di Anna Gelmetti

Quando al corso di sommelier hanno detto che nel sud della Francia si beve molto rosato, ho preso appunti distrattamente ma il primo incontro con un Tavel a Milano è molto positivo.
Château d’Aquéria Tavel 2013. 
Uno squillante e luminoso color corallo, naso vegetale e suggeriscono “croccante” (concordo davvero), erbe mediterranee, ribes rosso. In bocca buona intensità e persistenza, note minerali, quasi salino, alcol “vivace” ma mai fastidioso. Mi piace.
Arrivata a Mentone vado in enoteca e cerco un altro Tavel da assaggiare.
Domaine du Prieuré BIO Tavel 2013 – Rosa cerasuolo come un’alba limpida sul mare: al naso pesca e piccoli frutti rossi, salvia; in bocca leggermente più speziato, fresco e sapido. Direi equilibrato, perde un pochino in intensità e persistenza. Grenache 55%, Cinsaut 30% e Clairette 15%, su terreno sabbioso. Un vino da bere giovane che suggeriscono di accompagnare a piatti etnici. Io ho cucinato paella e l’abbinamento ha funzionato.

Al supermercato, una corsia intera per il rosato, prezzo tra i 4 e gli 8 euro. Non c’è brasserie, dove italiani e francesi non sorseggino ghiacciatissimi tulipani rosati. Qualche sparuto esemplare – fiero delle proprie galliche origini – si dedica ancora alla cervisia.
Un conoscente francese mi dice che tutti qui bevono il rosato perché va giù come acqua, salvo pentirsene il giorno dopo e fa un segno inequivocabile di ghigliottina. Così, per la causa rivoluzionaria, mi sottopongo all’acquisto di un vino a basso costo. Una bottiglia mi è parsa esagerata ma ho la fortuna – si fa per dire eh – di trovare un 375 ml presentato come esclusivo per Sommelier: 4 euro per 375 ml lo pone nella gamma alta dei low cost. La degustazione è esattamente quella descritta dal mio amico: indubbio l’effetto collaterale che ascrivevo alla solita – ma questa volta innocente – cervicale: faccio la fine di Maria Antonietta. In un’altra enoteca, il caviste mi conferma che nel Midi si beve rosato d’estate, talvolta in inverno ma non si parla di bianco. Il mio adorabile padrone di casa mi dice che ormai è di moda bere il calice di rosato e le qualità più presenti in regione sono grenache, cinsaut e syrah. D’inverno rosso: del bianco non se ne parla… qui non ne bevono.

Nuovo assaggio:

Château Miraval 2014, mis en bouteille da Jolie-Pitt e Perrin. Decisamente interessante. Rosa tenue quasi madreperlaceo. Profumo intenso di fiori di campo, biancospino e erbe di Provenza fresche. Pesca bianca, leggermente agrumato. Perfetta corrispondenza gusto olfattiva e buona persistenza. L’ho abbinato a una classica Salade Niçoise e mi è sembrato perfetto. Uvaggio “solito”: grenache, cinsaut, syrah. Wine spectator ha definito il 2012 uno dei migliori rosati al mondo. Lo berrò ancora ma… il migliore mi sembra esagerato. Ma se lo scrivo anch’io Brad Pitt mi concede un’intervista?
A Nizza visito la chiesa ortodossa costruita per i rifugiati russi negli anni della rivoluzione. Niente zar e il Cristal Rosé non è alla mia portata, tento di consolarmi con un rosé, tanto per stare in tema.
Roederer Champagne Vintage Rosé 2009 
Color salmone con qualche pagliuzza dorata. Minerale, fumé, agrumato: più scorza che frutto. Perlage fine e persistente. Cacao, frutta candita e brioche. Pinot nero 62%, chardonnay, 28%; parzialmente fermentato in legno, 48 mesi sui lieviti, dosaggio 9 gr/l. Fresco, sapido, decisamente buono.
Ma Edith Piaf cantava La vie en rose pensando a questo?