Milano
All’epoca dei Visconti, Milano era una delle poche città europee ad avere più di 100.000 abitanti; una città “superbamente” magnificata da Bonvesin de la Riva ne De magnalibus urbis Mediolani: 12.000 case, 6 porte e 10 posterle, 1.500 notai, 120 chirurghi, 440 macellai, 150 albergatori: insomma una vera metropoli medievale. Sempre Bonvesin de la Riva ci racconta che tutti i Palazzi avevano una propria cantina e ogni casa una propria botte.
La vite era coltivata ovunque, in quasi tutti i cortili, insieme ad altre colture, atte a garantire la sussistenza, in maggior parte accanto alle mura spagnole: resistono oggi alcuni toponimi come San Pietro alla Vigna o Brolo la Vigna.
Appena fuori dalle mura, le vigne erano protette da recinzioni oppure da muretti per impedire il pascolo del bestiame, in un concetto assai moderno di vigneto.
Gli insediamenti monastici fuori porta – per esempio Chiaravalle – coltivavano la vite sia per scopi eucaristici ma anche per il consumo del clero e per la vendita.
La presenza di vie d’acqua – i Navigli – non solo garantiva una buona irrigazione ma consentiva di trasportare velocemente il vino, prodotto di facile deterioramento. Favoriva anche il commercio di vini pregiati provenienti da altre territori, persino dall’Oriente: vini dolci e aromatici, particolarmente graditi alle classi più agiate della città.
La Vigna di Leonardo |
Inoltre si trovavano il pignolo (a indicare genericamente un prodotto di bassa qualità), le guarnazzole (le attuale vernacce) provenienti da Magenta e Abbiategrasso e ancora trebbiani, lugliatiche, invernenghe fino a moscati e malvasie provenienti da Venezia.
Le osterie erano numerosissime, a partire dall’epoca medievale fin tutto il 1800: entro le mura se ne contavano più di 100: Via Osti doveva probabilmente contenere diverse locande e taverne. La Milano da bere non è un’invenzione poi così recente!
Le coltivazioni ancora presenti in città resistettero meglio alle malattie della vite. Ne abbiamo già parlato a proposito della vigna di Leonardo che si è conservata fino ai giorni nostri. Ma è curioso sapere che in un giardino di Corso Monforte, nel 1872, è stato raccolto un campione di chasselas ciutat… che si dice fosse una delle varietà preferite nelle corti francesi a partire dal 1500. Incredibile no?
Chiuso il libro cosa bere di Milano? Ahi ahi ahi… l’unica vigna superstite a Milano è quella di Leonardo. In attesa di berne il vino, consoliamoci con un vicinissimo cugino prodotto dallo stesso vitigno.
COLLINA DEL MILANESE – PASSITO AUREUM – BANINO – 2011 – 100% malvasia aromatica di Candia, 12+8° vol. – Un passito veramente interessante: non serve poi andare tanto lontano per trovare un passito che si rispetti. San Colombano… arriviamo!
(continua)