Dopo il mini-manuale di consigli pratici per affrontare il VinItaly e la prima parte degli assaggi che secondo noi non dovreste perdere, proseguiamo lungo la #RoadToVinitaly con altre aziende meritevoli di essere conosciute, nel mare magnum della Grande Fiera. Confermiamo che lo spirito che anima questi post è quello di consigliare novità e produttori magari affermati ma non ancora celebri, oppure piccole aziende non ancora ascese all’Olimpo vitivinicolo. I grandissimi li lasciamo ad altri: i soliti nomi li possono fare tutti, no? Potrete stampare questi articoli e portarli con voi, noi stessi lo faremo.

Nota: non abbiamo la certezza che i vini indicati saranno effettivamente in degustazione. Il numero dello stand è desunto dal catalogo ufficiale Vinitaly 2016.
Padiglione 8 ViVit – VinItalyBio:
La filosofia “naturale” dell’enomondo trova la sua certificazione nello spazio sempre più incisivo che VinItaly offre ai produttori biologici e biodinamici. Quest’anno il padiglione 8 ospiterà VinItalyBio, Salone dedicato al vino biologico certificato prodotto in Italia e all’estero, e Vi.Vi.t.

Bele Casel:  Stand B8-E9. C’è prosecco e prosecco. Quello di Bele Casel ha un sottofondo ideale di sacrificio e vita rurale, amore per le tradizioni, dedizione al lavoro. Senza retorica. Il risultato è nel calice, a partire dall’Asolo Prosecco Colfòndo: coniugare semplicità e ricercatezza si può e questo vino ve lo dimostrerà. 
Gaspare Buscemi:  Stand F8-H10-23. Difficile pensare a un viticoltore più artigiano. 
Ex direttore tecnico del Consorzio del Collio e dell’Isonzo, Buscemi vinifica artigianalmente, non modificando il vino nei suoi valori originari e non banalizzandolo con tecnologie industriali, partendo
da uve di grande sanità alimentare. Due anni fa provammo il Perle d’uva, frizzante naturale di straordinaria longevità. Ve lo consigliamo. Noi ci passiamo di sicuro.    

Crealto: F8-H10-31. Azienda vitivinicola e agriturismo ad Alfiano Natta, una macchiolina sulla mappa italiana di poco meno di ottocento abitanti, nel Monferrato. Se volete bere un grignolino davvero testabalorda, anarchico e individualista, come lo definì Veronelli, provate il Marcaleone, la rivincita di tutti i grignolino bistrattati ad ogni angolo del globo vitivinicolo.     

Giuseppe Gabbas: Stand A3-C7. Poche chiacchiere: il Dule Riserva è uno dei più bei cannonau che abbia mai provato. Ogni sorso un’emozione: è un fremito, un lungo lampo di piacere. Dimenticate i cannonau che avete provato fino a ora: dopo Dule avrete un nuovo benchmark vinicolo, almeno per quanto riguarda questa tipologia.  
Luigi Maffini: Stand B8-E9. Forse non è ancora celebre ma… potrebbe diventarlo. Specialmente per Pietraincatenata, un fiano del Cilento dal variegato spartito aromatico e dal sorso instancabile.

Padiglione 3:
Endrizzi Stand E5: Il Gran Masetto è un teroldego molto interessante che si presta a svariati abbinamenti importanti grazie alla sua struttura e alla nota boisé che richiama le spezie. Scoprire poi che l’impronta al sorso è anche balsamica è un’esperienza da provare, attraverso gli anni.

Marisa Cuomo Stand C6: Dobbiamo parlarne ancora? Io non smetterei mai, considerando che è il Furore bianco è certamente fra i tre migliori vini italiani. Vi rimando giusto ad un paio di altri post qui e qui per farvi un’idea.
Pedrotti Stand C2: Fanno spumanti Metodo Classico dal 1901… qualcosa ne capiranno.
Provateli tutti, a tappeto ma non a raffica. Pazientate, annusate, gustate. Con calma. Se portano anche il Riserva beh, iniziate da quello.
Dorigati Stand E4: Il Diedri è un Teroldego Rotaliano Superiore Riserva dai profumi cupi e tenebrosi. Potente ed elegante si concede con note di more, prugne, cacao, cenere, liquore di erbe di montagna. Se arriverete ad osare un abbinamento strano con formaggio di capra e cioccolato non lo dimenticherete mai.
Padiglione 5:
Ca’ La Bionda: Stand A7. Di Ca’ La Bionda si sente parlare sempre più spesso: l’anno scorso abbiamo provato il loro Valpolicella Classico, proprio in ristorante veronese, e ne siamo rimasti favorevolmente colpiti. Intensità, personalità e slancio da campione: lo consigliamo bevuto accompagnando i piatti della tradizione veneta.
Bepin de Eto: Stand E7. Sin dal nome si può facilmente capire l’amore dell’azienda per il territorio e le tradizioni. Noi ci passeremo principalmente per il Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore Brut
Le Mandolare:  Stand F7 – G4 – G7. Un nostro amico veneto ci fece provare, poco tempo fa, un calice di Monte Selva Soave Superiore, non ricordo l’annata. Non amo molto questa tipologia, eppure quel sorso ancora lo ricordo: nitida la parte floreale, lieve quella speziata. Sorso equilibrato, secco come piace a me, lungo e minerale. Insomma un gran bel vino.
Bertani: Stand D5. Tra i più noti produttori veneti, non scopriamo nulla, lo so. Ma il Valpolicella Classico Superiore Villa Novare Ognisanti ha una forza notevole, un’energia ben condensata che merita l’assaggio. Sempre.

Padiglione 4:

Contrà Soarda: Stand G4 – G5. A San Michele di Bassano del Grappa, e in tutta la zona circostante, insiste un microclima unico, che favorisce la viticoltura di qualità. Non a caso tutto il territorio gode di una antica tradizione vitivinicola. Contrà Soarda nasce nel 1999 ma la famiglia Gottardi affonda le mani nella terra già dal 1904; il Vignasilan è un bianco raffinato. Garganega? No: vespaiolo, in un’interpretazione sapida e raffinata. Da provare assolutamente.  
Ca’ Rugate: Stand B5. Ancora Veneto, ancora un bianco da segnalare. Il nome dell’azienda è indissolubilmente legato alla famiglia Tessari, sin dai primi anni del Novecento. Proveremo con curiosità Monte Fiorentine Soave Classico, garganega in purezza di cui si parla un gran bene.
Inama: Stand B2. Anche in questo caso trattasi di vecchio colpo di fulmine, mai del tutto sopito. Nell’era in cui ricercavo Cabernet Sauvignon come il peccatore pentito cerca la redenzione, mi sono imbattuto in quello di Inama, nella denominazione Colli Berici. Un cru che ha tutto ciò che di buono può dare un cabernet sauvignon materico e vibrante, di grande concentrazione e potenzialità evolutiva senza – tuttavia – alcun ingombro gustativo.
Restate sintonizzati amici del vino: il prossimo post #RoadToVinitaly sarà quello più ricco e tratterà Piemonte e Toscana.