Iniziamo a familiarizzare con quest’idea: in un futuro ormai molto ma molto prossimo gli insetti faranno parte della nostra alimentazione. Chi mangerà insetti contribuirà, nel suo piccolo, a preservare l’ambiente, a migliorare la propria salute e a favorire, addirittura, la crescita economica e il benessere sociale. Infatti, tra i molteplici benefici derivanti dal consumo di queste piccole creature, la FAO evidenzia la ridotta produzione di gas serra, la possibilità per l’uomo di disporre di un cibo ricco di sostanze di elevata qualità dal punto di vista nutritivo e la possibilità di sviluppo di nuove e sostenibili forme di impresa.

Tuttavia, prima di poter arricchire i nostri piatti con gli insetti dobbiamo ancora superare due ostacoli.

Uno, tanto per cambiare, è di carattere burocratico, in quanto il regolamento europeo sui nuovi alimenti, entrato in vigore il primo gennaio di quest’anno, subordina qualsivoglia commercializzazione a uso alimentare degli insetti e dei loro derivati al rilascio di una specifica autorizzazione da parte dell’UE; ciò vale per i Paesi che, come l’Italia, non ne hanno in passato ammesso la commercializzazione a livello nazionale.

L’altro, non meno difficile da superare, è di ordine culturale: dubito infatti che la maggior parte degli italiani stia fremendo per vedere grilli, tarme e cavallette sulle proprie tavole. Perché ciò accada è necessario, anche attraverso chiare campagne di informazione, che la curiosità e l’attenzione per i risvolti positivi dell’entomofagia trasformi gradualmente la sensazione di disgusto, che la tradizione alimentare occidentale associa agli insetti, in una soddisfacente, se non addirittura appetitosa, esperienza di gusto.

Per non farmi trovare impreparata di fronte a questa rivoluzione alimentare e contribuire personalmente al  mutamento, ho deciso per il mio aperivino di fare un assaggio di questo novel food. Ne ho acquistato una piccola confezione in occasione di un giretto in Francia.

Ad essere sincera ho cercato un approccio facilitato: ho preso alcuni insetti tostati e aromatizzati alla salsa barbecue. Ho optato per un mix di tenebrio molitor, noto come tarma della farina, e di gryllodes sigillatus,conosciuto anche come grillo domestico tropicale.

Ecco, finalmente ci siamo, si passa all’assaggio. Croccanti e dal gusto delicato, anzi delicatissimo, al punto da essere quasi del tutto soverchiato dall’esuberanza dell’aroma BBQ. Nessun odore o sapore che possa fare arricciare il naso o storcere la bocca. Dal punto di vista della consistenza sembra quasi di sgranocchiare chips di patate o sottilissime tortillas di mais; le sensazioni saporifere, invece, sembrano ricordare quelle della frutta secca.

Un esperimento di assaggio piuttosto semplice ed elementare il mio, in quanto limitato alla degustazione degli insetti quali semplici ingredienti piuttosto che come parte di una vera e propria preparazione culinaria. Nulla a che vedere, quindi, con la complessità gustativa che è possibile trovare in elaborati piatti gourmand a base di insetti come il “Garum di cavallette” proposto dallo chef danese René Redzepi, una rivisitazione in chiave esotica e contemporanea della colatura di pesce di antichissime origini romane, o come il “Croccante di grilli al grano saraceno”, ideato dallo chef francese David Faure.

Ma ritorniamo ai miei insettini al gusto BBQ e alla loro, senz’altro possibile, accoppiata con il vino. A questo cibo del futuro, perfetto come crunch snack da aperitivo, ho abbinato un müller thurgau capace di dare il suo meglio già nel presente: l’Etza 2015. Si tratta di un vino dell’azienda Radoar, che in Alto Adige alleva vigne ultraquarantenni in regime di agricoltura biologica e seguendo le pratiche della biodinamica. Accattivante il suo paglierino pieno e vivace, il suo morbido ondeggiare nel bicchiere, il suo bouquet intenso e fresco da cui si spandono note odorose di piccoli fiori bianchi di montagna, di salvia e di sentori vegetali. Il sorso è coerente con l’olfatto e mette in luce una freschezza decisa ma non tagliente. Chiude con un finale leggermente amarognolo.

È un müller thurgau per come dovrebbe essere il müller thurgau: un vino il cui punto di forza sta nella semplicità e immediatezza dei profumi, nella piacevole freschezza e bevibilità; un vino senza fronzoli e orpelli ma pur sempre un vino fine. Il suo abbinamento con gli insetti? A mio avviso riuscito e replicabile. Sono comunque graditi suggerimenti per nuove e più azzardate combinazioni.

Sperimentate gente, sperimentate!