Valtellina
Qualcuno sul podio ci doveva stare. Mi sembra giusto farci stare la Valtellina, sia perché effettivamente siamo sulla parte più alta della Lombardia, sia perché davvero la viticoltura qui ha dell’eroico e merita quindi questo epiteto.

Un personaggio non da poco, come Leonardo da Vinci, descrive nel Codice Atlantico la Valtellina come circondata da alti e terribili montagne ma soprattutto come terra che produce vini “potentissimi e assai”
Un paesaggio quasi immutato nel corso dei secoli grazie alla sua scarsa accessibilità: un territorio fatto da piccole parcelle, delimitate da 2500 km di muretti a secco per sostenere i strettissimi terrazzi.
Versante a mezzogiorno, temperature estive elevate, ventilazione costante, scarsa umidità e vegetazione particolare (non ci sono conifere nonostante l’altitudine ma castagni, faggi, olmi) contribuiscono a creare vigne e vini straordinari.
Già nel X secolo vigneti erano presenti e probabilmente la viticoltura ha origine longobarda o romana. Quello che stupisce è che sia sempre stata data molta attenzione alla vigna, come testimoniamo documenti che risalgono al 1200: animali e spesso anche gli uomini non potevano attraversare le vigne. Nel secolo successivo fanno la loro comparsa funzionari incaricati di tutelare le vigne. In questo stesso periodo aumentò considerevolmente il commercio con i Grigioni. Il vino divenne la moneta di scambio più importante e ciò continuò fino tutto il 1600, arrivando nel 1700 a un’ulteriore espansione verso il territorio di Milano e verso le Alpi Orobiche
Nel Rinascimento il vino di queste parti era chiamato vino retico, cioè dei Reti, abitanti dei Grigioni, del Trentino e del Tirolo. Ne parlano Catone il censore e il solito Plinio.
Naturalmente impossibile non accennare alla diatriba che riguarda il Nebbiolo: Valtellina o Piemonte? Sebbene il primo documento che parla di Nibiol, concerna una vendita a Rivoli, dunque in Piemonte, difficile assegnare una provenienza precisa. I genitori di questo nobile vitigno sembrano avere stretti legami di parentela con i nipotini piemontesi e in egual misura con quelli valtellinesi. 
Poco importa a noi…  chiudiamo il libro per l’ultima volta e consoliamoci con quel gran vino che qui chiamano Sfurzat, il grande e ottimo passito secco di Valtellina

5 STELLE SFURSAT DI VALTELLINA DOCG – Nino Negri – 100% nebbiolo (chiavennasca), 15,5° vol. – Non solo la Valtellina merita certamente di essere sul podio, altrettanto si può dire di questo vino. Siamo certi di voler proseguire il viaggio verso il Paradiso? Quello Terrestre non è affatto male se queste sono le penitenze da patire !!!
Siamo arrivati davvero alla fine del nostro viaggio. Spero di avervi incuriosito e di avervi invogliato non solo a leggere un libro che ho trovato molto gradevole ma a degustare con rinnovata e cosciente reminescienza storica i variegati e straordinari vini della Lombardia.