Dopo un inizio già promettente, tocca al bianco muovere: gli alfieri neri si sono certamente mossi bene… con quale vino… ops con quale pezzo e con quale mossa attaccherà il bianco?

Cavallo bianco – Il cavallo è senza dubbio la pedina più elegante di tutta la scacchiera. Il suo movimento è molto particolare: diciamo a L. Come un cavallo vero che scarta di lato, il cavallo salta l’ostacolo e va oltre. Profilo elegante, un outsider. Qualcosa di diverso da tutti gli altri pezzi, infatti è l’unico animale della scacchiera: scattante ed energico.
Spiegel Grüner Veltliner 2013 – Bernhard Ott – 100% Veltliner – 13,5° vol. – Da agricoltura biodinamica, vigna di 45 anni. Naso intenso: frutta fresca, renetta e zenzero, pepe bianco e pompelmo, scorza di limone. Si sente moltissimo la selce. È minerale e iodato con una leggera affumicatura. Nota metallica e di polvere da sparo. La mineralità si rispecchia anche nel palato. Fresco e sapido, una leggera spezia. Ottima persistenza. 
Torre nera – Deve essere un vino davvero potente, che esprima solidità e struttura, che sappia innanzitutto difendere, e poi, quando gli altri sono ormai esausti, entrare in gioco con tutta la sua potenza di fuoco. È quando si è al cospetto di cibi davvero strutturati che entra in gioco.
Montepulciano Marina Cvetic Iskra 2005 – Colli Aprutini IGT – Masciarelli Tenute Agricole – 100% Montepulciano, 14,5° vol. – Dopo una evoluzione anche lunga, finalmente si affina, accentuando la sua solidità muraria e potendo mostrare tutti i possenti muscoli nella battaglia ormai giunta nella sua fase più cruenta. Il Montepulciano con tutte le morbidezze di cui può essere capace resterà un vino duro, massiccio, da guerriero. Si aprirà varchi, e, lui si, opererà in coppia, uno chiamerà l’altro in supporto. Perché una torre-Montepulciano chiama l’altra.

Alfiere bianco – Paladino del re e della regina, a cui si affianca in partenza, ha quel taglio sul legno che lo rende simile al Cavaliere inesistente di Calvino. Personaggio generoso e coraggioso ma anche solitario. Svolge il suo compito con grande dedizione, con grande freddezza, apprezzato da pochi. Personalmente è il pezzo che mi faccio sempre mangiare per primo…

Vin Jaune Arbois 2004 – Domaine de la Pinte – 100% Savagnin – 13 ° vol. – Resta 6 anni sigillato in botte e quindi da 100 bottiglie iniziali ne arrivano 62. Lavora sotto voile e l’ossidazione arriva dopo. Al naso immediata la noce, seguita da una parte acetata e ossidativa. Al palato formaggio di malga, erbe di montagna, affumicatura, per proseguire con cioccolato fondente. Un fondo più cremoso, alcol evidente, liquore di prugna. Intenso e lunghissimo. 

Regina nera – Non c’è alcun dubbio: il pezzo più micidiale, più temuto e che spesso decide le sorti dell’incontro; potente e pericolosa: si muove e mangia in tutte le direzioni orizzontale, verticale, diagonale. Negli scacchi, contrariamente a una visione di tradizione e miopia, non è il Re a dover proteggere la sua consorte ma il contrario. Non stiamo parlando di un’esile ed efebica sovrana, mite e delicata tratta dall’immaginario disneyano, ma piuttosto di un’amazzone guerriera, munita di strumenti e potenza ben superiori a quelli di ogni altro pezzo. Con lei il gioco entra nel vivo, nella fase più saliente, e la bravura nel manovrarla si rivela determinante, nella maggior parte degli incontri, ai fini dell’esito. Il vino-Regina deve ben prestarsi a momenti importanti, saper reggere l’urto delle preparazioni culinarie più elaborate e strutturate, talvolta riuscire a cancellare il ricordo dei vini bevuti in precedenza, nello stesso pasto-partita.
Barbaresco Riserva DOCG Cru Muncagota 2008 – Produttori del Barbaresco – 100% Nebbiolo, 14,5° vol. – Ancora giovane ma già rotondo, espressivo, in grado di cambiare veste nell’intervallo di pochi minuti, all’interno dello stesso bicchiere, come la Regina riesce ad attaccare contemporaneamente su più fronti. Un vino che non teme l’accostamento con piatti importanti, riuscendo facilmente a sbaragliare il ricordo dei vini che l’hanno preceduto.
Re bianco – Il pezzo più importante ma anche in qualche modo il più fragile. Si sposta solamente di una casella in tutte le direzioni e mangia in tutte le direzioni. Il papà del pedone tutto sommato. Si fa proteggere dalla torre spesso e volentieri con l’arrocco.

Sium D.O.C. Friuli Colli Orientali 2007 – Azienda agricola La Viarte – 50% Picolit, 50% Verduzzo, 12,5 ° vol. – Di un bellissimo colore ambrato, consistente, naso intenso e complesso di miele, burro, frutta secca. Perfetta corrispondenza gusto-olfattiva. Lungo e morbido, fine ed equilibrato.
La partita riserva continue sorprese e mosse inaspettate. Ora tocca al nero muovere. Chissà chi andrà a vincere…