Il Live Wine Milano è finito, purtroppo. Ce la siamo spassata, inutile nasconderlo. Il programma del Fuori Salone, inoltre, era vasto e goloso: non potendo seguire tutto ci siamo rivolti a Dario Borsotti, giornalista conosciuto nell’ambiente del vino meneghino come Il Bianchista, per la sua predisposizione ai vini bianchi. Abbiamo chiesto a Dario di occuparsi proprio delle Live Wine Nights, il Fuori Salone dell’evento. Ecco cosa ci ha scritto Il Bianchista:
I ragazzi di Appunti di degustazione mi avevano chiesto una mano ed io mi sono offerto volentieri di fare un pezzo sulle Live Wine Nights. C’era tuttavia troppa carne al fuoco ed ero indeciso su quale evento avrei voluto seguire, tra quelli proposti. Alla fine ho optato per la serata del venerdì, ancora prima che il Salone del vino artigianale iniziasse ufficialmente. Consapevole che la serata successiva, nei postumi alcolici del pomeriggio al Live Wine, sarei potuto essere poco lucido! Sono quindi andato alla Enoteca Vino al Vino di Via Spontini a sentir raccontare dalla viva voce di coloro che muovono la zolla. Quattro vini in degustazione, molto lontani tra loro per territorio, vigna ed approccio.
In enoteca l’aria, oltre ad essere alcolica, è molto informale, con Dan Lerner che ci introduce velocemente ai produttori (per lui sarà solo la prima tappa di un allegro tour de force tra le vinerie milanesi). Abbiamo Massimiliano Croci con il Gutturnio di Castell’Arquato, Agricola Cirelli con il Trebbiano di Atri, Ampeleia con l’Alicante di Roccatederighi (Grosseto), Porta del Vento con il Perricone di Camporeale. Giochiamo quindi ai quattro cantoni.
Dopo appena un’ora l’inizio della serata siamo già in pieno Fuori Salone! Non ci sono, tuttavia, i soliti capannelli di persone con le braccia che allungano i calici per ricevere una semplice stilla di vino: il calice è colmo. Tutti intorno al tavolone in legno, si salutano gli amici, si va e si viene. Si degusta, si ride, si parla cordialmente di tutto (tranne che di prezzi, in quel caso si è un leggermente reticenti). E i produttori sono estremamente pazienti, anche quando le domande si fanno un po’ imbarazzanti, tipo quale vino bevono quando non bevono il loro.
Personalmente metto primo in classifica il trebbiano maturato in Anfora di Francesco Cirelli. Per nulla banale; rimane fresco e in qualche modo mi ha ricordato lo Spelt de LaValentina, ma con meno ossidazioni spinte. Il trebbiano deve essere così: grande naso e tanta fluidità.
Subito dopo, nella mia personale classifica, pongo l’Alicante di Ampeleia, che cresce in un territorio ex minerario molto alto sul livello del mare e – sebbene risulti scarico di colore – riesce a controllare molto bene i tannini. Per chi, come me non lo sapeva prima, l’Alicante è più noto in Sardegna come Cannonau. Per la serie: Non se ne sai mai abbastanza!
La chiacchierata è stata lunga e interessante. Come sempre rimango impressionato della passione messa da queste persone nella loro attività e dalla capacità di comprendere il territorio cercando di interpretarlo al meglio, provando alle volte anche soluzioni per nulla banali nella maturazione e nell’invecchiamento del vino.
In definitiva, quella delle Live WIne Nights sono una esperienza che consiglio da abbinare al più classico salone anche per le edizioni a venire. Il programma è stato studiato bene, ampio e vario; è il futuro dell’entertainment collegato a grandi eventi. Statene certi: difficilmente in futuro avremo un Salone del vino senza il suo… Fuori Salone!