So che originariamente l’impegno di Gianfranco era rivolto all’olio, prima ancora che al vino. Fu Gino Veronelli ad accendere la miccia definitivamente, ad indurlo a vinificare. Dal 2004 Gianfranco Fino e la moglie Simona Natale accettano la sfida e iniziano a fare vino, partendo da un ettaro o poco più. L’upgrade del movimento vitivinicolo pugliese, registrato negli ultimi dieci anni, è passato anche da questo snodo: da allora l’azienda di Fino ha puntato la prua verso il successo e senza dubbio possiamo dire che la meta è stata raggiunta.
Osservando le vigne è proprio la Borgogna che mi viene in mente: l’alberello in questo caso è pugliese, a due bracci, ma la prima sensazione – colore del terreno a parte – è di trovarsi in un clos a Vosne-Romanée.
Alcune piante sono davvero maestose e la vista d’insieme mi fa dimenticare che ci sono quaranta gradi ed il forte abbraccio del sole di mezzogiorno. Non si irriga qui e le piante devono trovare da sole il necessario nutrimento alla propria sopravvivenza. È innegabile che nella forza di queste viti vi sia un messaggio per chi le cura ma anche soltanto per chi le osserva: un significato immobile e silenzioso, una dottrina ancestrale che ritroviamo nel calice dei vini prodotti da queste uve. Una dottrina che chiede di essere tramandata e che i vini di Gianfranco Fino perpetrano lungo il sottilissimo filo della qualità assoluta.
Es 2013
L’annata di grande freschezza ed eleganza, rubino con ancora lieve, luminoso riflesso porpora. Al naso è generoso, con toni di frutta matura ciliegia e mora, prugna, cardamomo, sbuffi di noce e poi cappero e liquirizia: già dal primo sorso è di grande slancio e sapidità, freschezza, tridimensionale, croccante.
L’approccio alcolico è percepibile, certo, ma l’acidità importante e diretta ne attenuano la portata calorica. Il tannino è perfettamente centrato, la struttura è imponente ma non inganni, non siamo di fronte a un pachiderma: il corpo è sinuoso, agile e potente come un’atleta sulle parallele asimettriche. In bocca volteggia sospeso tra alcol e sapidità, soffermandosi al palato in un frangente infinito, denso eppure ben delineato nelle sue sfaccettature.
Scandisce con precisione la propria sofisticata dinamica e ti conduce per mano verso un finale speziato e interminabile.
È jonico nell’anima, questo vino, 100% negroamaro. Rubino con riflessi porpora. Sentori immediati di pepe nero, balsamico e intenso, terra e fieno, nota di iodio, macchia mediterranea.