L’Estate 2014 sarà ricordata negli annali come la “non-stagione” ovvero quel periodo fra primavera e autunno in cui l’anticiclone delle Azzorre se n’è stato bellamente a casa sua.
Anche il sud Italia non è stato risparmiato dal mal tempo sebbene infine almeno ad agosto abbiamo potuto assaporare svariati giorni di tregua.
A Milano invece disastro! Tanto che per combattere i continui nubifragi e la depressione post-ferie siamo andati a fare un giro in Versilia, da un amico che abbiamo avuto la fortuna di conoscere qualche tempo fa in occasione di una serata viniacasamia.

E’ ora di pranzo e Samuele Bianchi di Il Calamaio ci fa sentire a casa e ci accoglie con un ben di Dio di salumi e formaggi.

E non lesina sui vini…

Iniziamo bene con Il Soffio 2013  da 60% chardonnay e 40% petit manseng, ancora giovane di imbottigliamento. “Si sta facendo” dice Samuele.
E infatti sono i tratti erbacei e vinosi insieme a quelli dell’uva fresca appena raccolta che fanno da leggìo a sbuffi di rosmarino e foglia di pomodorini.
Bocca anch’essa in affinamento ma dalla buona impronta minerale. Molto interessante considerando la giovinezza.
Infine, più ci penso e più mi aggrada in particolar modo l’equilibrio fra acidità e alcol.
Un vino che rimane sempre leggero, dal contenuto valore pseudocalorico senza essere eccessivamente acido, straordinariamente bevibile.
Servito a 12 gradi si apprezza al meglio.
La chiacchiera procede spedita e il tempo passa senza accorgercene. Poi riprende a piovere (ma dai!!) e l’argomento principale, impossibile da glissare, scivola sull’andamento climatico.
Anche qui purtroppo “un disastro… Caldo, troppo caldo, e troppi insetti e animali che non sono morti durante l’inverno mite”, e che ora se ne stanno approfittando aggiungo io.
“Molte piante hanno perso l’uva a causa dell’annata terribile.”
Già… Vediamo fra qualche anno se qualche luminare se ne esce con la sparata di un’annata 2014 strepitosa…
Intanto fra una fettina di lardo e una di formaggio, Samuele stappa il Poiana 2012.
E’ strano notare come questo vino in particolare sia per me il primo rosso della non-stagione… e infatti ho lasciato un rosso strepitoso in Sicilia, riservato per un’occasione mai arrivata.
Va bè…
Una produzione più che modesta di appena 800 bottiglie di Soffio e 3000 di Poiana.

“Etichetta sexy” è il primo commento.
E non solo; naso fine, elegante e vellutato di frutta a tutto tondo. Tanta mora, poi viola e terra, terra umida e rosmarino. Non è complesso nei profumi ma quelli presenti sono netti e di grande qualità.
Mi ricorda al naso un altro grandissimo rosso toscano, sinonimo di eleganza…
In bocca è tale e quale al naso per sinuosità, con tannino integrato, gentile ma vivo e di accompagnamento.   Freschezza e sapidità ben fuse completano il sorso.
Qualche mese in più di affinamento in bottiglia è servito!

Per ultimo, ma solo perché superiore, troviamo il cavallo di battaglia della Casa: l’Antenato.
“Il mi’ figliolo!”
“Voglio bene a tutti i miei vini ma questo è davvero come un figlio.”
Colorino, canaiolo, malvasia, bonamico ecc… una moltitudine di uve autoctone, molte da piante a piede franco, che solo Samuele (forse) conosce esattamente.
Comunque sia solo vigne vecchie di 40-50 anni.
Un naso incredibile, vigoroso su note carnose, ferrose, ciliegie, spezie in pout-pourri su lieve sfondo vegetale. Varia tantissimo in base al momento, risultando sempre un po’ diverso. 
Un’esperienza da provare…
Tannino bellissimo, dolce, dal sorso carnoso ma snello.
Anche qui la trama terrosa, più scura che nel Poiana, regala sensazioni tattili appaganti.
Alcol integrato e perfettamente in in fase. Ammaliante come una danzatrice del ventre, fa le veci del primo della classe.
Da un amico per gli amici.
Una dedica unica.

Il mio giudizio?

Unico per carattere, integro e integrale, mi comunica un senso di naturalità non comune.
Non un vino da bere sempre ma da riservare con parsimonia. Il vino perfetto per una serata speciale con  l’abbinamento giusto.
Ancora una volta preferisco un vino figlio di tante uve provenienti da un singolo vigneto vinificate assieme come un’unica entità e, come ho già detto in altri post, si rafforza in me l’idea che il futuro dell’enologia debba passare sempre più per l’espressione del territorio nella sua pienezza e non per il varietale.
Concludiamo la visita con una domanda che viste le circostanze mi sono sentito quasi in dovere di chiedere.
Ma ci stai dentro? “No… Ci sto buttando ancora del mio. Non ho chiamato nemmeno il contadino…ma nell’anno peggiore.”
“Non ci si fa per ora. Ma ci si lavora! Troverò la maniera.”

Un grazie di cuore a Samuele per l’amicizia e l’ospitalità estrema.
Ci vediamo per la vendemmia dal sangiovese!

Aleatico da vecchie vigne
Vite di trebbiano a piede franco