Amici di Appunti di degustazione, come vi avevamo preannunciato vi forniamo una selezione di nomi di produttori presenti al Vinitaly meritevoli della vostra attenzione. Iniziamo con i vini delle regioni dell’Italia centrale. Ribadiamo che questa antologia non vuole essere – né potrebbe esserlo – una final list del gusto enologico, ma solo rappresentare uno spunto di riflessione basato su un mix di esperienza (provare un vino già assaggiato) e soprattutto curiosità (scoprire nuovi vini). La scelta dei produttori non è stata facile ma alla fine siamo giunti faticosamente a questo elenco, che – lo vedrete – non è molto lungo poiché tarato sugli assaggi che realmente faremo.
La posizione dello stand di ciascun produttore è stata desunta direttamente dal sito del Vinitaly, catalogo espositori 2015. L’ordine di apparizione all’interno di ciascuna regione è del tutto casuale. Chi ha voglia di aggiungere una propria segnalazione può farlo con un commento, saremo felici di confrontarci. 
 Buona lettura e… buona degustazione!

Toscana


Mastrojanni: padiglione 9 – stand B1
Quando la tradizione ha la fortuna di combinarsi con un terroir speciale, il risultato nel calice non può che essere unico. A Castelnuovo dell’Abate Mastrojanni vinifica da trent’anni, producendo sorsi di territorio come i Brunello di Montalcino Schiena d’asino e Vigna Loreto.
I Giusti & Zanza: padiglione D – stand B2
L’azienda sulle colline di Fauglia, cinquanta chilometri a nord di Bolgheri, si è ritagliata un nome, puntando forte sulla qualità. I nomi dei vini sono tratti da “L’elisir d’amore” di Gaetano Donizetti e fra questi ricordiamo con piacere il Dulcamara, blend di cabernet sauvignon, merlot e petit verdot. Curiosi di riprovarlo.
Collemassari: padiglione 7 – stand B10 – B11
Collemassari vinifica dal 1998, alle pendici del monte Amiata e favorita da un microclima ideale. I fratelli Maria Iris e Claudio Tipa hanno creato con passione un progetto aziendale di grande rilievo e i loro prodotti sono senz’altro rappresentativi di un territorio molto pregiato. A noi piacque il Montecucco Rosso Riserva, provato un paio di anni fa e siamo curiosi di verificare i progressi che potrebbe aver compiuto.    
Donatella Cinelli Colombini: padiglione 6 – stand D4
Una azienda dalla forte connotazione femminile, quella di Donatella. Il Casato Prime Donne, una delle due anime dell’impresa, può vantare un organico interamente femminile. Non solo: merita un assaggio il Brunello di Montalcino Prime donne, selezionato da un tasting panel composto dalla Master of Wine Rosemary George, l’esperta di vino tedesca Astrid Schwarz, la sommelier Daniela Scrobogna e la Pr italo-americana Marina Thompson.
Montauto: padiglione 9 – stand B16
Torniamo in Maremma, pronti a provare una espressione di sauvignon affilata e potente al tempo stesso. Ci riferiamo a Enos I,  proveniente da impianti di oltre 35 anni a 200 metri sul livello del mare, mare tra l’altro non molto distante e che condiziona positivamente il sorso di questo grande sauvignon.
Marche

