Serata inusuale all’Ais Milano lo scorso 9 giugno per parlare e degustare la vitovska. Non capita spesso e l’occasione è davvero ghiotta! Presentata da Roberto Filipaz, Vicepresidente regionale AIS Friuli Venezia Giulia e delegato di Trieste, in compagnia di alcuni produttori Zidarich, Skerk, Gabì Wine e Grgic.
Il Carso fa tornare alla mente eventi anche drammatici della storia italiana, tuttavia non da meno è il ricordo di grandi poeti quali Ungaretti che a questo territorio dedica alcune delle sue poesie più struggenti, tra tutte San Martino al Carso. Ma anche Rainer Maria Rilke, perchè la serata è anche l’occasione per presentare la manifestazione Mare e Vitovska, che si svolgerà il 17 e il 18 giugno all’interno del Castello di Duino, castello in cui Rilke comporrà le famose Elegie Duinesi
Ma veniamo alla serata. Innanzitutto il Carso è una piccolissima zona del Friuli Venezia Giulia; fino a poco tempo fa la vitovska era considerata il fanalino di coda rispetto ai più rinomati vini del Collio; ora, per fortuna, questo vitigno autoctono sta diventando invece un fiore all’occhiello della produzione regionale. 
Vari sono gli importanti fattori pedoclimatici che vanno a determinare le caratteristiche principali di questo vino: il terreno calcareo, la vicinanza al mare con il golfo di Trieste, grande escursione termiche in estate (dai 30° gradi di giorno si può arrivare ai 12° la notte) e la presenza della bora.
La bora è un vento molto freddo che soffia a raffiche di 130-150 km/h che si incunea nelle valli dove prende ancor maggior velocità. 
Questo particolare ambiente pedoclimatico nel bicchiere regala una spiccata acidità, un’importante sapidità, grande mineralità e iodio. In ogni caso sempre grande personalità.
La degustazione è stata condotta in compagnia dei produttori che hanno potuto commentare i proprio vini e quelli dei produttori assenti. Qui infatti non ci sono nemici, né grandi produttori. I produttori del Carso amano definirsi artigiani, contadini e per lo più hanno appezzamenti che vanno dai 3 ai 5 ettari di terreno. L’Associazione Viticoltori del Carso raccoglie viticoltori italiani e sloveni fieri del loro prodotto, senza barriere politiche che non sembrano affatto impedire un progetto comune. Come dice Filipaz la natura per fortuna non ha confini.
I vini sono stati presentati a batterie di due per volta per vicinanza geografica (a volte le aziende sono proprio confinanti). Tuttavia la filosofia produttiva di ciascuno rende i vini comunque unici. Non ci sono pressioni per seguire una filosofia “vincente” o – se vogliamo dire – di moda, in fondo la vitovska è un vino per veri intenditori. Ognuno è libero di interpretare vitigno e territorio secondo il suo pensiero.
Vitovska Azienda Agricola Andrej Bole 2013 DOP – Vitovska 100% – 12,5° vol. non filtrato – Giallo paglierino, al naso note floreali molto accentuate, in particolare si apprezza la camomilla e la ginestra, tipico fiore del Carso, una nota di pesca bianca. L’ingresso in bocca colpisce subito per la gran freschezza e sapidità ma anche una buona persistenza. Anche in bocca resta un’ottima nota profumata in perfetta corrispondenza gusto-olfattiva. 
Vitovska Gabì Wine – Vitovska 100%, una prova di botte 2015, senza lieviti aggiunti, senza filtrazione. Seppur giovane con qualche note ancora pungente, si comincia a percepire una nota di affinamento, deve certamente evolversi per migliorare la complessità. Ha tuttavia uno spessore e un corpo che andranno sicuramente a premiarlo nel tempo. Profumi di fiori come il primo vino con un fondo però in bocca più amaricante, si percepisce quasi un “tannino” da rosso.
Vitovska Grgic Igor 2014 IGT – Vitovska 100%, 12° vol. Assaggiamo un 2014, un’annata particolare ma che ha dato, secondo il produttore, comunque un ottimo risultato. Macerazione a freddo, per 2/3 fermentazione in legno per un anno e 1/3 in acciaio. Al naso, oltre ai sentori tipici, in questo caso si percepisce il legno ma in bocca ritroviamo l’ottima acidità e sapidità, una lieve nota di idrocarburi, una maggior morbidezza rispetto ai precedenti e sempre un’ottima persistenza.
Vitovska Azienda Agricola Rado Kocjancic IGT 2015 – 100%, Vitovska, 13 °vol. – Della stessa zona del terzo vino, una vitovska dal profumo tenue di camomilla e ginestra, ma un alcol più pronunciato e in bocca un fondo amaricante.
Vitovska Bajta Fattoria IGT 2015 – Vitovska 100%, 12,5° vol. – I profumi tipici della vitovska qui davvero molto intensi, in bocca ha una pungenza come quelle caramelle al gusto selz di una volta, grande sapidità, erbe aromatiche come salvia e rosmarino, brodo vegetale, spicca sempre la ginestra, accompagnata dalla pesca bianca.
E ora passiamo ai vini che hanno fatto macerazione sulle bucce.
Vitovska Azienda Agricola Skerlj IGT 2013 – Vitovska 100%, 11,5° vol., non filtrato – Resta un mese sulle bucce. Il colore qui ovviamente diventa dorato intenso, con sfumature ambrate, consistente. Naso con note chinate. L’ingresso in bocca è elegante, mielato, l’alcol è morbido.
Vitovska Azienda Agricola Skerk IGT 2013 – Vitovska 100%, 12,5° vol. – Due anni in legno. Un naso molto bello di camomilla e di spezia dolce, albicocca e pesca; in bocca un gusto pieno e persistente con la sempre spiccata acidità e sapidità.
Vitovska Zidarich DOC 2007 – Vitovska 100%, 12,5° vol., non filtrato. Macerazione sulle bucce di 2 settimane in contenitori di pietra. Due anni in botti di rovere, poi l’affinamento continua in bottiglia. Al naso prima sentori dolci per poi sfociare nel caramella di rabarbaro, il legno si percepisce ma non disturba. In bocca una grande persistenza e grandissima acidità, un alcol notevole. 
Mi piace chiudere con una poesia di Rilke, Giorno d’autunno, che parla anche di vino. Così dalla poesia nel bicchiere, torniamo a quella scritta:

Signore: è tempo. Grande era l’arsura.
Deponi l’ombra sulle meridiane,
libera il vento sopra la pianura.
Fa’ che sia colmo ancora il frutto estremo;
concedi ancora un giorno’ di tepore,
che il frutto giunga a maturare, e spremi
nel grave vino l’ultimo sapore.
Chi non ha casa adesso, non l’avrà.
Chi è solo a lungo solo dovrà stare,
leggere nelle veglie, e lunghi fogli
scrivere, e incerto sulle vie tornare
dove nell’aria fluttuano le foglie.