Il mondo del vino è ricco di vignaioli che rappresentano la continuazione a volte secolare dell’attività di famiglia.
I nomi sono tanti e spesso anche prestigiosi. Ma le nuove leve, i vignaioli che non hanno ereditato la vigna e si sono fatti da soli sono forse da meno?
Devono averci pensato gli organizzatori di Solovino, evento quest’anno alla prima edizione, tenutasi a Santo Stefano di Roero lo scorso primo aprile.
E non è stato uno scherzo, si è fatto sul serio: è stata un’occasione interessante per conoscere nuovi volti e – naturalmente – nuovi vini, nella particolare ottica di considerarli… di nuova generazione!
Devo dire che il livello qualitativo medio degli assaggi è stato elevato anche se non tutti gli assaggi sono stati indimenticabili.
Dopotutto per ottenere dei risultati bisogna prima seminare, anche per parecchi anni e con dispendio di sudore notevole: i vignaioli – anche se di prima generazione – lo sanno bene. Hai voluto la vigna? Adesso… pedala!
Non ci stancheremo mai di dire ciò che per noi è l’essenza dell’enomondo: il vino è ricerca. Ed ecco… cosa abbiamo trovato:
Il Quarticello: semplicemente e inesorabilmente buono
Spergola 2015 metodo classico tiraggio con mosto di Malvasia. Naso vegetale e vivace, bocca agile, fresca, beverina.
Bollicina per tutte le occasioni, specie quelle di compagnia gioviale. Nota di merito anche per
Le Mole 2015, malvasia ottenuta parzialmente da uve surmature e macerazione di cinque giorni. Pur essendo giovane ha tratti da vino adulto, corpo ben delineato, struttura e
last but not least bevibilità da urlo.
Meridio: dall’Emilia alla Sicilia, il passo è breve. Giovanni Salafia e Gaetano Luca sono due geologi ed hanno deciso di diventare viticoltori, acquistando una vigna a Chiaramonte Gulfi.
La tradizione ha indicato loro le prime scelte poiché gli impianti sono ad alberello ibleo: abbiamo provato Liama 2015, nome dato alla foglia della pianta di Ampelodesmos mauritanicus utilizzata per legare le viti.
Nero d’avola 60%, alicante 20% e frappato 20%: molto fruttato, speziato e spiritato al naso, accarezza il palato mantenendo una certa vigoria, senz’altro data dall’annata ma anche dai vitigni. Lo riproveremo con curiosità più avanti, magari alla prossima edizione di Solovino, quando qualche intemperanza giovanile si sarà placata.
Togni Rebaioli: una vecchia conoscenza per noi, nonostante Enrico Togni Rebaioli sia un giovane vignaiolo, a Darfo Boario Terme, in Val Camonica. Da tempo non provavamo
San Valentino 2014, il suo erbanno, il vitigno autoctono camuno parente del lambrusco Maestri.
Passi da gigante per questo vino che era già buono prima: rosso porpora acceso, componente vegetale in evidenza ma sempre ben sorretta da un florilegio di frutta rossa e spezie, sorso ben dritto, senza orpelli ma non per questo senza stile.
Didier Gerbelle: ci spostiamo in Val d’Aosta dove Didier opera dal 2006. Proviamo il Torrette superiore
2015, petit rouge al 70%, cornalin, fumin e premetta per la restante parte. Succoso, fragrante e vagamente terroso, va giù che è un piacere.
Ci è molto piaciuto anche L’Aine 2015 da neret, un vitigno autoctono che ha rischiato di sparire e che Didier ha recuperato. Dark nell’anima, ha corpo sinuoso e regala sensazioni gustative obiettivamente inedite. Bravo Didier!
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