Ci siamo sempre chiesti come mai Milano non avesse ancora un evento periodico universalmente riconosciuto come l’evento di Milano, il Vinitaly meneghino, il Merano Wine Fest all’ombra della Madonnina. In passato ci hanno provato cercando di imitare le grandi fiere ma non ha funzionato e Milano è rimasta a lungo senza un vero evento tradizionale di riferimento.
Qualcosa già da qualche anno fortunatamente sta cambiando, grazie a Live Wine, che nella scelta degli espositori mantiene tuttavia un approccio volutamente naturale, quasi settario, precludendosi la possibilità di essere l’evento milanese erga omnes dall’anima profondamente commerciale.

In questo senso Bottiglie Aperte, quest’anno alla quinta edizione e tenutosi dall’uno al tre ottobre, avanza seriamente la propria candidatura: rispetto all’anno scorso, quando già aveva favorevolmente impressionato (leggete il nostro articolo a questo link), ha migliorato il setup dello spazio espositivo, affinato la lista dei partecipanti, senza perdere di vista l’anima professionale dell’evento, destinato principalmente al b2b. Sono state incrementate le masterclass, quest’anno davvero interessanti e quando diciamo interessanti vogliamo dire… interessanti! Citiamo, a puro titolo d’esempio, l’orizzontale “Barolo vs Brunello” o l’ “Antologia dello Champagne“.
Particolarmente atteso lo Champagne Day di lunedì 3 ottobre a cura del Club Excellence.
Di livello l’Area food, installata al centro del Palazzo delle Stelline, con il salmone Upstream e la Salumoterapia.

Occhio di riguardo anche per un tema a noi caro, la comunicazione del vino, con un workshop sull’evoluzione dei consumi, l’importanza dello storytelling (che parolone) e del marketing.
A Bottiglie Aperte quest’anno, quindi, si respirava un’aria davvero piacevole, ricca di quella verve professionale che caratterizza i grandi eventi e priva quasi totalmente di quelle presenze fastidiose – senza fare gli snob – che in alcune occasioni si possono scorgere ad incontri di questo tipo. È davvero il wine show che si prefigge di essere. 
Federico Gordini, patron della manifestazione, ha capito cosa serve alla città ed ha soprattutto il merito di aver intensificato la partnership con il Re Mida della comunicazione vino italiano, colui che in questo momento ha il vento in poppa più di tutti gli altri: Luca Gardini.  
Qualcosa da migliorare c’è: manca una sala stampa, per esempio (ne basterebbe una piccola). All’ingresso non vengono distribuite tasca porta calici per cui è più facile perdere i 10 euro (dieci euro, sì) di cauzione se il calice va in frantumi. Manca un vero e proprio guardaroba. Rispetto all’anno scorso i produttori sono aumentati, anche se qualcuno di importante quest’anno non si è presentato all’appello. Piccole cose, dettagli, se vogliamo. Ma anche i dettagli sono importanti se si punta a diventare un riferimento.  
Cosa abbiamo bevuto? Abbiamo bevuto bene, davvero bene. Abbiamo conosciuto nuovi produttori e ci siamo divertiti. Ecco una piccola sintesi (non esaustiva):
Hugel Alsace Gentil 2015
 
Pinot bianco, pinot grigio, gewurztraminer, muscat e riesling, tutti insieme appassionatamente: vino piacevole e piacione, grande acidità, morbidezza glicerica, non troppo verticale, buona sapidità. Non il vino alsaziano della vita, ma un buon compagno per un’occasione non troppo formale.
Da cabernet e syrah. Note sottili di frutti rossi dopo un attacco agrumato di scorza arancia e mandarino, ben coeso. Acido, bocca sapida, gradevole, media lunghezza, rosé che si fa apprezzare.

Silenzi di Terra Lugana 2015
Naso vegetale ma soprattutto parecchio floreale, di biancospino e giglio, poi frutta e naturalmente vena tipicamente minerale. Leggera nota abboccata bilanciata dalla sapidità, un bel vino da bere senza pensarci troppo.
Domaine La Borderie Champagne Douce Folie Extra brut rosé. 
Da Pinot nero in purezza. Il colore è così intenso e luminoso che fa pensare al chiaretto. Naso di lievito, pane in pasta, rotondo e grasso, sì, diciamolo pure. Champagne gastronomico per eccellenza con nota di distillato.
San Michele Netto 2014

Una piacevole sorpresa, nella vita -come al banco di degustazione – fanno sempre piacere. Trebbiano di Lugana, giallo luminoso, caratterizzato da una nota distinta di zafferano, non una grande sapidità ma acidità dritta, una pulizia notevole. Non è vago, non è vario, non scimmiotta: riconoscibile, fiero, personale.

 Encry, Vue Blanche Estelle:
Direttamente dallo Champagne Day: potevamo parlarvi di Roederer o Jacquesson, ma non lo faremo. Tanto li conoscete già. Citiamo solo questo, non famoso -forse – come quei due mostri sacri, ma vi garantiamo altrettanto buono. Fine, affidabile, lungo, dinamico. Consentitici il termine: uno champagne… champagnoso!

Essentiae Liquoreria Ligure Opificio del gusto, Persichetto


A Diego Bosoni, noto per il suo ruolo in Cantina Lunae, fare il vino non bastava più. Insieme a Fiorella Stoppa ha dato vita ad Essentiae, un laboratorio artigianale che produce liquori seguendo le antiche ricette della tradizione ligure. 
Vogliamo chiudere gli assaggi di Bottiglie Aperte con il Persichetto, ottenuto da infusione di foglie fresche di pesco e vino bianco. La presentazione è già invitante: il colore è arancio con riflessi oro e rame. Il naso è meno intenso di quanto vi potreste aspettare: ma è un bene, perché il liquore gioca sulle sfumature. È una carezza morbida e in movimento, non troppo calda (23% in alcol) e piacevolmente beverina. La natura vegetale in bocca è evidente ma il finale ammandorlato vi stupirà. Provare per credere ( e poi scriveteci per ringraziarci della dritta).