È cominciata la scuola! Quando ero piccola la scuola cominciava il primo di ottobre e la cosa che mi piaceva di più era l’acquisto delle matite colorate.

Tutti quei colori messi insieme erano bellissimi e anche oggi i negozi di arte intorno all’Accademia di Brera mi incantano e resto lungamente affascinata a guardare splendide scatole di tempere, acquarelli, matite, carboncini… 

È sempre lo stesso sguardo che si rivolge con stupore e interesse al Veneto. Certamente una delle regioni d’Italia con un’immensa tavolozza di paesaggi che potremmo certamente associare a dei colori: il blu del mare, il verde dei colli, l’azzurro dei laghi, il bianco delle montagne innevate… insomma geologicamente un insieme molto interessante che ritroviamo anche nel bicchiere.
Gowine, giovedì 29 settembre, presso l’Hotel Michelangelo a Milano ci ha dato la possibilità, con l’evento Vini del Veneto, di esplorare questo paesaggio e di dipingerne il quadro, colorandolo con le diverse sensazioni che i vini ci hanno dato.
Le poche parole per presentare l’evento, a cui partecipano Aldo Lorenzoni del Consorzio Tutela Soave e Mauro Bertolli, giornalista, servono per sottolineare ancora una volta quanto il Veneto abbia da insegnare in fatto di organizzazione e marketing. Quanto grande sia la capacità di questo territorio di raccontare il proprio vino all’estero.

Non solo il proprio vino ma i propri vitigni autoctoni. Inutile sottolineare come il Prosecco sia in questo senso il prodotto principe.

Cominciamo quindi subito i nostri assaggi con questa parte di territorio.
Superiore di Cartizze Dry Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg 2015 La Tordera – glera 85%, bianchetta 10%, perera 5%, 11,5° vol. – Molto gradevole con un naso meno fruttato del solito, anche se la pera si sente ma più spostato sul biancospino e il tiglio. All’ingresso in bocca il tenore zuccherino si fa sentire e infatti l’azienda stessa consiglia un abbonamento con i dolci. 
Perché a questo punto non provare invece un Metodo Classico? Ne abbiamo provati due… entrambi di Casa Cecchin

Lessini Durello Nostrum Metodo Classico 36 mesi Extra Brut Doc 2012 – 90% durella, 10% pinot nero, 12,5° vol. – 3 anni sui lieviti per questo metodo classico davvero insolito e interessante per la presenza della durella che conferisce a questi vini una grande acidità e “astringenza”.

Al naso immediata sensazione di cannoncino, gesso e olio di ricino. In bocca oltre alla acidità, di cui dicevamo, grande sapidità e intensità, qui il profumo dolce di pasticceria si trasforma in crosta di pane con una buona persistenza.

Lessini Durello Riserva Metodo Classico 60 mesi Doc 2009, 12° vol. ha lo stesso uvaggio del 36 mesi. Il colore qui si presenta molto più dorato e il perlage molto molto fine. L’alcol si è ammorbidito, resta un’ottima acidità.

Un profumo di tiramisu (caffè e dolce allo stesso tempo) e di salvia, intenso e persistente che si ripropone in bocca con maggior finezza ed equilibrio del 36 mesi. Entrambi comunque ottimi e interessanti prodotti.

Spostandoci sui terreni morenici del Garda, dove sapidità e freschezza s’incontrano, proviamo il

Rosato Frizzante 2015 Poggio delle Grazie – 60% corvina, 40% rondinella – Ci tenevo a raccontare questo vino in quanto rifermentato in bottiglia con metodo ancestrale, ovvero senza eliminare i lieviti dopo l’affinamento.

Un vino dal colore rosa tenue, non biologico da certificazione, ma figlio di uso “coscienzioso” dei trattamenti in vigna che si traduce in un vino non filtrato e a bassissimo contenuto di solforosa.

Pulito e netto. Il naso scivola tra il delicato e il sottile, sui piccoli frutti rossi – mirtillo qui, una fragola là – che trovano la giusta spalla in quella nota minerale e sapida al naso. È un vino che gioca con i guanti di seta, guizzante e in buon equilibrio.

Tra l’altro ricordiamoci che questo vino, avendo ancora i lieviti dentro, è un mangia e bevi di categoria; apprezzabile oggi ma con prospettive di conservazione da non sottovalutare.
In sintesi un vino leggero da tutto pasto, pulito e sbarazzino, da bere a ripetizione oggi, domani, dopodomani, fra un mese…

Non potevamo tralasciare un amarone: Amarone Doc Classico 2007 Conati – Interessante naso di caffè appena tostato e bacca di cacao in un mix che si apre a sfaccettature di cioccolato all’amaretto e ciliegia e ancora caffè.

Poco più in là, spezie e frutta, liquirizia, fragola in confettura e lampone prendono vigore. Il palato è morbido, non dico gentile, ma arrotondato, smussato, dove solo una punta d’alcol, che necessita di ulteriore tempo, esce da uno schema chiaro e già definito volto alla piacevolezza complessiva e alla prontezza di beva.

Bianchi, rosati e rossi per noi non fa distinzione.
L’importante è che questi colori si siano fatti apprezzare!

P.S. Non ci siamo dimenticati dei Soave, ci mancherebbe. Usciremo a breve con un succoso post dedicato.