Tutti quei colori messi insieme erano bellissimi e anche oggi i negozi di arte intorno all’Accademia di Brera mi incantano e resto lungamente affascinata a guardare splendide scatole di tempere, acquarelli, matite, carboncini…
Non solo il proprio vino ma i propri vitigni autoctoni. Inutile sottolineare come il Prosecco sia in questo senso il prodotto principe.
Al naso immediata sensazione di cannoncino, gesso e olio di ricino. In bocca oltre alla acidità, di cui dicevamo, grande sapidità e intensità, qui il profumo dolce di pasticceria si trasforma in crosta di pane con una buona persistenza.
Lessini Durello Riserva Metodo Classico 60 mesi Doc 2009, 12° vol. ha lo stesso uvaggio del 36 mesi. Il colore qui si presenta molto più dorato e il perlage molto molto fine. L’alcol si è ammorbidito, resta un’ottima acidità.
Un profumo di tiramisu (caffè e dolce allo stesso tempo) e di salvia, intenso e persistente che si ripropone in bocca con maggior finezza ed equilibrio del 36 mesi. Entrambi comunque ottimi e interessanti prodotti.
Spostandoci sui terreni morenici del Garda, dove sapidità e freschezza s’incontrano, proviamo il
Rosato Frizzante 2015 Poggio delle Grazie – 60% corvina, 40% rondinella – Ci tenevo a raccontare questo vino in quanto rifermentato in bottiglia con metodo ancestrale, ovvero senza eliminare i lieviti dopo l’affinamento.
Un vino dal colore rosa tenue, non biologico da certificazione, ma figlio di uso “coscienzioso” dei trattamenti in vigna che si traduce in un vino non filtrato e a bassissimo contenuto di solforosa.
Pulito e netto. Il naso scivola tra il delicato e il sottile, sui piccoli frutti rossi – mirtillo qui, una fragola là – che trovano la giusta spalla in quella nota minerale e sapida al naso. È un vino che gioca con i guanti di seta, guizzante e in buon equilibrio.
Tra l’altro ricordiamoci che questo vino, avendo ancora i lieviti dentro, è un mangia e bevi di categoria; apprezzabile oggi ma con prospettive di conservazione da non sottovalutare.
In sintesi un vino leggero da tutto pasto, pulito e sbarazzino, da bere a ripetizione oggi, domani, dopodomani, fra un mese…
Non potevamo tralasciare un amarone: Amarone Doc Classico 2007 Conati – Interessante naso di caffè appena tostato e bacca di cacao in un mix che si apre a sfaccettature di cioccolato all’amaretto e ciliegia e ancora caffè.
Poco più in là, spezie e frutta, liquirizia, fragola in confettura e lampone prendono vigore. Il palato è morbido, non dico gentile, ma arrotondato, smussato, dove solo una punta d’alcol, che necessita di ulteriore tempo, esce da uno schema chiaro e già definito volto alla piacevolezza complessiva e alla prontezza di beva.
L’importante è che questi colori si siano fatti apprezzare!
P.S. Non ci siamo dimenticati dei Soave, ci mancherebbe. Usciremo a breve con un succoso post dedicato.