La scelta del nome di un vino può indirizzarlo verso il successo, a prescindere dalla qualità? I soloni del marketing raccontano che la scelta del nome di un prodotto ha un’influenza fondamentale: a me piace pensare che se un vino è davvero buono, chiamarsi in un modo piuttosto che un altro non ne pregiudicherà le vendite ed i consensi. Tuttavia, il nome può incuriosire il cliente che il vino non lo conosce ma a questo punto anche il packaging ha il suo ruolo.
Ne parleremo più avanti, è una materia interessante e merita un articolo tutto suo.
Faccio questa premessa perché ieri sera ho provato per la prima volta Gotha Divino 2015 di Vigne Olcru, uno chardonnay dell’Oltrepò che mi aveva incuriosito, inutile negarlo, proprio per il nome.
A dispetto del nome, Gotha Divino non è un vino assolutista ed escludente, anzi: è un buon compagno per i pasti quotidiani leggeri e poco impegnativi. Ben si presta a mio parere anche per gli aperitivi estivi, con una verve ancora molto giovanile che ne rappresenta la principale caratteristica.
Per vinificarlo non si usa il legno, affinando in acciaio e in bottiglia e infatti il sorso va premiato per la sua pulizia varietale e per la verticalità priva di orpelli. Ben fatto ma quel nome, forse, genera troppe aspettative che Gotha Divino, ahimè, non supera. Meglio berlo alla cieca, anonimo, nella sua semplicità, nella schiettezza che premia i vini semplici e che spesso non hanno bisogno di nessun trampolino per riscuotere approvazione.