di Stefano Quatrini, Sommelier e Degustatore ufficiale A.I.S.
La piccola degustazione di dolcetto proposta al Vinodromo racconta questo vitigno-vino “minore” del Piemonte che di minore non ha proprio nulla. A dispetto del nome, dal vitigno dolcetto si ottiene un vino secco, caratterizzato da morbidezza e facilità di beva, con tannini abbondanti, ma non aggressivi. È un vitigno sensibile alle malattie fungine, meno alle muffe.
Grazie alla sua precocità, anche di quattro settimane, non ruba le scene al nebbiolo concedendogli collocazioni migliori. In passato è stato utilizzato come merce di scambio con i prodotti della Liguria, soprattutto acciughe e olio, e con i prodotti della pianura piemontese, i vitelli in particolare. Per queste ragioni è sopravvissuto fino ad oggi emergendo fra i vitigni autoctoni del Piemonte.
Il primo vino in degustazione è un Dolcetto di Ovada anno 2014, della Cascina Boccaccio. Un vino di confine fra Liguria e Piemonte, frutto di una terra che beneficia delle correnti del mare e con un sottosuolo in cui abbondano marne di Cessole, ricche di calcare.
Di colore rubino intenso, al naso rivela profumi delicati ed eleganti di frutta rossa giovane, ciliegie ed amarene soprattutto, poi prugne e note floreali di violetta e rosa. In bocca, pur non essendo vino di lunga persistenza, ha una beva piacevole e ogni sorso invoglia ad un nuovo assaggio.
Il secondo vino è il Dolcetto d’Alba superiore di Flavio Roddolo, anno 2012. Al naso guidano profumi di sottobosco e frutta rossa, terra bagnata e fiori. È un vino più strutturato che dimostra tutta la sua grinta soprattutto in bocca. Tannini presenti e ben integrati, persistenza con ritorni di frutta rossa sono le caratteristiche principali di questo vino che rivela un grande avvenire. Solo acciaio.
Roddolo è un vignaiolo autentico che fa vini personali, senza seguire mode o scuole o movimenti: un uomo che produce vini genuini senza costrizioni di regolamenti o protocolli. Ne deriva un dolcetto schietto, senza fronzoli, comunque elegante. Un vino che non si dimentica e si immagina con un bel risotto.
Quindi degustiamo il Dolcetto di Dogliani “Spina” 2013 del produttore Bruno Del Tufo. Al naso profumi intensi e piacevoli che ammaliano e ti tengono legati al bicchiere: frutta rossa un po’ più matura, ciliegie ed amarene, anche fragole e lamponi, e ricordi di rose rosse. In bocca mantiene l’eleganza e la piacevolezza del naso.
Infine, questa volta alla cieca, un Dolcetto di Ovada 2013, sempre della Cascina Boccaccio. Rispetto al primo vino dello stesso produttore, i profumi sono gli stessi, solo più intensi e ricchi. L’uso del legno contribuisce senza, tuttavia, infastidire, solo aggiungendo qualcosa in più, struttura e potenza, che si coglie all’assaggio; viene comunque confermata la piacevolezza di beva percepita nel primo vino in degustazione.
Ancora un bel dolcetto per un soddisfacente finale.