Stefano Mancinelli: padiglione 7 – stand C5

Azienda polivalente, proprio come il verdicchio che produce, nelle sue numerose declinazioni. Non solo vino quindi ma anche olio EVO e pregiate grappe. Ci piacerà provare il Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Superiore che non abbiamo mai provato ma di cui abbiamo sentito parlare un gran bene (e solitamente le nostre fonti non si sbagliano).
Ciù Ciù: padiglione 7 – stand D7
Vitigni internazionale ed autoctoni coabitano benissimo, in un terroir che sa valorizzare gli uni e gli altri. Nel Gotico Rosso Piceno, tuttavia, andremo a ricercare la forza di due vitigni robusti come il montepulciano ed il sangiovese, ingentiliti da sapiente vinificazione e ben amalgamati tra loro.
Velenosi: padiglione 7 – stand C10
Grandi numeri in alcuni casi può anche significare grandi prerogative. Velenosi in questo senso è un esempio luminoso: oltre due milioni di bottiglie prodotte e vini sempre di personalità, in alcuni casi con grandissimo carattere come il Roggio del filare, classico blend montepulciano e sangiovese o il Rêve, un pecorino di struttura e persistenza.
Lazio
Andrea Occhipinti: padiglione 8 – stand B8 – C9
Nel luogo di elezione dell’aleatico, Andrea dal 2004 ad oggi ha fatto passi da gigante costruendosi una identità attraverso vini non facili come il Rosso Arcaico, ottenuto da grechetto rosso vinificato in anfora, dove eleganza e nerbo danzano in sincrono. Menzione speciale (e nodo al fazzoletto per riprovarlo al Vinitaly) per il passito MontemaggioRe.
Damiano Ciolli: padiglione A
Sul Monte Celeste, in provincia di Roma, il cesanese di Olevano ha il proprio alfiere: Damiano Ciolli. Questo vitigno raggiunge nei suoi vini profili impensabili per chi non ne conosce le potenzialità. Il Cirsium proviene da un vigneto impiantato nel 1953: alla vendemmia manuale segue una selezione rigorosa degli acini, cui segue la fermentazione in acciaio ed una macerazione di circa quindici giorni. L’affinamento è affidato a botti di rovere per diciotto mesi, cui seguono ulteriori due anni in bottiglia prima della commercializzazione. E’ una dei vini che non ho mai provato e non voglio assolutamente perdere.

Umbria
Palazzone: padiglione 8 – stand D3 – E10
Il Campo del Guardiano è un blend di procanico, grechetto, verdello, drupeggio e malvasia. Coniuga senza cedimenti mineralità e capacità evolutiva, freschezza ed austerità. Un vino bianco in grado di resistere al tempo.  
Barberani: padiglione 6 – stand E3
Nello scenario unico del lago di Corbara, la famiglia Barberani fa vino già dal 1961. La passione di Niccolò e Bernardo oggi prosegue il solco tracciato da Luigi e Giovanna prima e da Vittorio Barberani poi, nel segno della tradizione orvietana. Luigi e Giovanna è anche il nome del vino che non dovete farvi sfuggire, ottenuto da uve grechetto e trebbiano procanico, in parte vendemmiati tardivamente e lievemente attaccati da muffa nobile. Un vino di grande eleganza e complessità, destinato a piatti importanti.
La Palazzola: padiglione 8 – stand D3 – E10
Passeremo dallo stand La Palazzola principalmente per due motivi, agli antipodi dell’ordine di degustazione: riprovare il loro Trebbiano Brut, fresco e verticale e terminare la giornata con un sorso del loro Vinsanto, da uve trebbiano e malvasia, complesso, raffinato e di corpo. 
Abruzzo

Barone Cornacchia: padiglione 12 – stand E3 – E4
Azienda di grande tradizione vitivinicola: pensiamo di provare il Montepulciano Vigna Le Coste ed il Pecorino Villa Torri. 
Cataldi Madonna: padiglione 12 – stand G5
Direttamente dal forno d’Abruzzo, ad Ofena, territorio caratterizzato dalle elevate temperature che spesso si raggiungono in estate. Il Piè delle vigne di Cataldi Madonna, un cerasuolo d’Abruzzo di grande espressione ed intensità, non può mancare alla lista dei vini da provare. Personalmente penso di non farmi mancare una mia vecchia fiamma, il Tonì, un montepulciano materico come pochi, quasi tridimensionale, dal forte impatto gustativo ma dalla piacevolezza assoluta.  
Torre dei Beati: padiglione 12 – stand G5
Ecco un nome che non poteva mancare: se non conoscete l’azienda di Loreto Aprutino dovete provare Giocheremo con i fiori, pecorino in purezza mai banale, sferzante e fiero, beverino e intenso. Se già conoscete Torre dei Beati non farete fatica a programmare un assaggio del Mazzamurello, montepulciano autorevole, strutturato e calorico e tuttavia per nulla appesantito da tanta materia. Un signor vino da sottolineare nella to drink list
Feudo Antico:   padiglione 12 – stand G2
Un’azienda giovane ma non per questo poco interessante: senza alcun dubbio vorrò provare il Tullum Pecorino biologico, uno dei rappresentati regionali del vitigno che stava rischiando solo pochi anni fa di finire nell’oblio dell’ampelografia.