Si è legati per sempre ai genitori perché ti danno tutto sé stessi, anche se magari non saranno i migliori al mondo.


Si può portare nel cuore un bar perché ogni volta che ci entri ti senti a casa tua, anche se è un comunissimo baretto di periferia.

Si può adorare un calciatore perché dà l’anima in campo, anche se ha due cassette della frutta al posto dei piedi.

Si ama una donna, anche e soprattutto per i suoi difetti.
E sì, ci si può innamorare di un vino per tanti, tanti buoni motivi. Io ne ho trovati molti nel Tufano di Colacicchi. Questo cesanese, per chi come me è stanco dell’appiattimento fiore-frutto fiore-frutto che ci circonda, è il tripudio della non omologazione. Perché?!?!?
Perché in questo cesanese ci troverete cose che in tanti vini blasonati vi sognerete. La merd de poule, il pongo e il ferro bagnato, la pelle animale e la muffa della pelle del salame. Sì proprio quella polverina bianca che poi vi rimane sulle dita. Da berne senza soluzione di continuità, a dispetto dei 14,5% riportati in etichetta che, per inciso, non si avvertono quasi per nulla all’assaggio.

Forse qualcuno starà pensando a uno scherzo o che mi sto prendendo beffe del vino, ma vi assicuro che la sorpresa nello scoprire questo cesanese sarà totale, in barba a tutti gli internazionali, i marmellatoni, i morbidoni e i vini ciccioni,  tutti uguali come fossero usciti da una catena di montaggio. Questo è un vino vero, vivo, buonissimo.
Se in giro c’è ancora chi si ostina a usare l’ormai obsoleto termine Supertuscan beh, allora questo Tufano è senza ombra di dubbio un SuperLazial!