferbrunner, Kuenhof e Cantina San Michele Appiano sono tra i produttori più noti ne producono tra i migliori, ai quali aggiungiamo i friulani Jermann e Villa Russiz. Menzione speciale per il piemontese Herzu di Ettore Germano.
Nel resto del mondo
Il Riesling è protagonista anche in Ungheria, Bulgaria, Moldavia, Repubblica Ceca e Ucraina. Dall’altra parte del globo si distingue la California, dove varietà in passato identificate come johannisberg e white riesling sono oggi, senza dubbio alcuno, catalogate come riesling. I quasi duemila ettari vitati hanno portato risultati interessanti, con vini dotati di una propria identità e da aspettative di vita medio-lunghe. Tra i più interessanti produttori a stelle e strisce segnaliamo Chateau Montelena, Esterlina, Ventana Vineyards e Navarro. Anche l’Oregon ha una lunga e rispettabilissima tradizione nella produzione di Riesling, ma negli ultimi anni è lo Stato di Washington, sulla west coast, a diventare sempre più “lo specialista del riesling”: grazie a una collaborazione di vecchia data tra Ernst Loosen e la più grande azienda della zona, Chateau Ste Michelle, l’interesse per la varietà è cresciuto enormemente, riflettendosi sugli impianti, che hanno superato i 2500 ettari. Storicamente il riesling era estremamente importante per l’Australia. Gli immigrati della Slesia lo portarono nella valle Barossa nell’Australia meridionale all’inizio del diciannovesimo secolo e mostrarono rapidamente un’attitudine per le valli piuttosto fredde di Clare ed Eden nelle vicinanze. Prima dell’avvento dello Chardonnay, il riesling era l’uva maggiormente coltivata, ed oggi è ancora la quinta più piantata d’Australia, con quasi 5000 ettari. L’Australia può vantarsi di avere uno dei più distintivi riesling, sebbene il clima sia più caldo e asciutto di qualsiasi regione tedesca. Tra i maggiori produttori australiani spiccano Crawford River, Grosset, Frankland Estate ed Henschke.