Lo scorso venerdì 18 marzo all’Ais Milano, si è tenuta una serata, condotta da Mariano Francesconi, sulla produzione di questo vino in Trentino, sicuramente uno dei luoghi più vocati per l’altissima qualità del prodotto come avremo modo di capire dall’assaggio dei vini.

Spudoratamente manifesto il mio sviscerato amore per Mariano che trovo tra i relatori più brillanti per preparazione e capacità di comunicare. Gli rimprovero solamente la quantità di informazioni interessanti e importanti che costringono la mia penna a rapidissimi e incomprensibili scarabocchi che poi fatico a decifrare!

Ma torniamo a noi, o meglio alla serata. Innanzitutto in Trentino dobbiamo parlare di Vino Santo perché la denominazione prevede la O finale.

Non è ovviamente l’unica differenza che caratterizza il vino di questa zona. Il Vino Santo del Trentino si differenzia anche per l’eventuale sviluppo di botrite, che invece viene evitata negli altri vini, eccezion fatta per il Torcolato di Breganze.

E ancora sull’origine del nome. Taluni sostengono che il nome derivi dalla parola greca xanto che significa giallo per il colore di questo vino, altri ne sostengono la provenienza dall’isola di Santorini (così chiamata dai veneziani in onore di Sant’Irene).

In generale, infatti, si parlava di vin santo e di malvasia per tutti quei vini provenienti da Oriente, tanto da definire come malvasie vitigni tra di loro molto differenti e geneticamente diversi. Ma in Trentino possiamo affermare con sicurezza che il nome deriva dall’epoca della pigiatura che tradizionalmente avviene durante la Settimana Santa.

In Trentino, la zona di produzione è un’area molto piccola, la Valle dei Laghi, attraversata dal Sarca che alimenta il Benaco. Qui, sette laghi, creano un particolare microclima, quasi mediterraneo. Se confrontiamo la temperatura tra Valle dei Laghi e San Michele, che non è poi così distante, vediamo immediatamente che, in questa zona, la media invernale è 3-4°C più alta e i mm. di pioggia inferiori.

A ciò si aggiunge una particolare corrente, detta Ora, che si sviluppa verso le 11 del mattino, che  spazza via l’umidità della notte, favorendo lo sviluppo di muffa nobile.

Il vitigno utilizzato è la nosiola, varietà autoctona a bacca bianca: 76 ettari vitati pari allo 0,66% dell’intera produzione vitivinicola del Trentino!!!

La produzione è di circa 50.000 bottiglie l’anno. È un vitigno dal gran rigoglio vegetativo che ha bisogno quindi di terreni con tanto scheletro, siccitosi e ben areati perché sensibile al marciume. La raccolta avviene nelle prime settimane di ottobre e vengono scelti i grappoli spargoli.


Vendemmia tardiva dunque, dopo che la botrytis cinerea ha attaccato i grappoli, raccolta manuale e selezione dei grappoli sono aspetti fondamentali per la produzione di questo vino. La nosiola, avendo la buccia spessa, ha un appassimento lento e favorisce l’insorgenza della botrite.

L’appassimento su graticci, dette arele, prosegue fino alla Settimana Santa dell’anno successivo. Infine le uve sono torchiate e il mosto è travasato per un minimo di tre anni in rovere, anche se ormai la permanenza in cantina è solitamente intorno ai 7 anni.

La denominazione prevede la DOC Trentino Vino Santo e DOC Trentino Vino Santo Superiore che si differenzia per diverse cose, tra cui titolo alcolometrico, invecchiamento, ecc.
Veniamo ora ai vini, con una precisazione: tutti ottimi vini che riassaggiati alla fine della serata non hanno deluso!

Azienda Agricola Giovanni Poli – 2004 – 100% nosiola, 13° vol. – Un vino giovane dal colore comunque estremamente luminoso e lucente, ambra chiaro. Al naso l’albicocca si unisce al caramello, alle spezie e al miele ma caratterizzante è la nota agrumata (di arancia amara soprattutto).

In bocca l’agrume diventa mandarino candito, pasta di mandorle aromatizzata alla zagara. La dolcezza è bilanciata da una buona freschezza e da una decisa pulizia finale. Godevolissimo e adatto perciò a una bella serata tra amici. Gita di Pasquetta consigliata: in piazzetta nel borgo di Cefalù.

Azienda Agricola Francesco Poli – 2002 – 100% nosiola, 12,5° vol. – Più ricco e ramato rispetto al precedente; dotato di grande luminosità e maggiore consistenza. Al naso erba essicata, nocciola, caramello, note di pasticceria, più evidente anche se piacevole l’uso del legno.

Al gusto estrema pulizia anche in questo caso e maggior dolcezza, tuttavia spazzata da un’acidità quasi aggressiva, un alcol e una persistenza maggiori. Consiglio di accompagnarlo con una lettura su poltrona comoda in morbida pelle rossa, davanti a un bel caminetto. Gita di Pasquetta consigliata: la passeggiata dell’Imperatore sull’altopiano del Renon.

Azienda F.lli Pisoni – 1990 – 100% nosiola, 12° vol. – Un’ambra più ricca, un topazio cupo e caldo, forse meno luminoso e consistente. Una leggera sensazione di acetato, di medicinale, segno di evoluzione. Erbe amare, miele di castagno che in bocca ritroviamo. Buona persistenza ma meno acidità. Da bere in compagnia di amici fidati. Gita di Pasquetta consigliata: a Chartres per la splendida Cattedrale, patrimonio dell’umanità Unesco.
Azienda Agricola Gino Pedrotti – 1988 – 100% nosiola, 13,5° vol. – A mio parere il top! Un fantastico ramato, lucente e di ottima consistenza. Il primo naso ci fa percepire subito la presenza leggera di botrite, quindi sbuffo di zafferano, frutta tropicale caramellata.

Ma via via il profumo si arricchisce in ampiezza e complessità: avete in mente il profumo di pulito di una stanza appena imbiancata? Del talco che usavamo da bambini? Anche in bocca i sorsi non deludono e l’acidità molto importante fa da perfetto contraltare alla dolcezza. In perfetta corrispondenza gusto olfattiva, alla quale di aggiungono un gusto leggermente più amaro e la morbidezza della caramella mou.

Assolutamente un vino di ulteriore possibilità evolutiva. Mi piacerebbe degustarlo insieme a tutti i redattori di ADD! Gita di Pasquetta consigliata: Londra, ogni volta scopri qualcosa di nuovo!

Cantina di Toblino – 1986 – 100% nosiola, 12,5° vol. – Ambra scuro con particelle in sospensione, meno luminosità ma grande consistenza ai limiti della viscosità. Al naso frutta secca, dattero, noce, caramello, funghi secchi, liquirizia, caffè e cioccolato amaro insieme a una non invadente nota ossidativa.

Lunghissimo in bocca, grande freschezza per questo vino di trent’anni dove ritroviamo quanto avevamo al naso. Un regalo perfetto per un amico speciale, che ha già tutto. Gita di Pasquetta consigliata: un Castello del Trentino, magari nella Valle dei Laghi!

A quelli che invece preferiscono non muoversi, evitando lunghissimi rientri, non resta che suggerire di bere una buona bottiglia di Vino Santo, in compagnia di amici e familiari.


E naturalmente approfittiamo dell’occasione per formulare i nostri migliori auguri di BUONA PASQUA da parte di tutta la redazione di Appunti di Degustazione!