La la land è un piacevole film, che alla serata degli Oscar 2017 ha vinto alcuni premi. Si tratta di un film musicale, con una colonna sonora e una canzone che si sono accaparrate l’ambita statuetta.
Il primo amore non si scorda mai: in fatto di champagne millesimati, è stato proprio un Lanson. Purtroppo non ricordo assolutamente l’annata. Ero ancora una semplice appassionata, senza immaginare che molti anni dopo avrei preso il diploma di sommelier.
Non potevo perciò perdermi la serata all’AIS Milano, a marzo, dedicata a questo champagne, tenuta da Alberto Lupetti.
La storia di questa Maison è davvero complessa, da un lato di grande tradizione e qualità, dall’altro di passaggi di proprietà che le hanno causato in passato non pochi problemi.
Ma vediamo in dettaglio i momenti salienti di questa storia che, per nostra fortuna, come nei film di Fred Astaire, ha un happy ending!
La Maison viene fondata nel 1760 da François Delamotte; alla sua morte, nel 1798, il figlio cadetto prende come socio l’amico Jean-Baptiste Lanson e adotta come simbolo per la prima volta la Croce di Malta, essendone un Cavaliere.
Simbolo che ancora oggi caratterizza l’immagine della Maison. Tra il 1828 e il 1830, i due soci si separano e viene fondata la nuova Maison J.B. Lanson et compagnie.
Ma il personaggio più importante è sicuramente, il figlio di Jean-Baptiste, Victor-Marie che, con un grande fiuto per gli affari, riesce nel 1860 a diventare il fornitore ufficiale di Buckingham Palace. La Regina Vittoria adora il suo champagne.
E così il Lanson diventa uno degli champagne preferiti tra le teste coronate d’Europa, tra cui i reali di Spagna e i principi di Monaco. Victor-Marie infatti riesce abilmente a coniugare tradizione, grande qualità delle uve e nelle pratiche di vinificazione, con un’ottima organizzazione.
Non da meno, il figlio Victor continua nella virtuoso percorso aperto dal padre. Dopo la seconda guerra mondiale i coteaux di Lanson sono considerati i migliori di tutta la Champagne. Victor favorisce anche la vendita degli champagne sans année e crea la Black Label, con un occhio di riguardo al mercato inglese, che tanto avevo dato in termini di immagine alla Maison; è anche il primo a elaborare un vero champagne rosé e nel 1959 è sempre il primo a passare alla vinificazione in acciaio.
Nel 1967, Etienne Lanson, uno dei figli di Victor, ha – per fortuna nostra, oltre che della Maison – l’intuizione di conservare i vecchi millesimi in una cantina con lo scopo di creare un’oenothèque unica nel suo genere, di cui la Maison gode ancora i frutti. Nel 1972 Jean-Paul Gandon entra in azienda e nel 1986 diventa lo Chef de Cave, restandone responsabile per oltre 30 anni. Nel 2013 gli succede Hervé Dantan.
Gli anni ’80 e ’90 vedono un susseguirsi di cambi di proprietà che comportano per la Maison la perdita di gran parte del patrimonio vitivinicolo. Un brutto colpo per la Maison, che ha saputo reagire in breve tempo grazie al nuovo Presidente Philippe Baijot e soprattutto a Jean-Paul Gandon a garanzia e tutela della qualità del prodotto.
Abbiamo già parlato di Victor, che dà un’impronta unica allo stile Lanson e decide, tra le altre cose, di non fare malolattica.
Così tutta la produzione successiva, fino a oggi, ha conservato questa tradizione come tratto distintivo che porta gli champagne della Maison a un’incredibile freschezza, un aroma di grande fragranza e pienezza, una longevità e anche una facilità a “viaggiare per il mondo“.
Questo significa raccogliere e vinificare grandi uve, per evitare una certa ruvidità nel gusto. Per la lavorazione Lanson dispone poi di 4 pressoir, in modo che siano vicini al luogo della raccolta.
Vitigno principe è il pinot noir, per circa il 70% e un 30% di chardonnay, poco pinot meunier (ora chiamato solo meunier). Le uve provengono da Verzenay, Avize, Bouzy e Oger. Il 50% da Premier Cru e Grand Cru. I tempi di affinamento sono di gran lunga superiori ai minimi regolamentari.
Per tutte le etichette è indicata la data di dégorgement per una corretta trasparenza. Un piccolo cenno al Clos Lanson, solamente un ettaro di vigneto del XVIII secolo, vicino alla Maison, 100% chardonnay, con il quale si realizza un champagne unico in tutti i suoi passaggi.
Veniamo finalmente alla degustazione.
Black Label – 50% pinot noir, 35% chardonnay, 15% meunier, minimo 3 anni di affinamento, sans année (base della vendemmia 2011), 50-60 differenti cru da Aube e Marne. Come dice Lupetti, il biglietto da visita di ogni produttore che deve quindi rappresentare lo stile, a prescindere dall’annata e che alla fine rappresenta per ogni Maison tra il 70 e il 90% della produzione.
