Coniugare produzione vinicola e capacità comunicativa non è facile. Anzi se scorriamo le classifiche di preferenza dei wine blog non troviamo facilmente produttori/blogger.
Eppure c’è chi riesce nell’intento, vinificando – tra le altre cose – un’eccellenza tutta italiana, il Brunello di Montalcino e ponendosi nello stesso momento tra i primi posti dei wine blog più seguiti a livello nazionale.
Stiamo parlando di Donatella Cinelli Colombini, che possiede il Casato Prime Donne a Montalcino e la Fattoria del Colle a Trequanda ma soprattutto (soprattutto per noi wine writers) gestisce il blog che porta il suo nome, vero esempio di successo, competitività dai contenuti sempre eccelsi.
Abbiamo intervistato Donatella, partendo dal suo passato fino ad arrivare al futuro del vino, passando per il ruolo delle donne nel mondo del vino, ancora troppo maschilista. Dalle sue parole scoprirete senza fatica che Donatella merita senza dubbio di far parte delle nostre #personedivino.
La sua famiglia era già dedita alla produzione vinicola: lei ha continuato la tradizione famigliare, è stato un passaggio quasi obbligato o una scelta? In che modo la tradizione, l’attaccamento al territorio, la memoria storica la aiutano nel lavoro di tutti i giorni?
Mi piace lavorare nel vino, credo sia il mestiere più bello del mondo. Questa passione è cresciuta in me pian piano come l’amore per Montalcino e la Terra senese, le sue tradizioni, le sue colline, la sua gente… È il mio mondo. Certo che tutto questo mi aiuta a lavorare, mi dà lo stimolo per dedicarmi a cose che prendono tanto tempo e non danno un ritorno economico ma sono importanti per il futuro del nostro territorio come il Consorzio del vino Orcia.
Tra gli anni 90-2000 lei ha preso le redini e rivoluzionato la fattoria creando le due principali cantine. Com’è il suo Brunello rispetto a quello dei suoi avi?
Il mio Brunello è molto tradizionale, per certi versi ricorda quello di mio nonno. Nella vigna facciamo tutto a mano, siamo tornati a usare molto la zappa e a mettere al bando i diserbanti, stiamo tornando ai lieviti indigeni e ai tini da vinificazione in cemento. Ovviamente ci sono dei distinguo importanti: i ceppi dei lieviti indigenti sono frutto di anni di sperimentazioni in laboratorio, i tini in cemento hanno il cappello aperto il follatore e i sistemi di raffreddamento. In altre parole c’è un ritorno all’antico ma le attrezzature sono le migliori esistenti a livello internazionale.
Rispetto a quelli del passato i miei Brunello sono capolavori di armonia e di morbidezza fino da giovani. Con i vini di mio nonno erano solo le grandi riserve ad avere queste caratteristiche.
Cosa ha di diverso il suo Brunello rispetto a quello dei vicini?
Il mio è un Brunello armonico, elegante e con un finale lungo e sapido senza elementi amari. Noi donne odiamo il gusto amaro e amiamo i vini in equilibrio e ovviamente i muscoli.
Il Casato Prime Donne è forse l’unica cantina in italia ad avere uno staff completamente in rosa. Il Brunello Selezione Prime Donne, viene valutato da una giuria anch’essa completamente femminile. Come mai questa scelta? Che cosa hanno di diverso le donne sia nel produrre che nel degustare vino?
Il Brunello Prime Donne è nato quando le guide dei vini avevano tutti assaggiatori maschi. Nel 1998 quando tutti erano convinti che le donne bevessero solo vini bianche e vini dolci. Invece io ho sempre creduto che il giudizio delle donne fosse importante anche sui vini rossi a grande invecchiamento e per questo ho riunito un panel di donne ed ho chiesto loro di scegliere il Brunello del cuore. All’inizio è stata una provocazione. La diversità principale delle donne nel produrre e degustare il vino, è il livello professionale: la selezione è molto più forte che per gli uomini e le poche che ce la fanno sono straordinariamente brave e abituate a impegnarsi al massimo.
In azienda mio marito Carlo si occupa della parte finanziaria e del negozio di Siena. Ci alterniamo anche nel ricevere gli ospiti e nel presentare il vino… gli impegni sono tanti e continui tutto l’anno.
Domanda classica: cosa beve quando non beve i suoi vini?
Acqua, oppure i vini di tutto il mondo che compro o mi regalano i colleghi.
Negli anni avete recuperato il vitigno autoctono Foglia Tonda, che rientra nella produzione di Cenerentola. Quali sono le caratteristiche di questo vitigno? Avete mai pensato di vinificarlo in purezza?
È un vitigno presente nella zona senese, soprattutto in Chianti, da secoli e secoli. Fu abbandonato nell’Ottocento perché è molto produttivo e in un’epoca in cui la miseria costringeva i contadini a lasciare tutta l’uva sulle piante, le viti non riuscivano a portare i grappoli a piena maturazione. Oggi l’uva viene contenuta attraverso le potature e facendo abortire una parte della fioritura. La maturazione arriva poco dopo il sangiovese. I vini da foglia tonda sono più speziati e potenti ma meno eleganti del Sangiovese. Non credo che produrremo del Foglia Tonda in purezza perché a me piacciono solo vini molto eleganti.
Il vigneto di traminer era già presente o l’ha impiantato lei? Come si esprime questo vitigno in una regione atipica come la Toscana?
Era già in produzione quando ho preso la direzione della Fattoria del Colle nel 1998, ci da dei buoni vini bianchi e dei meravigliosi passiti.
Come è andata la vendemmia 2015?
Meravigliosamente bene, un capolavoro, la migliore che ricordi.
Lei ha fondato il Movimento del Turismo del Vino, ormai molto conosciuto e apprezzato per le sue iniziative di promozione del vino. Cosa prova nel vedere come è cresciuto ed il successo che ha avuto in tutta Italia?
Sono felice. Per il turismo del vino ci sono ancora grossi margini di incremento soprattutto in alcune regioni e alcune denominazioni ancora poso capaci di attrarre wine lovers. Per questo sto scrivendo un nuovo manuale che si intitolerà “Il marketing delle cantine aperte” insegna come migliorare l’accoglienza nei luoghi di produzione. Lavoro in piena sintonia con il Movimento del Turismo del vino che per me è il secondo figlio, non lo abbandonerò mai e se posso, lo aiuterò sempre.
Parliamo di un argomento a noi molto vicino, la comunicazione del vino in epoca odierna, il vino e i social network. Lei ha un blog sempre ai primi posti nelle classifiche dei blog del mondo enologico. Quando ha iniziato quest’avventura? È stato difficile confrontarsi con i nuovi mezzi di comunicazione?
Ho iniziato tre anni fa con l’aiuto di Antonio Gnassi professore di web marketing alla Middlesex University di Londra. È facilissimo avere un blog basta essere brevi, curiosi e scrivere solo cose vere.
Noi blogger di Appunti di degustazione abbiamo solo da imparare da lei. Quali sono i segreti per un blog di successo come il suo?
Io non ho segreti, non sono un giornalista né un esperto di comunicazione. Racconto quello che vedo, le cose che leggo, scrivo dei miei amici produttori… Forse sono prolissa. Antonio mi dice sempre “dividi i post, sono troppo lunghi” ma alla mia età si sanno così tante cose di tanta gente che si diventa pettegoli. In fondo il bello del social è proprio questo: fare cortile insieme a persone con gli stessi interessi.