Era passato troppo tempo dall’ultima volta in cui Gianpaolo – l’InVinato Speciale – ed io ci eravamo trovati per bere un calice. Lo scorso venerdì l’occasione era ghiotta: una veloce telefonata ed ecco organizzato il rendez vous. Ciascuno di noi ha portato una bottiglia, per un pranzo frugale ma appagante. Nessun accordo, non c’è stato il tempo: si porta quel che si vuole e al diavolo tutti i sofismi sull’abbinamento per concordanza e contrapposizione. Il risultato di tanta improvvisazione è stato l’arrivo in tavola di due bottiglie molto diverse che, tuttavia, si sono adeguate benissimo alle nostre semplici pietanze. Una coppia strana, ma molto affiatata.
Il Fiano 2006 di Vadiaperti è un fiano dalla scorza dura e l’impatto olfattivo non facile, è timido, non è espansivo e non ti accoglie a braccia aperte. Ti sfida ad ascoltarlo e a cercare di capire la sua natura. Equilibrato, il frutto accompagna il sorso senza mai lasciargli la mano. In evidenza la nota iodata che ben maschera un lieve cedimento nella componente acida. Poco male: la longevità non è in discussione, dopotutto la capacità di Raffaele Troisi di fermare il tempo nel calice non la scopriamo certo noi.
L’Avvoltore 2006
di Moris è un blend di sangiovese e cabernet sauvignon, con la gentile partecipazione di una piccola percentuale di syrah. Molto consistente, granato tendente all’aranciato. Polvere di caffè marasca, tamarindo, radice, terra bagnata, spiccata componente boschiva, cioccolato di Modica. Naso complesso eppure la finezza non mi esalta. In bocca evidenzia poca energia e al tempo stesso sfoggia una veste elegante: bevuto un anno fa probabilmente avrebbe manifestato maggiore appeal: il tannino è integrato con struttura e alcol, da un punto di vista tecnico è ineccepibile e svela senza troppi preamboli quanto le componenti varietali siano state attentamente calibrate per ottenere un vino equilibrato e armonico. Da ritrovare e riprovare.