Paglierino brillantissimo con dei riflessi dorati, con un perlage persistente. Un profumo ricco e denso di frutta matura, ma anche un soffio di tostato. Al secondo naso, un frutto più agrumato. Una perfetta corrispondenza gusto-olfattiva, grande freschezza e sapidità, un frutto pieno e ottima lunghezza in bocca, al secondo assaggio una punta di dolcezza. Oscar alla miglior regia.
Rosé Label – 53% pinot noir (di cui 7% in rosso), 32% chardonnay, 15% meunier, minimo 3 anni di affinamento, sans année (base della vendemmia 2011), 50-60 differenti cru da Aube e Marne, dosaggio 8 gr/l. Davvero un bel rosa salmone-cipolla, con perlage fine e persistente.
Al naso, l’agrume è accompagnato da frutti rossi aciduli come il ribes, rosa. Grande freschezza e sapidità, accompagnate da un piacevole gusto di fragola con scorza di limone grattuggiata, al secondo sorso un piccolo frutto rosso più dolce. Ottima corrispondenza. Davvero un rosé come pochi, anche per quelli che normalmente non amano il rosa. Oscar alla miglior attrice protagonista.
Gold Label Vintage 2008 – 53% pinot noir, 47% chardonnay, minimo 5 anni di affinamento, Cru: chardonnay Grand Cru Cramant and Les-Mesnil-sur-Oger, pinot noir Grand Cru Ay, Louvois, Verzenay e Verzy, dosaggio 8 gr/l. Una grande annata che rappresenta in pieno lo stile della Maison.
Il calice si presenta con un finissimo e inesauribile perlage. Il naso si apre su note di pasticceria, frutta matura, miele. Freschezza, sapidità accompagnate da un piacevolissimo pizzicore, estremamente equilibrato, di un gusto leggero che invita a un secondo sorso, un terzo… Oscar alla miglior sceneggiatura originale.
Extra age Brut Blanc de Blancs – 100% chardonnay, almeno 5 anni di affinamento (qui 9 anni!), Cru: Avize, Cramant, Oiry, Oger, Les-Mesnil-sur-Oger, dosaggio 6 gr/l. Nel 2010 la Maison festeggia i 250 anni dalla fondazione con una festa a Versailles.
Per l’occasione crea una cuvée celebrativa che diventa poi una fortunata serie, prodotta dall’assemblaggio di tre annate: 2003, 2004 e 2005.
Il calice si presenta con tante catenelle: un perlage davvero finissimo e persistente. Agrumi, fiori stuzzicano il naso così come una grande cremosità che ritroviamo in una bocca setosa e avvolgente. Un succo di mela verde, grande freschezza e sapidità e una consistente mineralità. Un fuoriclasse. Oscar al miglior attore protagonista.
Extra Age Brut – 60% pinot noir, 40% chardonnay, minimo 5 anni di affinamento (qui 10 anni), Cru: Avize, Bouzy, Chouilly, Cramant, Les-Mesnil-sur-Oger, Mareuil-sur-Ay, Oger, Verzenay, dosaggio 8 gr/l. Assemblaggio di tre annate: 2002, 2004 e 2005. Perlage infinito e finissimo.
Un naso minerale accompagnato da miele, frutta secca e grande ricchezza di materia.
Al palato è molto cremoso, il pinot noir rivela la sua grande struttura mentre lo chardonnnay resta tra le quinte, un po’ meno sapido degli altri, gessoso, elegante ed equilibrato. Uno champagne che invecchia benissimo! Oscar alla carriera.
Noble Cuvée Brut millesimé 2002 – 70% chardonnay, 30% pinot noir, affinamento 12 anni, Cru: chardonnay Grand Cru Avize, Les-Mesnil-sur-Oger, Cramant, Oger, pinot noir Grand Cru Verzenay, dosaggio 6 gr/l. L’incredibile ma ormai consueto perlage finissimo e persistente ci invita a un naso minerale molto particolare: lokum, mandorla, zolfo, ma al tempo stesso fiori di campo, frutta tropicale e agrumi, una delicata e intensa pasticceria, in un alternarsi di amaro-dolce estremamente piacevole.
Ritroviamo la stessa mineralità in bocca, accompagnata da grande complessità, equilibrio, eleganza non banali dove ogni singola percezione si avvolge in un tutto. Oscar al merito.
La serata volge quasi al termine… ma siamo all’ultimo premio… e davvero lo è stato per chi, come me, ha partecipato alla serata!
Gold Label 2002 Vinothèque – 53% pinot noir, 47% chardonnay, 12 anni di affinamento, Cru: chardonnay Grand Cru Cramant and Les-Mesnil-sur-Oger, pinot noir Grand Cru Ay, Louvois, Verzenay e Verzy, dosaggio 7 gr/l. Il calice sempre invitante con quel perlage finissimo e persistente che ci ha accompagnato per tutta la serata.
Un naso minerale, al quale aggiungiamo sedano, finocchio, insomma verdura e frutta croccanti. In bocca la frutta, in particolare la pera, si accompagna al cioccolato, al caffè. Grande mineralità, freschezza e vinosità per uno champagne davvero impagabile, raffinato ed elegante. Oscar per il miglior film (straniero… perchè è francese???).
Una serata davvero indimenticabile… da Oscar appunto.