Ho conservato questi appunti gelosamente aspettando il momento giusto.
A distanza di quasi due mesi, quella grande manifestazione sul vino che è stata Bottiglie Aperte ha ancora qualcosa da raccontare in quest’ultimo strascico.
Una doppia verticale dei figli prediletti (in bianco) di Masciarelli. Marina Cvetic e Castello di Semivicoli: trebbiano in botte e trebbiano in acciaio.
Qualche briciola di storia è necessaria e poi si parte.
L’azienda nasce nel 1981 da Gianni Masciarelli con due ettari a cui poco dopo si affianca la signora Marina. Un rapporto privato oltre che professionale, nel perfetto stile di azienda a stampo familiare.
Sono passati trent’anni e oggi l’azienda Masciarelli conta più di 300 ettari; un susseguirsi di acquisti di terra anno dopo anno, un investimento costante che ha visto nel 2004 l’acquisto del castello di Semivicoli un rudere diventato oggi un posto da mille e una notte.
Personaggio eclettico e vulcanico, quello descritto da Antonio Guerra responsabile vendite e Andrea Grignaffini, nel ’92 Gianni Masciarelli decide di dedicare Marina Cvetic un’intera linea di prodotti contraddistinta dall’affinamento in botti. Nel 2004 invece nasce invece Castello di Semivicoli. Due trebbiano, due fratelli con la differenza sostanziale dell’affinamento. Un modo per distinguersi nel tempo dato che il secondo è affinato in acciaio.
Due punte d’attacco per cogliere le diverse anime del trebbiano d’Abruzzo.
Facciamo un percorso parallelo di degustazione.
Marina Cvetic 2014
Fermentazione e sosta sulle bucce di 24 ore, poi in barrique e affinamento sulle fecce nobili per circa 22-24 mesi con fermentazione malolattica svolta; Una pratica via via ridotta nel corso degli anni fino alla malolattica non svolta del 2014.
Il legno fa la parte del leone oggi e e svantaggia il naso. Bocca densa e ben più integrata, acida, tesa citrica, amalgamata fra le sue componenti sebbene chiaramente giovane. Grande freschezza che lo rende longevo, con ritorni aromatici intensi e lunghissimi, dati dal legno, su note calde di frutti esotici, parte iodata sapida e frutti secchi. Da bere oggi? Anche si perché dotato di questa estrema e inaspettata leggerezza.
Castello di Semivicoli 2011
No legno dicevamo e profilo olfattivo più semplice ma sempre di nerbo. Note di pera e frutta a polpa gialla matura con sentori mediterranei balsamici di pino e tracce di erbe aromatiche. Sapido, teso diretto, in perfetto contrappasso con il fratello legnoso. Di grande struttura.
Colore che si intensifica appena e naso che si amplia su note balsamiche di erbe aromatiche mediterranee e frutta secca come il pistacchio. Bocca coerente fra il sapido e il fresco ben integrata dove sul finale ritornano in successione gli aromi nasali.
Castello di Semivicoli 2005
Oro giovane. Naso che esplode e si sposta su terziari intensi variegati. Balsamicità da paura. La pera? In confettura. Minerale da ricordi di idrocarburo e lieve nota eterea di vinavil.
Bocca da grande vino, bilanciatissima. Frutta in canditura e confettatura, salamoia di olive, ritorni retronasali secchi e vagamente amaricanti/agrumati. Una curva evolutiva non ancora completa.
Marina Cvetic 2004
Oro con ramatura antica, brillante. Naso di confettura di pere e arance; confetto. Gli aromi nasali sono eccelsi, variegati, cangianti e complessi e altri aggettivi tipo nocciolati.
Poi al palato è ancora acido, forte e teso sostenuto da un’altrettanto distintiva nota sapida. Sono in difficoltà ma felice.
Qui siamo sull’ambra oppure oro molto antico ma sempre brillante, riflettente, da dieci e lode. Al naso l’ossidazione è importante e caratterizzante. Un uso del legno da benedizione papale che insieme all’annata regala cappero, pistacchio, origano, salvia, salamoia, confettura di mandarino. Bocca equilibrata con un acidità che è sempre lì, sconcertante. Scende giù per il gargarozzo e non te ne accorgi.
Castello di Semivicoli 2000
Ambra ancora più intenso c’è tutto il 2002 con punte di intensità entusiasmanti. Concentrato di mieli e marmellate, erbe officinali e roccia, silice, frutta matura e agrume. Eccellente sotto ogni aspetto gusto olfattivo.
I sentori retronasali sono carichi, esplosivi, infiniti. Potrei stare lì ore col naso dentro al calice e sentirei ancora whisky, gin e mille distillati. Se lo avete in casa siete molto fortunati.
Scriverei all’infinito ma la sala deve chiudere.
Mi hanno buttato fuori di peso.