Spesso le esperienze migliori sono quelle che non ti aspetti; 
Wow…

Sì; quelle in cui “non c’era messo” insomma.

Non potevo farmi scappare l’occasione di scrivere almeno qualche riga su questo “Pigi” 2001: un fantastico blend di Syrah e Cabernet Sauvignon prodotto a Roccazzo, nel Ragusano.
Per inciso, non ricordo chi mi disse (forse Marilena Barbera o Emanuele Cambria, o tutt’e due) che verso la fine degli anni Sessanta la Sicilia, e sopratutto la zona sud/orientale, era usata come terra di sperimentazione da parte dei conquistadores del vino francesi i quali impiantavano qua e là varietà d’Oltralpe quali Mondeuse, Petit Verdot, Viogner ecc..
Una storia che si ripete da millenni condita da diverse sfaccettature.

Dunque, qualche cenno sulla serata ci sta.

Cena organizzata per chiudere svariati conti di qualche acquisto vinoso (sapete com’è, no??) a base di “panigaccio” (maggiori info qui) con salumi e formaggi e vino di accompagnamento.
Indirizzati dapprima su un Syrah, siamo stati dirottati dai gestori su questo, anonimo per quanto ne sapessi, Pigi di Poggio di Bortolone.
Ha resistito benissimo al tempo, tanto di cappello.

“Siamo quattro sommelier” dice Sergio all’amica locandiera (in verità tre sommelier, loro, più me. Ma apprezzo l’elevazione temporanea al rango.); “e siamo molto esigenti”
Non colgo preoccupazione di sorta dunque assaggiamo.
Azz
I commenti sono stati nell’ordine:
Francesco: “Se non l’avessi visto coi miei occhi avrei scommesso la tessera di sommelier che era un barolo.”
Giovanni: “baroleggiante è dir poco. Un po’ troppo caldo però”
Sergio: “Fantastico, mi piace più al naso però.”
Una sorpresona!
Colore rosso rubino tendente al granato, scarico, e permeabile. Naso ampissimo… Mille spezie armoniosamente integrate fra di loro, rosa pestata, china, liquirizia, cacao, forte nota ematica/ferrosa. Una complessità di terziari che colpisce come un pugno nello stomaco!
Unico neo, come evidenziato, è troppo caldo… Dobbiamo farlo raffreddare almeno di un paio di gradi perché così in bocca risulta effettivamente spentino… sempre godibile per carità ma carente di acidità e tannino.
Dopo quasi una mezz’ora di attesa fanno capolino un’acidità sottilissima come una lisca che fa da sfondo ad un sorso maggiormente equilibrato e perfettamente corrispondente al naso.
Anche il tannino, centrale, fine, vellutato esce fuori al calare della temperatura.
Morbidone (dopo tutto sto tempo!) ma con ancora quel pizzico di verve che bilancia, sebbene non perfettamente, l’azione del tempo che ha decisamente affinato questo ottimo vino.
Voto?
88/89… Super.

Siamo di fronte ad un grande vino! A questo punto vorrei provare la versione giovane per capirne le differenze ed evoluzione.
Nessun volontario che offre?