Guelfi o ghibellini? Mare o montagna? Essere o non essere? Da sempre l’umanità si è divisa su tutto lo scibile possibile, a volte anche su ciò che non lo è: chi la vede in un modo e chi in quello diametralmente opposto. Sport e politica sono poi gli argomenti prìncipi per vedere finire amicizie decennali e parentele, e sulle nostre pagine ce ne guardiamo bene dal parlarne, pur avendo tutti noi enoappassionati i nostri dilemmi e le nostre preferenze. C’è chi preferisce i bianchi, chi ritiene che il vino sia solo rosso e chi nel calice vede solo le bollicine.
L’associazione Go Wine, nella serata che si è tenuta il 29 maggio presso l’hotel Michelangelo di Milano, ha deciso di far felice la fazione bianchista con l’ormai consueto evento annuale Tutti i colori del Bianco e, complice l’imminente arrivo dell’estate, ci ha proposto molti vini interessanti, da un po’ tutte le regioni italiane. Ciò che abbiamo notato è una tendenza sempre crescente dei viticoltori a rompere determinati schemi, percorrendo nuove strade della vinificazione e un utilizzando in maniera sempre più sapiente (e meno muscolosa) il legno nei bianchi.
Di seguito quelli che abbiamo apprezzato maggiormente:
Spumante Pas Dosé, La Masera: 36mesi sui lieviti per questo dosaggio zero di Erbaluce, una bollicina dritta, fresca, minerale, salata, che riesce a conservare tutte le caratteristiche fruttate e floreali del vitigno piemontese. Un piacevole percorso gustativo, che parte con accenni agrumati di cedro e si chiude con un finale ammandorlato che invita a riprovarlo subito. Si può dire che è un vino bello? Sì, si può, perché è davvero un bel bere.
Malvasia Puntinata Gallieno,
Riserva della Cascina: Una delle pochissime aziende agricole nel comune di Roma, precisamente nel Parco dell’Appia Antica. Da pochi anni la vulcanica Silvia Brannetti ha preso in mano le redini della cantina di famiglia, portando avanti una idea tutta sua su questo autoctono laziale, ovvero vini
NON piacioni ma vendemmie anticipate per dare freschezza e acidità, continui batonnage per tirare fuori quei profumi che mai saranno tropicali e stucchevoli. Il risultato è un bianco di estrema bevibilità, con piacevoli accenni agrumati di lime e frutta a polpa bianca acerba, mentre sensazioni lievemente burrose fanno da perfetto contraltare alle durezze presenti nel calice. Un vino alla ricerca del proprio equilibrio e della sua completa espressione, che ha dalla sua parte un fedele alleato: la forza di una idea.
Pigato Montanìa, Tenuta Maffone: due le annate in assaggio, 2017 e 2015 per questo bianco coltivato oltre i 500mt slm, in un territorio forse più vicino al Piemonte che al mar ligure. Il 2017 si è presentato già pronto ma non completamente espresso, con un buon potenziale evolutivo, mentre il 2015 si è mostrato all’apice della sua “vita”, con uno spiazzante naso idrocarburico, cherosene in primis: all’assaggio ha trovato il perfetto equilibrio che quasi tre anni di bottiglia gli hanno saputo dare, una solida struttura e una beva morbida, esaltata da netti profumi di glicine e mela golden.
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