Siamo in cinque per questa prima serata del 2013 all’insegna della buona cucina e del buon vino.
La settimana è trascorsa in un susseguirsi di messaggi, telefonate e email per decidere entrambi i menù.
Le aspettative erano ormai altissime su entrambi i fronti.
E mentre le donne di davano da fare in cucina, noi maschietti ci portavamo avanti stappando le bottiglie.
La parte del leone l’ha fatta Giovanni che ringrazio tantissimo per condividere sempre bottiglie di prim’ordine.
E infatti si presenta con due baroli, una barbera di “test” (ora capirete perché) e il Moscadeddu di Badde Nicolosu che anche questa volta abbiamo rimandato a data da destinarsi.
Il rinfresco pre-pasto parte con un Ferrari Rosè (estemporaneo) che, ahimè, è pure risultato pessimo; di gran lunga inferiore rispetto al resto della produzione della cantina trentina!
Ammetto di esserci rimasto male considerando che il brut base è già ottimo… per non parlare dei due Perlè e della Riserva.
Apriamo il Brut Faccoli in magnum per andare sul sicuro.
Sono stato in cantina da Claudio Faccoli in occasione del Festival di Franciacorta nel Novembre scorso. Purtroppo c’era molta gente al bancone di degustazione (luculliano anche per il cibo) e a parte la visita di rito in cantina abbiamo avuto davvero poco tempo per chiacchierare.
Bolla fine, molto persistente, abbastanza numerosa si presenta con bel giallo paglierino intenso.
Intenso e fine al naso si caratterizza per complessità e aromaticità particolare che non ti aspetti. Distinguo con relativa facilità erbe officinali, pino, resina, lievito, cedro e sottile nota balsamica.
Un franciacorta, permettetemi, fuori dal coro che non sembra affatto un franciacorta. Un’ottima fattura e un gusto non comune ne fanno un prodotto che spicca e si differenzia. Ottimo!
Ho anche il Pas Dosè che è ancora meglio….
Diciamo che il Faccoli sarebbe dovuto bastare per contenere l’opulenza degli antipasti; in pratica fra una chiacchiera e un progetto per un futuro viaggio è rimasto solo il fondo…Menomale che era solo una magnum…
Le donne cucinano ancora e i profumi si fanno già sentire. E anche la fame!
Barbera Bricco de’ Cipressi 1964, Bersano. |
Bellissima l’etichetta sul retro! |
E’ a questo punto che decidiamo di dedicarci all’incognita della serata e scoprire se è ancora buono.
Ecco la Barbera Bricco de’ Cipressi 1964 di Bersano.
Ecco come si presenta alla vista una Barbera del ’64 ossidata. |
Appartenuta da sempre alla famiglia di Giovanni, questa ha trascorso almeno gli ultimi trent’anni in cantina. Purtroppo però scopriamo che la bottiglia e scolmata fino alla spalla e il tappo è secco e percolato.
Dopo aver ridotto il tappo in poltiglia decidiamo comunque di versare un calice.
Torbido alla vista di colore rosso aranciato permeabile con ampio bordo giallo scarico risulta marsalato all’olfatto. Ci aspettavamo anche peggio…
Comunque, un sorso e niente più. Peccato.
Terminiamo la disquisizione sulla barbera appena in tempo per la cena.
Ecco il Menù:
- Triangoli di porro con ripieno di patate e spezie orientali.
- Blinis di uova di Lompo rosse e nere al formaggio Boursault.
- Crespelle di uovo in camicia con vellutata di zucca e coste.
- Cinghiale in salmì con polenta taragna al bitto e funghi champignon.
Rosso rubino limpido è intenso nei profumi. Al naso spiccano frutti rossi e nota vegetale. Di buona struttura e corpo lo trovo legato, armonico. Progressione convincente, sebbene sia solo abbastanza persistente. Bevibilissimo e godibile, lo finiamo velocemente, giusto il tempo di servire il cinghiale.
Vigneto Arborina di Elio Altare 1996 |
E’ a questo punto che entrano di scena i pezzi forti della serata:
i due baroli Vigneto Arborina di Elio Altare 1996 e 1991.
Una mini-verticale.
- 1996
Si apre ancora nel bicchiere dopo 15 minuti (aperto 3 ore prima).
Ferroso, ematico di bella tannicità. Ottima anche l’acidità che lo fa sembrare più giovane (17 anni…). Abbastanza limpido. Ottima la progressione, in bocca sembra avere una bevibilità migliore rispetto ad altri baroli. Avremmo potuto aspettarlo ancora svariati anni.
Vigneto Arborina di Elio Altare 1991 |
- 1991
Stesso colore rosso rubino scarico tendente al granato, nota ematica e ferrosa meno evidente, forte sentore di arancia rossa presenta una componente fruttata più matura. Quello che mi stupisce di questo ’91 è l’acidità che sento addirittura più spiccata rispetto al ’96. Anche i tannini mi sembrano più decisi. Grande struttura anche in questo e, come per il ’96 ritengo andasse aspettato ancora qualche anno. Poteva stare.
Mi ha davvero stupito. Chissà se e quando potrò provare un 1991 così!
Siamo in conclusione, pieni, soddisfatti e, personalmente, con un discreto mal di testa… Il Ferrari era da evitare e la magnum doveva essere semplice bottiglia…L’Arborina ’91 è rimasto quasi tutto lì e abbiamo dovuto rinunciare al moscadeddu…
Memorandum per il futuro:
- Non mischiare troppo.
- Non esagerare con le quantità.
Sappiamo tutti che non è affatto facile!
Triangoli di porro alle patate |
Crespelle con uovo in camicia, zucca e verdura |
Blinis di uova di lompo e formaggio |