Spudoratamente manifesto il mio sviscerato amore per Mariano che trovo tra i relatori più brillanti per preparazione e capacità di comunicare. Gli rimprovero solamente la quantità di informazioni interessanti e importanti che costringono la mia penna a rapidissimi e incomprensibili scarabocchi che poi fatico a decifrare!
Ma torniamo a noi, o meglio alla serata. Innanzitutto in Trentino dobbiamo parlare di Vino Santo perché la denominazione prevede la O finale.
Non è ovviamente l’unica differenza che caratterizza il vino di questa zona. Il Vino Santo del Trentino si differenzia anche per l’eventuale sviluppo di botrite, che invece viene evitata negli altri vini, eccezion fatta per il Torcolato di Breganze.
In generale, infatti, si parlava di vin santo e di malvasia per tutti quei vini provenienti da Oriente, tanto da definire come malvasie vitigni tra di loro molto differenti e geneticamente diversi. Ma in Trentino possiamo affermare con sicurezza che il nome deriva dall’epoca della pigiatura che tradizionalmente avviene durante la Settimana Santa.
A ciò si aggiunge una particolare corrente, detta Ora, che si sviluppa verso le 11 del mattino, che spazza via l’umidità della notte, favorendo lo sviluppo di muffa nobile.
La produzione è di circa 50.000 bottiglie l’anno. È un vitigno dal gran rigoglio vegetativo che ha bisogno quindi di terreni con tanto scheletro, siccitosi e ben areati perché sensibile al marciume. La raccolta avviene nelle prime settimane di ottobre e vengono scelti i grappoli spargoli.
Vendemmia tardiva dunque, dopo che la botrytis cinerea ha attaccato i grappoli, raccolta manuale e selezione dei grappoli sono aspetti fondamentali per la produzione di questo vino. La nosiola, avendo la buccia spessa, ha un appassimento lento e favorisce l’insorgenza della botrite.
L’appassimento su graticci, dette arele, prosegue fino alla Settimana Santa dell’anno successivo. Infine le uve sono torchiate e il mosto è travasato per un minimo di tre anni in rovere, anche se ormai la permanenza in cantina è solitamente intorno ai 7 anni.
In bocca l’agrume diventa mandarino candito, pasta di mandorle aromatizzata alla zagara. La dolcezza è bilanciata da una buona freschezza e da una decisa pulizia finale. Godevolissimo e adatto perciò a una bella serata tra amici. Gita di Pasquetta consigliata: in piazzetta nel borgo di Cefalù.
Al gusto estrema pulizia anche in questo caso e maggior dolcezza, tuttavia spazzata da un’acidità quasi aggressiva, un alcol e una persistenza maggiori. Consiglio di accompagnarlo con una lettura su poltrona comoda in morbida pelle rossa, davanti a un bel caminetto. Gita di Pasquetta consigliata: la passeggiata dell’Imperatore sull’altopiano del Renon.
Ma via via il profumo si arricchisce in ampiezza e complessità: avete in mente il profumo di pulito di una stanza appena imbiancata? Del talco che usavamo da bambini? Anche in bocca i sorsi non deludono e l’acidità molto importante fa da perfetto contraltare alla dolcezza. In perfetta corrispondenza gusto olfattiva, alla quale di aggiungono un gusto leggermente più amaro e la morbidezza della caramella mou.
Assolutamente un vino di ulteriore possibilità evolutiva. Mi piacerebbe degustarlo insieme a tutti i redattori di ADD! Gita di Pasquetta consigliata: Londra, ogni volta scopri qualcosa di nuovo!
Lunghissimo in bocca, grande freschezza per questo vino di trent’anni dove ritroviamo quanto avevamo al naso. Un regalo perfetto per un amico speciale, che ha già tutto. Gita di Pasquetta consigliata: un Castello del Trentino, magari nella Valle dei Laghi!
E naturalmente approfittiamo dell’occasione per formulare i nostri migliori auguri di BUONA PASQUA da parte di tutta la redazione di Appunti di Degustazione!