“Qual è il parassita più resistente? Un batterio? Un virus? Una tenia intestinale? No, è un’idea. Resistente, altamente contagiosa. Una volta che un’idea si è impossessata del cervello è quasi impossibile sradicarla”.
In effetti Dominick Cobb, il protagonista di Inception, avrebbe avuto non poche difficoltà nel cambiare quella che è sempre stata la mia idea sui vini piacioni, dal cosiddetto gusto internazionale: non mi hanno mai minimamente entusiasmato perché, forse per un mio limite, non riesco a trovarci territorialità, autoctonìa e tradizione. I morbidoni ciccioni poi, in questo periodo enostorico fatto di verticalità e beverinità (si può scrivere? ah, l’ho appena fatto, chissene) c’entrano come il parmigiano sui frutti di mare. Chi vi scrive vivrebbe dunque benissimo anche se i vini in questione non esistessero.
Puntuale come una cartella di Equitalia, inevitabile come fosse vergata nel libro del destino è arrivata la smentita al pregiudizio. L’occasione è stata una cena in un ristorante thailandese dalla semi desolata carta dei vini: scelgo un Greco di Tufo, quantomeno per limitare i danni. Lo avevo visto spesso al duty free dell’aeroporto di Capodichino e in negozietti turistici di Napoli questo G di Di Meo e la cosa non giocava di certo a suo favore, immaginerete benissimo il perché.
Questo Greco, nel suo millesimo 2015, col suo gusto internazionale e i suoi profumi di mela golden, percoca e pesca tabaccaia, ha saputo egregiamente destreggiarsi tra pesce, carne, curry verde e fritture al mais di pesce, paraculeggiando senza cedimenti nel mare etnico della cucina thailandese grazie alla sua giusta morbidezza, supportata da un’acidità democratica.
“Si può vincere una guerra in due
E forse anche da solo
Si può estrarre il cuore
Anche al più nero assassino
Ma è più difficile cambiare un’idea”…cantavano i Litfiba del 1986. Beh io la mia idea sui vini ruffiani non l’ho cambiata ma di certo l’ho ampliata, rivalutandone la perfetta abbinabilità in un più ampio contesto enogastronomico internazionale.
E forse anche da solo
Si può estrarre il cuore
Anche al più nero assassino
Ma è più difficile cambiare un’idea”…cantavano i Litfiba del 1986. Beh io la mia idea sui vini ruffiani non l’ho cambiata ma di certo l’ho ampliata, rivalutandone la perfetta abbinabilità in un più ampio contesto enogastronomico internazionale.
Merito del G di Di Meo.
O forse Cobb è riuscito a entrare in un mio sogno…