Ci siamo recati a Grandi Langhe Docg 2015 con buone aspettative: attendavamo da un po’ e ci siamo presentati mercoledì 18 carichi e concentrati.
Cominciamo dalle location: molto diverse tra di loro ma entrambi funzionali ed estetiche. Gli spazi del Moda Venue a Monforte d’Alba e quelli del Castello di Grinzane Cavour ben si son prestati all’evento ed il supporto dello staff, unitamente a un quid plus meteorologico benevolo, ha contribuito alla riuscita della giornata.
Grandi Langhe Docg è riuscita a coniugare business e enjoy, garantendo professionalità impeccabile in un’atmosfera rilassata e godibile.
Ecco brevemente i nostri appunti di degustazione:
La gentile Rita Barbero ci invita a degustare il Barolo del Comune di Serralunga d’Alba 2011, che si contraddistingue per grande freschezza e tannini proud to be Serralunga, complessivamente molto tipico e meritevole di essere atteso.
Leon Riserva 2009 ha ottimo naso, che precede un sorso croccante, fresco e appagante.
Ottimo il Barolo Briccolina 2010: questa annata non ha più segreti e in questo vino dimostra tutte le proprie potenzialità.
Tre assaggi in rapida successione, di grande impatto. Margheria 2011: già al naso rivela un vestito alcolico potente, arricchito da note di tamarindo e un forte apporto floreale. Nel Marenca 2011 troviamo ancora tanta violetta fresca con note di tabacco e caffè. Al gusto rivela un tannino a tutto campo ancora graffiante, decisamente mascolino. Il Vigna Rionda 2011, infine, manifesta classe e stoffada vendere. Bella freschezza, armonico, diretto, tannino maschio ma grande energia.
Giuseppe ci presenta due vini cosiddetti minori – in un contesto dove i barolo la fanno da padrone – ma che di minore non hanno nulla. Il Dolcetto d’Alba superiore Bricco Capre 2013 ha grande personalità ed esprime il territorio nel bicchiere. Non banale, non leggero né impegnativo: un vino diretto e fiero, che sa essere fruttato e fragrante senza per questo essere scontato. Sorpresona.
Nebbiolo d’Alba 2011 Bricco Capre gran naso molto pulito, grande stoffa al palato e lungo finale. Entrambi i vini provengono dalla vigna più vecchia dell’azienda, con un impianto di quaranta anni.
Un solo assaggio per questa azienda che non rinuncia all’impronta spiccatamente familiare e allo stesso tempo guarda al futuro con rinnovata energia. Nel Vigna Rionda 2009 Riserva ogni cosa è al suo posto: all’olfatto appare inizialmente timido, ma basta un po’ di ossigeno per carpire il bouquet elegante, tocchi di viola e amarena succosa, sferzate di sentori terziari e ampio spartito tostato. Assolutamente muscolare in bocca ma non violento, anzi. La misurata acidità accompagna il calore del sorso ed il tannino ben compensa la consistenza glicerica. E’ uno di quei vini che spesso definiamo “mano di ferro in guanto di velluto”. E che velluto!
Il Dogliani Papà Celso lo già avevamo provato ma non abbiamo resistito alla tentazione di verificare le potenzialità dell’annata 2013: è un dolcetto fresco e fruttato, varietale senza dubbio ma con elementi innovativi, di struttura e sapidità. Per chi vuole provare un vino diverso, lontano dai cliché.
Nel Barolo Pressenda 2010 troviamo, au contraire, un’espressione fedele sia di territorio che di vinificazione, nonostante il ricorso alle barrique per ventiquattro mesi, che segue l’affinamento in botte grande, come da tradizione. Un compromesso che dà un vino mai banale, estremamente fine, potente ed austero, molto “Barolo”.