Giusto, a mio parere, dare spazio alle bollicine che la Francia ci riserva, aldilà della Champagne. Perché si possono trovare delle chicche, meno conosciute, sicuramente meno “blasonate” ma talvolta più interessanti e meno banali.
Ghiotta quindi l’occasione di assaggiare dei Crémant presso AIS Milano, la sera del 29 novembre, accompagnati da Nicola Bonera, uno che di metodo classico se ne intende per davvero e non a caso è Ambasciatore del Metodo Classico dal 2012.La dizione Crémant ha avuto diverse – per così dire – traversie. Fino al 1994 il termine era riservato per quegli Champagne con una pressione di circa 3 atmosfere, cioè meno anidride carbonica e spuma più delicata.

Attualmente la situazione prevede che il nome possa essere utilizzato da vini elaborati in Francia, Belgio e Lussemburgo ma anche per quelli che rispettano norme emanate dallo stato membro per regolarne l’elaborazione. Quindi anche in Italia, o in Spagna, il termine può essere utilizzato. Bonera ci ricorda che sono solamente 8/9 i vini italiani che utilizzano questa dizione.

In Francia, spesso il termine Crémant è andato a sostituire il termine mousseux. Da sapere che quasi tutti i Crémant francesi hanno un tempo di permanenza sui lieviti che varia dai 9 mesi a un anno circa in media, molto al di sotto dei nostri Metodo Classico.

Auxerrois

ALSACE – La regione più produttiva e il Crémant sembra essere il vino più apprezzato con una produzione del 22% nell’intera regione. Decreto del 1976. Ottenuto da chardonnay, riesling, pinot (gris, blanc e noir per i rosé) e auxerrois, che è un biotipo di pinot, a metà strada fra il blanc e il gris. Presente anche il klevener che non è altro che savagnin, progenitore del traminer e il savagnin rosé, invece progenitore del gewurztraminer. Vini comunque di grande freschezza, fragranza e leggerezza.

BORDEAUX – I vitigni in questo caso sono i tipici della zona bordolese, sia rossi sia bianchi, unitamente anche al colombard, l’ugni blanc (utilizzati per il cognac) e il merlot blanc. AOC del 1990.

BOURGOGNE – Crémant in crescita con un incremento annuale del 6-7%. AOC dal 1975. Pinot noir e chardonnay ovviamente i vitigni principali. Di seconda fascia, aligoté, gamay, melon e sacy.

JURA – AOC dal 1995. Vitigni principali savagnin e chardonnay per i bianchi e poulsard, trousseu e pinot noir per i rosé.

LIMOUX – Solo bianco con chardonnay e chenin blanc max 90% insieme. Oppure chenin min 20, max 40. Mauzac e pinot noir max 20% insieme. Pinot nero max 10%. Qui siamo davvero su calcoli complicati… AOC dal 1990.

LOIRE – AOC dal 1975, chenin blanc su tutto ma anche chardonnay. Da citare anche il pineau d’Aunis e il grolleau.

DE DIE – AOC dal 1993 con la tipica clairette >55%, muscat à petits grains (Canelli per intenderci) tra il 5 e il 10%, e infine aligoté blanc al max 10%.

SAVOIE – L’AOC più recente del 2014. un 60% di vitigni locali, jaquère al 40%, altesse e chardonnay insieme max 40%.

E finalmente arriviamo ai vini, purtroppo alcune AOC sono difficilmente reperibili e non abbiamo potuto degustare i vini di tutte le regioni citate… ma ci siamo consolati con un ottimo campionario! Tutti tra il paglierino intenso verso il dorato, non danno certo l’impressione di “vinelli leggeri” ma appaiono e sono poi spesso vini di buona struttura, nella loro categoria.

Crémant du Jura L’Autre Brut S.A. Domaine Pignier – Brut, chardonnay 100%, alcol 11° vol., 24 mesi sui lieviti indigeni, biodinamico. Al naso il bio si sente come frutto giallo molto maturo, seguito da un profumo più fumé. Come dice Bonera, educatamente ossidativo. Al secondo naso, verso la fine della serata, un più manifesto profumo di arancia candita e resina. Più effervescente che fresco, ha comunque una buona persistenza e struttura. A mio parere più interessante in bocca che al naso.
Crémant de Limoux Clos des Demoiselles 2012 J. Laurens – Brut, 60% chardonnay, 25% chenin, 15% pinot noir, alcol 12° vol., 24 mesi sui lieviti. Davvero molto piacevole. Uno dei più graditi da tutti i partecipanti alla serata, me compresa. Un naso verde, di mandarino, appena appena frutta esotica, uno sbuffo di catrame, lievito. Ingresso morbido e avvolgente, bella acidità con un pizzicorino davvero stuzzicante e una buona lunghezza. Si gusta l’abbozzo vegetale dello chenin blanc.
Crémant de Loire Brut S.A. Domaine des Huards – Brut, chardonnay e pinot noir, percentuale non specificata, alcol 12,5° vol. – Io che amo la Loire sono molto delusa. Al naso pasticceria, mela. Un naso non molto raffinato. In bocca non ha una grande persistenza, una freschezza da foglia di lattuga e un fondo leggermente amaricante. Al secondo naso latte e ovomaltina.
Crémant de Bourgogne Cuvée Agnès S.A. Vitteaut-Alberti – Brut, 100% chardonnay, alcol 12° vol. Leggermente ossidativo, 24 mesi o più sui lieviti. Frutta matura, frutta secca, un tostato deciso. In bocca la bolla non è eccezionale. Meno minerale ma più frutta, meglio l’ingresso del finale. Al secondo naso un sentore fumé più marcato.
Crémant d’Alsace Zéro Dosage 2014 Barmes-Buecher – Alcol 13° vol. Al naso anice, un lieve acetato, frullato di frutta dolce, note affumicate. Bella bollicina persistente, al palato meno affumicato, tuttavia fresco, mela, pesca bianca. Meno complesso sicuramente del Crémant della Borgogna.
Finiamo con Limoux Méthode Ancestrale S.A. J. Laurens – 90% mauzac e 10% chardonnay, alcol 6° vol. In bottiglia con la vecchia luna di marzo. Al naso delizioso profumo di lokum, mela cotta leggermente speziata, fiori bianchi (a me viene in mente il succo di sambuco che si beve in Alto Adige).

Al palato si conferma il lokum ma la dolcezza è lieve anzi si chiude con un finale secco.

Insomma se per le prossime feste volete stupire gli amici con qualcosa di diverso… potete sbizzarrirvi!