I congressi nazionali dell’Associazione Italiana Sommelier sono sempre un’occasione importante di confronto, di crescita e di divertimento. Sì, non temo di dirlo: ci siamo divertiti. Se non fossimo stati presenti quest’anno ce ne saremmo pentiti: Taormina è bella tutto l’anno, ma vissuta fuori stagione – credetemi – è ancora più bella, specie se si ha la fortuna di essere assistiti da condizioni meteo splendide.
Il San Domenico Palace ha messo a disposizione il chiostro, le sale e il giardino, un tempo appartenenti a un monastero domenicano, con risultati affascinanti. Il tramonto di domenica sera per esempio, visibile dal giardino dell’hotel, ha incantato il panorama già straordinario: l’Etna fumante e appena innevato si alzava solenne sulla baia di Taormina, sfiorato dagli ultimi raggi di sole. Fantastico.
Gli eventi
Durante il 51° Congresso AIS sono stati assegnati il Premio Surgiva e le Borse di studio Bonaventura Maschio 2017. Il premio Surgiva, giunto alla quinta edizione, è andato alla delegazione AIS di Reggio Emilia per l’attenzione dedicata alla valorizzazione del patrimonio delle biodiversità del territorio, con particolare riferimento ai vitigni tradizionali. Particolarmente apprezzata dalla giuria è stata l’attività dei sommelier reggiani in favore dell’uva spergola, a rischio estinzione. I vincitori hanno ricevuto una scultura in vetro con il “graffio” Surgiva per mano di Camilla Lunelli, Responsabile Comunicazione del Gruppo Lunelli, di cui fa parte anche Surgiva; il premio comprende anche una fornitura gratuita di acqua Surgiva per un anno e una visita in terra trentina.
Domenico Bellantonio, Marco Barbini e Cristian Maitan, rispettivamente per il Sud, Centro e Nord Italia, sono i tre sommelier che si sono aggiudicati le borse di studio Bonaventura Maschio del Master di specializzazione sulle acquaviti dal titolo “La Ricerca dell’Eccellenza”. Il Master è costituito da lezioni teoriche e pratiche tenute da esperti del settore riguardo la conoscenza dei distillati italiani e stranieri, le tecniche di distillazione in uso, le sperimentazioni che vengono svolte all’interno delle aziende, per finire -naturalmente – con l’arricchimento delle competenze professionali nel campo delle degustazioni, alle quali i sommelier sono chiamati.
L’iniziativa è giunta alla quattordicesima edizione e rinnova la collaborazione tra AIS e l’azienda di Gaiarine volta a incentivare i giovani sommelier ad approfondire il mondo della distillazione.
Grande partecipazione anche per l’assegnazione del titolo di miglior sommelier d’Italia, assegnato quest’anno a Roberto Anesi, delegato AIS Trentino Valli di Fiemme e Fassa e già miglior sommelier trentino nel 2008. Roberto ha avuto la meglio sugli altri tre finalisti Massimo Tortora dalla Toscana, Andrea Sala, dalla Lombardia e Carlo Pagano dal Molise.
Ho assistito alle fasi finali del concorso e nonostante fossi già a conoscenza del livello di professionalità che la prova comporta sono rimasto stupito dalla conoscenza, dalla tecnica, dalla sicurezza che tutti i finalisti hanno dimostrato. Prove di servizio, comprensione del territorio, percezione dei vini e soprattutto comunicazione efficace: assistere a un concorso del genere fa capire quanto sia importante l’associazione e che ruolo ha l’Italia nel mondo nella comunicazione del vino.
Gli assaggi al banco
Il banco di degustazione del Congresso AIS non poteva deludere, e… non lo ha fatto! In Sala Chiesa e nel chiostro del San Domenico Palace erano presenti le eccellenze italiane provenienti da tutto lo Stivale. La rappresentanza di produttori siciliani era cospicua e di conseguenza anche gli assaggi autoctoni sono stati numerosi. Citiamo solo tre vini: uno spumante, un bianco e un rosso.
Ci ha incuriosito e ci è piaciuto Donna Grazia di Gurrieri, un Metodo Classico da uve nero d’avola e frappato vinificate in bianco e affinato per dieci mesi sui lieviti. Da due uve così ti aspetti soprattutto struttura e invece Donna Grazia sorprende per un profumo piacevole e nitido, elegante bevibilità e soprattutto tipicità. Non fa della potenza la propria caratteristica principale e tuttavia si presta bene come spumante da pasto. Eclettico.
