Maggio tradizionalmente pullula di eventi, a Milano come nel resto d’Italia. Tra i numerosi appuntamenti però uno tra questi – per noi – si è particolarmente distinto e lo consiglio sin da ora se, come credo, si rifarà negli anni a venire. Sto parlando di Who’s who in Wine di Civiltà del bere, un tasting prestigioso svoltosi lo scorso 12 maggio con 60 aziende protagoniste, selezionate dalla Guida Who’s Who in Wine 2015 – Le Cantine, con in aggiunta alcune new entry 2016, per un totale di 179 etichette imperdibili. La degustazione è stata preceduta da un Talk Show, “Energia per il Vino” a cui ha partecipato con brio e professionalità Luca Gardini oltre a importanti produttori. L’accento è stato posto su come stanno cambiando i mercati, sulle tendenze mondiali e sulle risposte che le aziende italiane stanno approntando per essere competitive. Non si è dimenticato il ruolo sempre più determinante del rispetto dell’ambiente, della sostenibilità non già fine a se stessa ma interpretata in chiave aziendale e sociale.

In sala degustazione, allestita presso un salone davvero molto bello del Marriott Hotel di Via Washington, la qualità non si è fatta desiderare. A partire dal particolare Grave di Stecca 2011 di Nino Franco, un Brut di personalità proveniente da un cru storico, in grado di coniugare l’esuberanza del metodo charmat – con il quale è stato vinificato – senza perdere di vista complessità ed eleganza.
Sorprendente il Rosé 2010 Tenuta Regaleali di Tasca d’Almerita: è il pinot nero che non ti aspetti, coltivato a 500 metri sul livello del mare. I trentasei mesi sui lieviti gli hanno conferito finezza e struttura e un bouquet inusuale. Come tutti i pinot nero coltivati fuori dai luoghi classici di elezione, porta con sé intatto il bagaglio varietale sovrapponendolo alle caratteristiche territoriali: in questo caso si percepiscono tocchi mediterranei di pregevole fattura e una sapidità davvero isolana.
Menzione speciale anche per il gewurztraminer Kastelaz di Elena Walch, un vino che rivela nel breve volgere di qualche sorso l’unicità del territorio dal quale proviene.
In Franciacorta abbiamo degustato i vini Biondelli, il Brut ed il Saten: vini senza dubbio “di manico”, riconoscibili e con personalità. Il Saten specialmente, che alla classica morbidezza e a un perlage più delicato coniuga un grado zuccherino più basso del brut, determinando un piacevole contrasto in grado di dare maggiore profondità a un vino molto elegante.
Per chiudere in bellezza abbiamo optato per un sorso di struttura: Es 2013 di Gianfranco Fino, di cui si parla sempre molto e tuttavia si parla troppo poco. Potente e austero, esige rispetto e richiede tranquillità per essere degustato: cangiante, dinamico sia all’olfatto che – soprattutto – al palato, è il vino che mi piace definire “mano di ferro in guanto di velluto”, con una variante: la mano qui è di solido platino ed il velluto è splendido, morbido cachemire. Chapeau, monsieur Fino!