Alberto Voerzio è un giovane produttore di La Morra che abbiamo imparato a conoscere, assieme ai suoi vini. Lo abbiamo intervistato al Vinitaly: sguardo attento, riflessivo quanto basta, prudente in alcune risposte e sempre spontaneo. Come i suoi vini. 
Durante la chiacchierata ci ha parlato di sé, di cosa beve, di come confronta i propri vini con altri barolo, di come è giunto alle scelte di vinificazione. Abbiamo riso molto e anche riflettuto molto. Succede sempre quando parli con persone vere, perché Alberto entra di diritto nel ristretto circolo delle #personedivino.

Come vivi il Vinitaly?
È il mio primo Vinitaly come espositore e sono contento. C’è una sostanziale differenza tra avere uno stand proprio piuttosto che in collaborazione con il distributore, come nel mio caso. Nella mia situazione quest’ultima soluzione, comunque, è quella che preferisco.
Qual è l’evento annuale che aspetti con maggior frenesia?
Grandi Langhe è una bella manifestazione, veloce e fatta bene.
Pensi che la formula del Vinitaly sia ancora attuale o necessita di qualche ritocco?
Essendo il primo anno non è facile per me dare una risposta. Tanti miei colleghi dicono che il Vinitaly ha parecchi difetti ma poi li ritrovo ogni anno a Verona…
Che vini bevi quando non bevi i tuoi?
Barolo, assolutamente! Possibilmente alla cieca perché voglio essere sicuro che il nome non mi influenzi; tra questi vini ci metto anche qualcosa di mio, per verificare dove sono arrivato, che progressi ho fatto. Mi capita anche di non riconoscerlo perché il livello qualitativo è elevato, è livellato verso l’alto ed difficile capire le differenze tra un barolo e l’altro.
Sei un giovane produttore: dove ti vedi tra dieci anni, quando avrai più esperienza ?
(Ride) Tra dieci anni sarò ancora in vigna a gestire il vigneto nel miglior modo possibile. Per allora magari avrò anche finito la cantina che ho iniziato a costruire a gennaio. Sarò certamente sorridente.
Cosa pensi della questione Barolo boys / tradizionalisti?

Il barolo moderno non esiste: chi può dire se tra dieci anni torneremo tutti alla botte grande?! Di questa questione se ne parlerà ancora, forse non si smetterà mai di parlarne. È cambiato il metodo ma la passione rimane la stessa, sarebbe riduttivo parlare della vinificazione e limitarsi alla questione botte piccola o botte grande. La mano del produttore e la filosofia aziendale incidono sul vino più dell’uso del legno in un modo o nell’altro. Il produttore deve poter scegliere cosa è meglio per sé senza per forza dover incorrere in polemiche futili.

Come sei arrivato a scegliere la barrique piuttosto che la botte grande?
Se scegli il tonneaux devi poter fare tanto vino per riempirlo (ride, e anche noi ridiamo di gusto)! Oggi sono contento della mia scelta, non trovo i miei vini legnosi o pastosi. In futuro magari sperimenterò anche io la botte grande.
Cosa ruberesti ai produttori francesi?
Il sapere promuovere, difendere e vendere il proprio territorio.
Cosa pensi che i francesi potrebbero rubare a te?
La bottiglia di Barolo! Nient’altro (altre risate)!
Come cambia il tuo lavoro con il cambiare del clima secondo te?
Il cambiamento climatico è una opportunità per mettersi alla prova. Il vignaiolo deve dare una interpretazione al clima, capire cosa sta capitando sopra la nostra testa e ottenere ugualmente una vendemmia di qualità. Il 2014 per esempio è stato un anno difficile, non ho visto muffa ma sarà comunque un barolo con le sue peculiarità.
Qual è il vino che ti somiglia di più ?
Il Barbera, perché ha tanta ciccia!