Settimana dedicata alla maratona enologica che ha in programma Vinitaly, Summa, Vinnatur, ViniVeri e chi più ne ha più ne metta: tappa
dedicata a Vinnatur 2018, 14-16 aprile, Villa “La Favorita”, Monticello di Fara di Sarego (VI).
Giunto ormai alla quindicesima edizione, Vinnatur non ha più bisogno di preamboli né presentazioni, quindi veniamo al sodo e vediamo come è andata.
La novità di quest’anno è stata la creazione di sei percorsi tematici segnalati da diversi colori sulla mappa:
- I nuovi produttori: I vini delle ultime 20 aziende che sono entrate nell’associazione
- Rifermentati in bottiglia: Rifermentazioni naturali, non filtrate, col fondo
- Orange wines: La quarta colorazione del vino
- No solforosa: I vini di chi ha deciso di vinificare senza aggiunta di solforosa
- Hand-made wines: Vini realizzati con una lavorazione manuale al 100%
- Vulcanici: Vini che nascono in zone dove la conformazione del terreno è di origine vulcanica
Unica pecca è che gli stand dei produttori appartenenti a ogni categoria erano sparsi per tutta lo spazio espositivo. Consiglio per il prossimo anno magari di raggrupparli per tema.
Ma veniamo agli assaggi, assaporati nella tranquillità della sala dedicata alla stampa.
Iniziamo “classicamente” con Corte Roncolato dell’azienda Meggiolaro, metodo classico da uva durello, 2016
Fiori secchi, pane appena sfornato, frutta esotica, zenzero ed una leggera nota ossidativa sono i bellissimi profumi di questo vino dal naso molto articolato e invitante. La bolla fine e morbida accarezza il palato preparandolo ad acidità e sapidità quasi astringenti. Il sorso, cosi sapido e minerale, ha un non so che di “saporito” che invoglia alla beva senza fine. Il finale, marcatamente amaricante, non è per tutti i palati, ma è poi pulito dall’ottima acidità.
Bianca Regina 2012 dell’Azienda Lusenti, Vicobarone (PC), è una malvasia balsamica. La vendemmia tardiva delle uve le conferisce una certa particolarità, distinguendola da altri vini prodotti nella zona con lo stesso vitigno. Di un bel colore giallo dorato, ha un naso intrigante ed interessante. Accenni ematici e sbuffi di albicocca lasciano poi spazio a marcate note balsamiche, menta, liquirizia e poi ancora nette evoluzioni terziarie di colla e vernice. Il sorso balsamico e vellutato, ha un’ottima corrispondenza retrolfattiva. Chiude con un finale amaricante, ma un po’ scarico.
L’azienda Camillo Donati, di Felino, Parma, è stata la migliore scoperta di questo Vinnatur. Produce vini dall’ottima bevibilità che ben si abbinano ai prodotti locali, vini che interpretano ed esprimono il territorio di cui sono figli.
Oggi assaggiamo Barbera 2016, una barbera da pasto che già mi immagino accompagnare un succulento tagliere di salumi locali.
Inizialmente un po’ ridotto, poi si apre su note di frutta rossa, melograno, uva passa, muschio e sottobosco. La dolcezza del naso si ritrova anche in bocca, ma rinfrescata da una bella acidità e pulita dal tannino. Anzi, è proprio il residuo zuccherino a dare quel tocco di morbidezza che gli fa raggiungere l’equilibrio ed una beva instancabile.
Ribelle 2016, è barbera vinificata in bianco al primo anno di produzione. Il nome è quello di un vino che vuole ribellarsi ai cambiamenti climatici che ultimamente hanno dato uve che, se raccolte a piena maturazione fenolica avrebbero un contenuto zuccherino troppo elevato e di conseguenza 15/16 ° alcolici che impedirebbero la rifermentazione in bottiglia. Invece, raccogliendo le uve in anticipo, hanno ottenuto un vino che rifermenta in bottiglia, ma soprattutto, l’azienda ha ritrovato la bevibilità della barbera, andata perduta negli ultimi anni. Esperimento riuscito perfettamente. Bocca tonda, bolla delicata, ottima texture e acidità, da bere a secchiate e accompagnare con prodotti locali. Viene imbottigliato solo in magnum perché l’idea è quella della convivialità, della condivisione. Non penso ci saranno difficoltà a finire la bottiglia.
Sicuramente ci ripromettiamo una visita in cantina per assaggiare tutti i vini.
Veniamo ai vecchi amici del Castello di Stefenago, capillarmente ed ubiquitariamente presenti ad ogni manifestazione del settore, ogni volta ci sanno sorprendere con qualche novità.
Iniziamo con Ivan Drago, pinot grigio ottenuto da uve di vecchie viti raccolte a tre diversi stadi di maturazione: 20% raccolta anticipata, 50% a piena maturazione fenolica e 30% tardiva. Insomma un vino pensato, figlio di una profonda e lunga conoscenza del territorio. Il naso richiama note di frutta bianca, mela e pera, caratteristica del vitigno. L’impronta dei lieviti è decisa. In bocca è pieno, masticabile, pungente. Un sorso dove mineralità e struttura sono le indiscusse protagoniste.
Gli altri due “simpatici burloni” in mescita sono: Corti Giani, mi stai sulle bucce e Crowatina, mi stai sui lieviti, rispettivamente da uve cortese e croatina. Non vi svelo niente, assaggiateli.
Mettendo a riposo i calici possiamo dire che, benché, nel tempo la qualità dei vini naturali sia aumentata notevolmente, quest’anno gli assaggi non sono stati all’altezza delle precedenti edizioni. Molti vini imperfetti e scomposti, un po’ “tirati per i capelli” a parer nostro. Altri ci sono sembrati molto simili gli uni agli altri, pur provenendo da vitigni diversi, forse per l’impronta troppo marcata dei lieviti. Tutte osservazioni valide sia per vini di produttori noti, di cui in passato abbiamo bevuto ottime bottiglie, sia per le “new entry”.
Ed è qui che sia apre lo spazio al confronto. Infatti, curiosi e desiderosi di cercare di comprendere l’origine di queste nostre impressioni, abbiamo esposto riflessioni, dubbi e perplessità a diversi produttori.
C’è chi ha detto che è una questione di palato, che il consumatore deve imparare a conoscere i vini naturali, si deve abituare piano piano, può apprezzarli oppure no, ma sono così, insomma questione di gusti della domanda e di scelte dell’offerta; c’è chi dice che vini troppo simili o imperfetti sono frutto di annate sfavorevoli e sarebbe meglio non farli uscire, o almeno fare una scelta.
C’è chi è stato aperto al confronto e chi no, chi ha motivato le sue ragioni e chi è stato più chiuso e ostile. Ma la cosa più bella è che, al di là di tutto ne sono nate bellissime e appassionate discussioni.
Queste le nostre osservazioni e considerazioni di fine giornata, che vogliono essere spunto di riflessione e confronto, anzi saremmo curiosi di sapere come la pensate voi lettori.