Caro Babbo Natale,
io lo so che tu in questi giorni stai come un pazzo. Sei sommerso di letterine da ogni parte del mondo, e spesso lo stesso giocattolo cambia da paese a paese. Qua abbiamo cicciobello nero e cicciobello bua, in Siria hanno cicciobello vivo e in Africa hanno magrobello. Paese che vai giocattolo che trovi.
Tengo famiglia e figli e so che, cascasse il mondo, DEVI evadere tutti i cinquecento milioni di letterine che ti sono arrivate, non sia maaaai che ti scordi un solo bambino, poi chi la sente quella scassacazzi della Befana che deve portare pure il tuo regalo al dimenticato di turno!!!!!
I tuoi dipendenti elfi poi mi hanno detto che, come se non bastasse, in questi ultimi anni ai bambini e agli eterni Peter Pan si sono aggiunti pure i mammoni, ormai talmente rassegnati alla disoccupazione che stanno tornando a ritroso con l’età e ti hanno scritto la letterina pure loro: iphone, tablet o la ps4 le loro richieste. Poveri elfi, ora per costruire i giocattoli si sono dovuti prendere pure la laurea in ingegneria elettronica. Che s’adda fa pe’ campà.
Anche noi appuntisti abbiamo pensato di scriverti una letterina, l’abbiamo messa online e, per non caricarti ulteriormente di lavoro, ci siamo comprati noi i regali così, riunitici per una cena “frugale”, li abbiamo stappati e ce li siamo bevuti. Ecco la lista dei desideri (esauditi):
Champagne Egly Ouriet Les Vignes de Vrigny: 40 mesi en cave per questo pinot meunier 100%. Sorso fresco, freschissimo: col fritto sarebbe un matrimonio da favola. Tra la partenza vegetale e l’arrivo di pasticceria e biscotti di frolla scopriamo uno champagne pungente e slanciato. Buono buono buono, ma soprattutto poco poco poco.
Derthona 2013, Walter Massa: timorasso decisamente chiuso all’inizio, vengon fuori leggeri accenni di frutta a polpa bianca e una nota vagamente smaltata. Col passare dei minuti il vino regala un discreto sviluppo orizzontale a discapito della verticalità che solitamente contraddistingue i vini di Massa.
Pinot nero ris. 2011, Brunnenhof Mazzon: amarena in primis, poi ciliegia e frutti rossi fanno da apripista a un naso ampio, fruttato e arricchito da erbe officinali e una sfumatura animale. Tannino addomesticato. In bocca sembra avere poco slancio ma poi ha un allungo sorprendente. Se fosse un atleta primeggerebbe nei 3000 siepi.
Rosso del soprano 2010, Palari: la macchia mediterranea fuga all’istante ogni dubbio sulla sua provenienza. È vegetale nelle sue espressioni selvatiche di asparago e carciofo ed è piacevolissimo quando sopraggiungono mirto, timo e tanto tanto rabarbaro ad ammorbidirne la chiusura. La Sicilia è tutta in questo calice.
Dante 1999, Marramiero: dieci anni da vagabondo tra botti varie e bottiglia per l’affinamento di questo cru di Montepulciano d’Abruzzo da vecchie viti. Foxy a manetta e terziari decisamente intriganti (vinavil e silicone). Un bosco intero nel calice: frutti rossi, funghi e radici officinali, ma anche un succoso boero! Attenzione non è un vino edilizio, inteso come mattone, ma cambia di continuo e si fa bere come pochi.
Chambave Moscato passito 2012, La Crotta di Vegneron: lychees…litchi…vabbè LICI, albicocca e canditi caratterizzano questo piacevolissimo vino dolce valdaostano. Estremamente beverino grazie alla sua tenera età, all’alcol moderato (12,5% mi pare) e al formato da 375ml. A tal proposito proporrei un referendum per renderne obbligatorio l’imbottigliamento in sole magnum, contestualmente all’abrogazione delle lillipuziane mezze bottiglie.
Il team di AdD. Da sin.: Anna, Gabriele, Vincenzo, Gianpaolo, Francesco ed Emma |
Come nei blog ben educati e rispettosi delle tradizioni approfittiamo di questo articolo per ringraziare tutti voi lettori per averci seguito in questo 2015 e augurarvi un sereno Natale con le persone e i vini a voi cari!
P.S. non dite a Babbo Natale che abbiamo fatto a meno di lui, quest’anno!