Io Bevo Così sta gradualmente conquistandosi uno spazio importante nel calendario degli eventi wine di Milano. Andrea Pesce e Andrea Sala hanno creato un format smart, incisivo, inclusivo e non esclusivo e da qualche anno lo hanno impreziosito incastonandolo in una location davvero prestigiosa. I due creatori hanno il merito di aver dato un’impronta duplice all’evento, sui percorsi distinti ma connessi dell’alta ristorazione  e il mondo dei vini naturali. Lo scorso 27 gennaio, presso l’Hotel Gallia, è andata in scena la settima edizione, caratterizzata dalla presenza di una sezione più marcatamente dedicata ai distillati, un settore che negli ultimi due anni sta tangibilmente riscuotendo più interesse che mai.
Siamo a Faenza, in piena Emilia Romagna. Ancarani è una azienda fortemente identitaria col territorio, al punto da coltivare solo uve autoctone. Rita Babini ci ha presentato tutta la line up aziendale e… ci è piaciuto tutto! Da bere a cascata il trebbiano rifermentato, merita la menzione il Famoso, uva a bacca bianca (quasi) dimenticata. Nei top di gamma c’è l’Albana, che a queste latitudini è amata al pari di un figlio. Ciò che ci ha positivamente colpito è però il Centesimino, profumato, elegante e contraddistinto da una nota fortemente vegetale. Meglio noto localmente come Sauvignon Rosso, in passato nessuno conosceva l’origine di questo vitigno. Un commerciante locale ne preservò alcuni ceppi e ne fece fare un esame genetico, dal quale non emersero parentele col cabernet sauvignon né con altri rossi. Il nome Centesimino fu una sorta di omaggio al suo scopritore, conosciuto per essere tutt’altro che uno spendaccione….
Si dice che tre indizi fanno una prova, e in effetti, quando ci siamo fermati davanti allo stand e letto le 3 parole Garganega, Gambellara e Volcanalia, una mezza idea di cosa stavamo per provare ce la siamo fatta.
Quante volte però ci è capitato di imbatterci nel classico “Da Mario Ristorante Italiano Pizza Napoli” per poi scoprire che il titolare è il signor Wang, il pizzaiolo si chiama Ciro Mohamed col suo bel forno elettrico, il piatto del giorno è il sushi e la frutta di stagione un bel carpaccio di ananas a km zero (nel senso che proviene dall’ingrosso dietro l’angolo)?
Diffidenti come neanche San Tommaso, abbiamo perciò assaggiato i vini della sempre sorridente Rossella Mastrotto, e come sempre il calice ha fugato ogni dubbio. Bianco, rifermentato e metodo classico hanno un comune denominatore: sono vere e proprie spremute di vulcano (Volcanalia era una festa che i romani dedicavano ogni 23 agosto al dio dei vulcani, alla conclusione di tutti i raccolti) . Un gradino sopra gli altri il Marameo, bianco fermo che possiamo racchiudere in tre parole: zolfo, ginestra e noce. Un piccolo gioiellino da goderne ora come in futuro, per studiarne l’evoluzione. Per il Marameo dunque scatta inevitabile l’operazione #cassadasei!

Sulle nostre pagine non siamo soliti ripeterci, il mondo di cui scriviamo è talmente vasto che non si finisce mai di scoprire cose nuove, ma visto che non abbiamo alcun legame di parentela con Paganini (che non ripeteva mai i brani eseguiti), ci piace far conoscere a quante più persone possibile la storia di Alberto Giovanetti e Paolo Marescotti, due simpatici signori che si sono messi in testa di cercare in giro per l’Europa i distillati più buoni e particolari, creando Bottega degli Spiriti. Tempo fa vi parlammo del Beara Ocean gin, stavolta invece a lasciarci di stucco è stato il gin irlandese Shortcross, che probabilmente non vi suonerà nuovo, ma sappiate che Alberto e Paolo sono stati tra i primi a importarlo in Italia. Prodotto con un alambicco unico al mondo, creato appositamente, Shortcross è un gin equilibrato, elegante, sorprendentemente morbido: perfetto nei cocktail, incomparabile bevuto liscio. Non contenti delle chicche trovate in giro, Alberto e Paolo hanno deciso di creare un gin tutto loro, facendoselo produrre da una vecchia distilleria in una località super segreta nel pavese, e lo hanno chiamato Distinto per un motivo ben preciso. Tra le botaniche di questo gin c’è il butterfly pea, un fiore thailandese dalla forte tonalità viola, che dà appunto colore al gin. Fin qui nulla che non abbiate già visto, ma la particolarità sta nel fatto che il colore del gin cambierà in base alla acidità della tonica che utilizzerete per il vostro cocktail. Un piacere per gli occhi e per il palato, oltre che per l’umore.

Dall’isola, Joaquin. L’isola in questione è Capri, e il vulcanico Raffaele Pagano da anni crede fermamente nelle capacità vitivinicole dell’isola campana. Blend di greco, falanghina, biancolella e ciunchesa (un biotipo del greco) di questo bianco colpisce la non corrispondenza gusto olfattiva (che per il sottoscritto è un pregio). L’impatto al naso è fortemente minerale, di impronta rocciosa. Bocca sapida, quasi salata (ma và?), seguita da un finale armonicamente stemperato da frutta a polpa gialla. Perfetto sulla cucina di pesce mediterranea, guardando il tramonto, coi faraglioni di Capri sullo sfondo…