Avevo promesso che almeno questa sera mi sarei astenuto dato che l’indomani sarebbe stata la giornata Bordeaux: rive Droit VS rive Gauche (ormai postata qualche giorno fa dato che non potevo resistere).
Niente da fare… a casa di Francesco il vino a cena è un must!
Tra l’altro in questi giorni sono stato praticamente a carico suo. No comment va.
Mentre le donne si apprestano alla preparazione della leccornia quotidiana noi ci portiamo avanti stappando il Prosecco col fondo Ca’ dei Zago la cui particolarità, come si può intuire, è quella di non essere stato sboccato e quindi di avere ancora all’interno i lieviti della rifermentazione.

Prosecco col fondo Ca’ dei Zago

Il termine AIS per identificare la limpidezza di questo prosecco sarebbe “abbastanza limpido” ma per quanto mi riguarda,  in questo caso, riflette poco la realtà dei fatti quindi piuttosto dico: torbido giallo paglierino scarico con bolla finissima, abbastanza numerosa e poco persistente. Mi fa un certo effetto vederlo così opaco in effetti…


Al naso beh, abbastanza intenso, abbastanza complesso e abbastanza fine (“poco” in casa AIS è sempre un aspetto negativo), non riesco a decifrarlo al 100%; note floreali indefinite, agrumi di limone e pompelmo, discreta mineralità.
E i lieviti? I lieviti sono ovviamente in evidenza ma i profumi non sono quelli a cui sono abituato.
Un prodotto che mi spiazza, nel senso buono ovviamente.
In bocca è cremoso, una morbida spuma finissima con un gusto sbilanciato su acidità importante e discreta sapidità. Il trascurabile residuo zuccherino e la presenza del “fondo” gli conferiscono poi un gusto particolare.
E’ un prodotto non comune, qualcosa di diverso che merita la sua attenzione nella galassia dei prosecco.
Ho letto da qualche parte che da poco esiste anche la versione sboccata.
Sia quel che sia, finiamo 2/3 di bottiglia in due e lasciamo il resto alle donne che erano distratte dalla preparazione della cena.
Bottiglia Vuota chiama Nuova Bottiglia e, anche se la cena non è ancora in tavola, pensiamo bene di portarci avanti e versare il vino alla cieca, vero protagonista della serata.
Ah, giusto per la cronaca, abbiamo crepes al ragout, per stare leggeri insomma.
Vediamo come scende “questo vinello” come dice Francesco.
Poker face di lui, che non lascia trasparire nulla; cerchiamo di capirci qualcosa dunque.
Abbastanza limpido rosso rubino impenetrabile con riflessi violetti e molto consistente.
Al naso è intenso, abbastanza complesso e fine.
Viene subito fuori la terra bagnata, poi i frutti rossi, la componente alcolica, quindi tostatura e speziatura; dopo un pò emergono anche note vegetali. Un vino profumato.
Forse è più di abbastanza complesso.
Al gusto è secco, caldo, abbastanza morbido; abbastanza fresco, tannico, sapido.
Denota un tannino importante addomesticato in qualche misura dal uso della barrique (si sente ma non è preponderante), grande struttura, sapidità spiccata e buona corrispondenza gusto-olfattiva.
F: “E quindi cosè?”
Tignanello 2006, Antinori.
Ha preso posto sulla barrique

Punto sul tannino e sparo “Sangiovese”.

F: “E la componente erbacea?”
Io:” beh…può essere Cabernet?”
F: “Quindi è un…”
Io:”e…..Toscano?”
Si! Tignanello 2006, Antinori.


Il capostipite di una lunga serie di vini toscani, i cosidetti supertuscan, fuori dai rigidi canoni del disciplinare  del Chianti Classico.
Per saperne di più vi invito a leggere l’ottimo post di Tigulliovino davvero ben fatto e ricco di dettagli storici.
http://www.tigulliovino.it/dettaglio_articolo.php?idArticolo=291
Mi è piaciuto molto ma credo che abbia un prezzo un pò sovrastimato.
88/100