Vino e olio, due prodotti della terra che arricchiscono le nostre tavole, esaltando gusti e sapori.

Vino e olio, due prodotti che, nelle giuste quantità, forniscono al nostro organismo sostanze preziosissime.

Vino e olio due prodotti che, a pensarci bene, hanno in comune moltissime cose: la forma del frutto, il metodo di produzione mediante spremitura, la tecnica di degustazione, solo per dirne alcune.
Insomma una coppia di fratelli vincenti! Quindi, perchè non promuoverli insieme?
E’ quello che hanno fatto il Consorzio Movimento Turismo del Vino Puglia e gli EVO dei frantoiani di Buonaterra, l’associazione dei produttori partner del Movimento Turismo dell’Olio, creando Puglia Wine & Evo Road Show.
L’evento, giunto alla sesta edizione, ha un format originale che vede protagoniste ventiquattro selezionate enoteche di Roma e Milano che, durante il mese di Ottobre, ospiteranno a rotazione i vini e gli EVO delle aziende socie.

Uno dei primi appuntamenti è l’aperitivo di martedì 6 ottobre dal titolo “DALLA DAUNIA ALLE TERRE DI FEDERICO“, che vede protagonisti il territorio e i vini della puglia settentrionale (Daunia) e centrale (Terre di Federico) raccontati da Doriana Cisonno, esperta in comunicazione e turismo del vino e dell’olio.

L’ospitante è la Bottega dell’Arte del Vino, elegante e rifornitissima enoteca milanese, spesso sede dei miei eno-acquisti..

Ecco le etichette in degustazione durante la serata:

Riserva Nobile 2011, azienda D’araprì -100% bombino bianco- Metodo classico brut dal naso fragrante di lievito e crema pasticciera. Gustato appena stappato ha una bolla sprizzante, quasi fin troppo ricca, ma comunque fine. Un brioso impatto iniziale, che muta poi in uno scorrere morbido e vellutato. Dopo deglutizione, sapidità e acidità si susseguono in modo chiaro e piacevole, lasciando prima la bocca asciutta, per poi rinfrescarla. Una bolla autoctona buona a tutto pasto.

Terra minuta 2014, di Valentina Passalacqua è un blend di greco e fiano in parti uguali. Un vino dal naso scherzoso, che si traveste da vitigno aromatico portando con se litchi e frutta gialla, ma che con l’ossigenazione rivela note vegetali e minerali. Frutta e agrumi, insieme ad una discreta sapidità, caratterizzano il sorso, ahimè un pò cedevole sul finale. Nero di Troia 2013, rosso rubino intenso, sprigiona profumi di fiori, marasca, confettura di frutti rossi, e ancora spezie e cioccolato in evoluzione. Bocca corrispondente, ammorbidita e arrotondata dal legno.

Pietrabianca 2013Tormaresca – 90% Chardonnay, 10% Fiano – L’utilizzo della barrique nella vinificazione dello chardonnay, è scritto nel naso di questo vino, che impatta la mucosa con chiare note di vaniglia, mentre gelsomino, pesca gialla, pompelmo e frutti esotici arrivano successivamente. All’assaggio è morbido e caldo, con una buona, bilanciante, sapidità. 

Otre 2012, cantine Teanum -100% Nero di Troia- Profumi dolci, di frutta rossa, ciliegia, cioccolato e vaniglia si tuffano e mescolano in un sorso che invece è fresco e vegetale. Rotondità e alcool scaldano il sorso, ma senza appesantirlo. Piacevolissimo allungo finale. In una parola, un nero di troia beverino. 

Perazzelle 2013, Cacc’e Mmitte di Lucera DOC, Agricola Paglione. Prima di degustare, permettetemi due parole su questo vino, il cui nome deriva dall’antico metodo di produzione.

Un tempo, infatti, solo i palmenti, tipiche masserie del Sud Italia, possedevano le vasche per la pigiatura dell’uva e le affittavano per la lavorazione. Tutto doveva concludersi in una giornata per lasciare spazio all’utilizzatore successivo. Pertanto un affittuario toglieva il mosto appena prodotto dalle vasche del palmento (“Cacce“) per portarlo nelle proprie cantine, e un nuovo affittuario versava nelle vasche (“Mitte“) la propria uva da pigiare.

 Il disciplinare prevede l’utilizzo di diversi vitigni, con una percentuale maggiore di nero di troia (35%-60%). Nel nostro caso, il Perazzelle è composto da nero di troia, Sangiovese, Bombino Bianco e Malvasia bianca.
Colore rosso rubino, naso ricco ed intenso in cui ritrovare frutta rossa, spezie, viola e anche dei sentori di stalla. In bocca non “toglie”, anzi ci “mette” una grande grinta, supportata da buona struttura. Tannino ancora bambino e nota alcoolica potente rendono il sorso verticale, suggerendo di riprovare questo Cacc’e Mmitte tra qualche anno.

Decido di concludere la serata lasciandomi guidare nella degustazione di oli dall’agronomo Valentino Valzano, degustatore di oli e di vino.

Differenze e analogie nei gesti, nei termini, nelle classi di raggruppamento delle sensazioni. Un mondo nuovo, a cui mi approccio roteando e scaldando il bicchiere di plastica con una mano e tenendolo chiuso con l’altra.

Scaldare l’olio è importantissimo per esaltarne e farne esprimere i profumi, un pò come ossigenare il vino. In bocca, invece, bisogna aspirare fortemente per nebulizzare il liquido e far si che un’esplosione di finissime goccioline pervada tutta la bocca. Mi sento un pò come il primo giorno di scuola, ma  la prima “interrogazione” non è andata poi così male.

Per questa “prima” volta ho assaggiato oli derivati dalle cultivar Cellina di Nardò  e Coratina, molto diverse tra di loro e quindi estremamente didattiche.  

Per iniziare due mi sembrano più che sufficienti. Finale di serata molto interessante.