Millesulmare 2014 di Santa Maria La Nave è stato un assaggio strepitoso. L’azienda ha i vigneti in Contrada Nave, sul versante nord ovest dell’Etna a quota 1.100 metri, e si è resa protagonista di un progetto di recupero del territorio e dei vitigni che da sempre vengono coltivati qui. Il Millesulmare è prodotto con uve grecanico dorato in purezza, portato in Sicilia dai Greci e dalla storia affascinante. Recenti studi hanno rivelato che il grecanico dorato ha similitudini genetiche con la garganega: non è un caso, a mio modo di vedere, che entrambi i vitigni sono storicamente impiantati in terreni vulcanici: è qui che evidentemente danno i migliori risultati e se avete provato i vini di Soave e Gambellara sapete a cosa mi riferisco.
Millesulmare colpisce il naso con uno sbuffo di macerazione, e una serie rapida di aromi minerali e agrumati. In bocca è salato, dinamico, scattante. Super buono.
Fra i tanti vini rossi ci piace segnalare il Sud 2015 di Tenuta Bastonaca. L’azienda, nel cuore del Cerasuolo di Vittoria, è il sogno di Giovanni Calcaterra e Silvana Raniolo divenuto realtà: il segno tangibile che la passione può tramutarsi in splendida materia. La tenuta è in attività da pochi anni e ha preso l’avvio con l’acquisto di un palmento settecentesco con annessi vigneti e uliveti. Con il supporto di Carlo Ferrini, Giovanni e Silvana hanno rifatto i vigneti, purtroppo rinvenuti già compromessi, impiantando ad alberello nero d’Avola, frappato e grillo, e destinando una piccola parte a tannat e grenache.
Sud è un blend di nero d’Avola, grenache, tannant: un legame tra tradizione e desiderio di innovazione, uno sguardo al futuro tenendo bene a mente il passato. La voglia di stupire a tutti i costi può costare cara, ma non in questo caso: Sud è un vino di manico, che non può definirsi di territorio ma che segna ugualmente una traccia di riconoscibile personalità. L’anima del nero d’Avola ha il sopravvento sui vitigni internazionali, ma questi ultimi sono stati ben calibrati e apportano ciascuno le proprie caratteristiche fondamentali. È di certo ancora un po’ giovanotto, già godibile adesso ma destinato a un futuro radioso. #segnatevelo.
Degustazione Faro Palari
Le degustazioni satellite del Congresso AIS sono state numerose, impossibile partecipare a tutte. Noi abbiamo deciso – ancora una volta – di dedicarci alla Sicilia e alla DOC messinese Faro, con il rappresentante per eccellenza della denominazione: Palari. Ospiti dell’Hotel Excelsior di Taormina, il delegato AIS di Messina Pietro Caravello, ci ha accompagnato in un percorso devo riconoscere non facile da comunicare in poco più di un’ora.
Dodici annate, dalla 2002 alla 2013 en primeur, tutte da scoprire, ciascuna con le proprie peculiarità. Lo diciamo spesso: al giorno d’oggi è piuttosto facile fare un vino apprezzabile, lo stesso tutti gli anni. L’impresa eccezionale è rendere la grandezza di un vino ogni anno in modo diverso. Le stagioni non sono uguali tra loro e i vini fini – i vini che piacciono a noi – non possono esserlo a loro volta.
Non citeremo tutte le annate dei Faro degustati, ma pensiamo che meritino la menzione:
l’annata 2002 dal colore granato di grande limpidezza, naso polveroso e dolce, speziato, con sbuffi di liquirizia e roccia marina, dal tannino ben presente e con nota alcolica appena fuori contesto;
l’annata 2004, balsamico, ancora acido, fedele conferma di un anno straordinario;
l’annata 2006, dal naso fresco e croccante, speziato e quasi piccante, alcol e tannino integrato, con piacevoli ritorni di roccia e pietra focaia;
l’annata 2010, dai colori vivaci e molto luminosi, impianto olfattivo molto floreale con qualche soffio etereo che lo rende affascinante. In bocca è deciso, esuberante, completo, ha grande avvenire. Il calice più apprezzato della degustazione;
e infine l’annata 2013, non ancora in commercio. Pietro lo definisce un pugile con lo smoking: molto concentrato, naso pulito e intenso, dalla lunga espansione. Manifesta tanto estratto secco, ed una esuberanza che lo caratterizzerà a lungo.