Gianni Mura con sferzante lucidità ribadisce spesso come “guida”sia l’anagramma di “giuda”.

Il mondo delle Guide per enoappassionati, infatti, è un pianeta fantastico o terribile al tempo stesso: ce n’è per tutti i gusti, formati e obiettivi. Senza sforzarmi troppo ne ho contate a memoria ben undici.
Da due anni è entrata nel club anche la Guida ai vini essenziali di Daniele Cernilli, che si propone di essere una guida “diversa” già dalle fasi preparatorie: i vini sono stati assaggiati alle fiere, in cantina o con l’aiuto dei Consorzi, riducendo al minimo la richiesta di campioni alle aziende (ottimo metodo che priva però il degustatore della possibilità di assaggiare alla cieca); l’essenzialità nel nome è stata perseguita anche nei fatti, con l’utilizzo di un linguaggio lontano da tecnicismi.

Gran parte della fase degustativa è stata curata direttamente da Cernilli, coadiuvato da una ventina di collaboratori.

Per ciascun vino sono evidenziate le uve e il sistema di affinamento o di maturazione, oltre che il prezzo indicativo in enoteca. Il criterio di valutazione scandaglia il profilo aziendale, con un punteggio che va da zero a tre stelle, quello qualitativo su ogni singolo vino espresso in centesimi e quello sul rapporto qualità/prezzo, valutazione quest’ultima sulla quale – credo – ci sarebbe molto di cui discutere.

Numeri, ché i numeri non mentono mai: 876 aziende selezionate e valutate; 2.168 vini con un punteggio qualitativo in centesimi; 11 premi speciali a vini e aziende.

La seconda edizione della Guida è stata presentata a Milano lo scorso 10 ottobre presso l’Hotel Principe di Savoia, sempre più spesso location di eccezione per eventi importanti dell’enomondo. Lo diciamo subito senza se e senza ma: è stata una gran bella serata, un po’ affollata, forse, ma di grande qualità.

Erano presenti ben 130 produttori, impegnati in una degustazione gratuita ed aperta a tutti previa registrazione.

Noi di Appunti di degustazione ci siamo stati: in particolar modo Emma Assi ha assaggiato diverse cose. Di seguito le sue note: prendete appunti!    


Tra i numerosissimi assaggi, eccovi uno spaccato dell’Italia centrale!

Masciarelli

Castello di Semivicoli, Trebbiano d’Abruzzo D.O.C. 2013 Colore giallo paglierino con riflessi verdolini tipico del vitigno. Piacevoli e freschi sentori minerali e vegetali caratterizzano il naso, sopperendo alla scarsità di precursori aromatici intrinseca nel vitigno. Agrumato e fresco in bocca, ha grande agilità di beva, ma senza essere troppo sfuggente.

Marina Cvetic, Montepulciano d’Abruzzo D.O.C. 2013 Il naso intenso ha una complessità chiara e immediata. Le iniziali note vanigliate del legno, dopo la roteazione del bicchiere, si arricchiscono di asparago, ciliegia, e sentori affumicati.

Particolare nota fumée che in bocca diventa quasi amaricante. Il sorso caldo e alcoolico, viene piacevolmente rinfrescato dalla marcata acidità. Il tannino è ancora rude e intrecciandosi con la struttura crea una trama ferrosa e terrosa.

Un vino promettente, che mi lascia letteralmente quell’ “amaro” in bocca per non poterlo assaggiare al culmine della sua espressione… problema risolto, ne vedo già una bottiglia a maturare nella mia cantinetta. 

Curiosando tra i banchi d’assaggio, scorgiamo l’azienda Cinelli Colombini, il cui “deus ex-machina” oggi è Donatella Cinelli Colombini, una grande donna e un’istituzione nel mondo del vino e dei blogger. Non ci lasciamo sfuggire l’occasione per fare due chiacchiere con lei e assaggiare il suo vino.

Oggi in degustazione c’è il Brunello di Montalcino 2010, selezione Prime Donne, dove le prime donne sono le cantiniere, tutte donne, enologa compresa, creatrici e promotrici di un’eccellenza tutta in rosa.
Beh, si sa, noi donne siamo complicate, per capirci ci vogliono tempo e dedizione costante, quindi non mi stupisco che questo brunello mi abbia dato filo da torcere. Sia al naso che in bocca, mi ha richiesto tempo e diversi assaggi per entrare in sintonia,  capirlo e apprezzarne l’eccellente qualità.

L’intento produttivo, ci spiega Donatella, è di ottenere un Brunello più simile a quelli tradizionali, fini e lunghi, vini ispirati alla Borgogna più che a Bordeaux. Idea che si esprime in un naso profondo, che rivela tutta la sua complessità solo se ci si tuffa letteralmente nel calice.

Inizialmente alcoolico e fruttato, ci regala, poi, note di fiori appassiti, tamarindo, carruba, china, nonché sentori terziari di pellame. In bocca è fresco e il tannino longevo, ma sono equilibrio e finezza le sue qualità indiscusse. Un Brunello giocato sull’eleganza e non sull’opulenza; un brunello non fatto “per” le donne e quindi piacione, ma fatto “dalle donne”, quindi fine ed elegante.

Rimaniamo in Toscana, precisamente a Bolgheri, con l’azienda biologica Le macchiole. Oltre ai tagli bordolesi in linea con lo stile della zona, la cantina si distingue per la produzione di vini monovarietali a base di Merlot, Cabernet e Syrah. Abbiamo assaggiato entrambi.

Le macchiole 2013 – Merlot, Cabernet, Syrah – Inizialmente chiuso e delicato, ma con voglia di comunicare. Pian piano sprigiona profumi di ciliegia e sentori vegetali, cioccolato e note balsamiche in evoluzione.

Bella spinta e pienezza in bocca, per un sorso nervoso e verticale. Freschezza e tannino da giovane rampante, persistenza da vendere… quali migliori caratteristiche per crescere e maturare nel migliore dei modi.

Passiamo a Paleo 2012 – Nato come un taglio bordolese, si è poi trasformato in cabernet franc al 100%, esprimendone al meglio l’essenza. La nota verde è chiara, ma piacevolmente accompagnata da un bel frutto rosso croccante.

Asparagi, cavolo, ciliegia. Sorprende per la tridimensionalità della beva, il sorso ha una trama tannica e polverosa, masticabile. La corrispondenza con il naso è perfetta, ravvivata da una freschezza così potente da essere quasi definita “schiumosa”.
Un vino che nella zona si distingue per originalità, oltre che per qualità.