Non so fino a che punto voi siate ossessionati dal vino ma io spesso, quando faccio la differenziata, butto un occhio nel bidone del vetro per vedere cosa e soprattutto COME bevono i condomini del mio palazzo. Oh, mai ‘na gioia! mai un brunello, un barolo, uno champagne, nemmeno un vino che raggiunga i cinque euro!!! Poi però ci rido su, perché inevitabilmente mi torna in mente una scena del film “Il mistero di Bellavista”: i protagonisti, alla ricerca di prove su un presunto omicidio, controllano l’immondizia condominiale, certi del fatto che dalla monnezza si possano scoprire abitudini, vizi e virtù nascoste delle persone sospettate. Luciano De Crescenzo suggerisce addirittura di sostituire la dichiarazione dei redditi con un accertamento sull’immondizia, quale rimedio definitivo nella lotta all’evasione. In immondizia veritas!

Ma allora perché non indagare su noi stessi e, in maniera ugualmente originale, provare a scoprire qualcosa sullo staff di Appunti di degustazione rovistando nei post? Salta inevitabilmente all’occhio l’amore di Francesco per le bollicine (e per le foto di sbieco), la totale dipendenza di Gabriele dai vini della sua amata Sicilia e, concedetemelo, l’avversione del sottoscritto per i mattoni-morbidoni-marmellatoni, peggio ancora se parkeriani.
Ben più difficile sarebbe cercare di scoprire dove abbiamo trascorso le passate vacanze. Di certo tra i “sospettati” rientra la Sardegna. Non sono difatti un caso le recenti recensioni del Supereroe Karagnanj, dell’infinito Dule di Gabbas e dello storico U Tabarka. Ovviamente ci siamo portati a Milano mooooolte altre bottiglie e tra queste vi è anche il Vermentino di Gallura Tuvaoes 2013 di Giovanni Cherchi.
Situata nel comune di Usini (SS) l’azienda ha circa trenta ettari vitati in collina, coltivati a vermentino, cannonau e cagnulari.
Il Tuvaoes è un cru la cui omonima vigna è così chiamata in riferimento all’antico mestiere dei trasportatori di tufo (tuv) da un’antica cava fin giù alla vicina vallata, mediante dei buoi (oes).
Questo vermentino, pur avendo nel suo DNA i tratti distintivi del vitigno, è un vino sui generis, perché ha una sua personalità ben definita, contraddistinta da una costante presenza floreale: rosa canina e lavanda accompagnano piacevolmente la bevuta, in armonia con un tenue sfondo erbaceo e note fruttate di melone e pesca gialla. La corrispondenza gusto-olfattiva è impeccabile e il sorso è caldo eppur snello e colpisce il perfetto equilibrio tra tutte le componenti (tranne forse l’alcool leggermente in evidenza).
Un vino dunque che non stanca affatto dopo il primo calice e che si fa apprezzare per la sua femminile florealità. Un’ulteriore dimostrazione, qualora ve ne fosse bisogno, della poliedricità del vermentino. 

L’inviNato Speciale