Domaine de la Pinte è una azienda della zona del Jura, a metà strada tra la Svizzera e Digione, nella Franche Comte ed è considerata da più parti tra le più rappresentative del territorio.
Per farla conoscere Ais Milano ha chiesto a Guido Invernizzi di tenere una serata lo scorso 10 giugno, con sei vini del Domaine.
L’azienda lavora circa 34 ettari di vigneto esclusivamente di proprietà nei territori di Arbois e Pupillin ad un’altitudine di quattrocento metri sul livello del mare, con impianti di savagnin, chardonnay, poulsard, trousseau e pinot nero.
Il vigneto è stato piantato nel 1999 e dieci anni dopo è stato convertito alla filosofia biodinamica. L’enologo è Bruno Ciofi, compagno di studi di Nicolas Joly, uno dei padri fondatori della viticoltura biodinamica.
P. M. Alexis Millardet |
Il Jura può contare oggi su una superficie vitata di circa duemila ettari, meno dell’1% della superficie vitata transapina, con una produzione che al 70% è costituita da vini bianchi; è un territorio ricco di tradizione vitivinicola: Guido cita Pierre Marie Alexis Millardet, nativo di Montmirey-la-Ville, inventore del portainnesto e già nel 1885 della poltiglia bordolese. Gli dobbiamo molto: senza di lui oggi non avremmo il vino, o almeno non come lo conosciamo oggi.
Da un punto di vista geologico il Jura ha una incredibile complessità. Settanta milioni di anni fa il mare, presente fino a quel momento, a iniziato a ritirarsi: il terreno è oggi caratterizzato da calcare duro e da marne blu, rosse, nere e grigie, detriti calcarei, argille, gesso e naturalmente una grande quantità di fossili, che trasmettono ai vini riconoscibile mineralità.
Il clima è di tipo semi continentale con influssi oceanici, vento gelido da nord, il noto bisè noir e temperatura media in vigna di 11/13 gradi.
“I cremant di Jura sono tra i migliori di Francia” dice Guido, introducendo il primo vino della serata
Il Cremant in degustazione è un blend di chardonnay (70%), savagnin (20%) e pinot nero (10%). È l’unico cremant in Jura fatto con metodo ancestrale, vale a dire vini nei quali la rifermentazione in bottiglia viene praticata senza aggiungere zuccheri, utilizzando esclusivamente quelli rimasti dopo la prima fermentazione.
Giallo dorato antico, fine bollicina, nota quasi ossidata, frutta di nespola e candito, sentore di succo di uva, erbe officinali, lungo finale con coda amaricante, sapido, secco, minerale di gesso, perfetta corrispondenza gusto olfattiva, il gusto è ricco, tagliente e non stanca.
A seguire viene servito il Melon à Queue Rouge 2010: il melon a queue rouge è una variante di chardonnay.
Giallo dorato e consistente, al naso ha aromi puliti di pesca e banana, vaniglia e camomilla, mineralità ferrosa. Alcol elegante molto ben sostenuto, accompagnato da una piacevole nota di salamoia.
Savagnin 2006: il savagnin, vitigno della famiglia dei traminer, è autoctono dello Jura e molto diffuso anche in Savoia. Giallo dorato antico e intenso, consistente, di grande struttura visiva. Frutta gialla matura, pesca, mallo di noce, spezia esotica al naso, in bocca ha ritorni di frutta secca, alcol elegante e acidità integra. Agile e salino.
Trousseau 2011: scopro che il trousseau è geneticamente affine al bastardo portoghese, una delle uve impiegate per la produzione del Porto. Consistente granato non troppo luminoso, rabarbaro, frutta rosso, pot pourri, tannino sotto controllo, si distingue il medesimo alone ossidativo dei vini precedenti.
Poulsard 2010 L’ami Karl
Il poulsard è anch’esso autoctono: conosciuto anche con il nome ploussard, ha buccia fine con scarso apporto colorante e tannico, viene impiegato anche per la produzione di cremant.
Rosso aranciato, abbastanza consistente, note animali, eteree, bacche rosse cui segue leggera speziatura, pot-pourri: in bocca è un po’ fragile, ha comunque una sua compostezza e sapidità di fondo gradevole.
I Vin Jaune sono i prodotti più ricercati nell’universo enologico dello Jura: ottenuti da raccolta tardiva di savagnin, il mosto viene sottoposto a lenta fermentazione al termine della quale il vino inizia la maturazione in botti da 228 litri. Il periodo di affinamento dura sei anni e tre mesi, duranti i quali non si procede mai a rabbocchi per compensare la normale evaporazione del vino contenuto, la cosidetta “parte degli angeli“.
La scolmatura produce la formazione della flor, uno strato di lieviti che protegge il vino dall’azione dell’ossigeno, sulla scorta di quanto succede per la produzione dello Sherry.
Al termine del periodo di maturazione il vin jaune viene imbottigliato in clavelin da 62 cc: questa dimensione così particolare è data dal fatto che rappresenta la parte di vino rimanente di un litro dopo il periodo di invecchiamento ed evaporazione.
Il rito dell’apertura della prima botte dopo più di sei anni di affinamento è festeggiato in Jura con la percée du Vin Jaune, che ogni anno si svolge in una città diversa della regione; lo scorso febbraio, per esempio, si è tenuta a Perrigny.
Il Vin Jaune 2004 in degustazione appare giallo dorato non molto luminoso; all’olfatto rivela note di mallo di noce e agrume amaro, spezia, curry in particolare, sentore iodato e poi di smalti; al gusto rivela definitivamente la propria personalità, disponendosi agile e tuttavia volumico. Secco ed elegante, l’ho trovato di una persistenza esagerata. Quando è il caso di dire Chapeau!