Settembre è il mese del Best Italian Wine Awards, diventato ormai un appuntamento tradizionale nel calendario milanese. Anche quest’anno, per la quinta edizione, io e il buon Gabriele ci siamo presentati alla Fondazione Cariplo, ben sapendo a cosa avremmo assistito: non una semplice premiazione, ma una festa con ricchi premi e cotillons, sorrisoni e pacche sulle spalle. Per noi è una bella occasione per stringere la mano a produttori già noti e conoscerne altri che altrimenti non avremmo modo di incontrare. Si respira un’aria mondana, forse troppo e per questo va assunta a piccole dosi. Quest’anno molte novità, a partire dal nome, non più semplicemente BIWA ma TWS_BIWA, a suggellare la partnership con The Wine Sider, una start up che può rivoluzionare la gestione della cantina da parte dei ristoranti, attraverso un sistema di consulenza e gestione on line delle referenze.
TWS_BIWA 2016. Quando il vino diventa festa.
Il mattatore della serata è sempre lui, Luca Gardini che insieme a Andrea Grignaffini ha messo insieme un panel – il comitato tecnico – veramente competente, più numeroso rispetto a quello dell’anno scorso: i Master of Wine Tim Atkin, Kenichi Ohashi, Christy Canterbury, e poi Pier Bergonzi, Daniele Cernilli, Luciano Ferraro, Antonio Paolini e Marco Tonelli. Oltre trecento i vini degustati alla cieca, dai quali vengono scelti cinquanta vini per la classifica finale.
Arriviamo al punto: in tutte le classifiche del mondo qualcuno di importante rimane sempre fuori, proprio perché per propria natura le classifiche hanno un numero limitato di partecipanti. Fa rumore l’assenza del Masseto, presente nella classifica del 2012, del 2013 e del 2014. Desta altrettanto scalpore non vedere quest’anno Beppe Rinaldi, secondo l’anno scorso con il Barolo Brunate 2011 e nemmeno Parusso, ottavo nel 2015. Nessun Amarone della Valpolicella tra i cinquanta vini: e dire che l’anno scorso ce ne erano ben tre.
Avete dei dubbi, lo so. Li abbiamo anche noi: anche quest’anno non è ci chiaro se alcuni grandi vini che ci si aspetterebbe di vedere tra i premiati – come il Masseto – non sono presenti perché:
1) l’azienda non ha inviato i campioni (probabile);
2) non sono stati inizialmente selezionati/invitati dal Comitato tecnico (improbabile);
3) non hanno raggiunto a giudizio del comitato tecnico un livello qualitativo sufficiente (quasi impossibile).
La classifica TWS_BIWA tuttavia ha coraggio, dobbiamo riconoscerlo: l’ha detto lo stesso Gardini durante la premiazione: “Abbiamo avuto le palle di premiare anche qualche vino valutandolo in prospettiva, qualche vino che forse non è perfetto oggi ma lo sarà tra qualche anno“. Chissà, forse si riferiva a qualche Brunello non ancora in commercio e per il quale c’era stata qualche critica tra gli eno-media nei giorni precedenti la cerimonia.
Leggendo i cinquanta nomi (vi rimandiamo a questo link per la lettura completa) notiamo una rivincita della Toscana nei confronti del Piemonte, che l’anno scorso aveva vinto con il Barolo Monprivato 2010 di Giuseppe Mascarello e Figlio e messo sette vini nelle prime venti posizioni: quest’anno il premio di miglior vino italiano è andato a Casanova Di Neri per il Brunello di Montalcino Cerretalto 2010. Si confermano nell’Olimpo dei vini italiani il Sassicaia 2013 di Tenute San Guido terzo classificato, Vecchio Samperi di Marco De Bartoli classificatosi al nono posto e il Furore Bianco Fiorduva 2014 di Marisa Cuomo quest’anno addirittura al secondo posto. Questi vini sono sempre presenti nelle cinque edizioni della classifica, con annate differenti. Significativo.
Nel corso della premiazione sono stati assegnati anche gli speciali Awards 2016:
Premio azienda e tradizione: Mastroberardino – Atripalda (AV)
Premio vino promessa: Boroli – Barolo Villero
Premio Vino da uve autoctone rosso: Bussoletti – Brecciaro 2014
Premio Vino da uve autoctone bianco: Santa Barbara – Tardivo ma non tardo 2013
Premio Vino Pop: Enio Ottaviani – Caciara 2015
Premio Miglior Sommelier: Francesco Cioria – Ristorante San Domenico di Imola
Premio Alfiere del territorio: Pacherhof
Arrivederci all’anno prossimo, che la festa continui nei calici!