Ad Appunti di degustazione lo sappiamo bene: trovarsi a una degustazione di vini più o meno importanti o alla presentazione di una etichetta di grido può generare imbarazzi se – tra un calice e l’altro – non si sa bene cosa dire agli altri partecipanti. Parlare del proprio cane e del collare antipulci di ultima generazione non vi aiuterà nella vostra scalata alla popolarità.
Per impressionare il vostro vicino alla prossima occasione, quindi, abbiamo pensato di preparare un piccolo decalogo da mandare giù a memoria e sciorinare con sicurezza, mentre con la mano destra si fa roteare il vino (lentamente). Sono dieci curiosità tra le quali troverete informazioni utili e inutili, nozionistiche o sostanziali: recitatele con noncuranza, come se steste parlando della vostra colazione del mattino. Vedrete che gli interlocutori vi staranno ad ascoltare, e la degustazione – seppur importante – per un attimo passerà in secondo piano.
La migliore annata per il Sassicaia.
Sono cose che nei salotti buoni dell’eno jet set bisogna sapere. Specialmente se vi capita un Sassicaia nel calice. E allora senza esitare distribuite sapienza vinicola affermando senza timore che la migliore annata del campione italiano è la 1985. Più di recente possiamo citare la 1990, 2004, 2009 e 2011.
La migliore annata per lo Champagne.
Idem come sopra. Non potete non sapere che in tempi recenti le annate top per le bollicine francesi sono state la 1988 (giudicata irraggiungibile da più parti), la 1989 (detta l’annata dei rosé, poiché vi fu gran bella maturazione del pinot noir) e soprattutto la 1990.
Il più coltivato è sempre lui.
Stiamo parlando del cabernet sauvignon, il vitigno più coltivato del mondo: nato dall’incrocio spontaneo di cabernet franc e sauvignon blanc, si adatta bene, ha un ciclo vegetativo medio/breve che gli permette di sopravvivere alle gelate primaverili, non si ammala con facilità. In più chi lo sa trattare ne tira fuori un gran bel vino, il che… non guasta!
In Italia il vitigno più diffuso rimane il sangiovese che precede l’insospettabile catarratto bianco. Al terzo posto il trebbiano toscano.
Ho sognato di avere tanto denaro. Come posso spenderlo?
Acquistando il vino più caro del mondo, of course. Per regolarvi possiamo dirvi che in questa speciale classifica il primo posto è occupato da una bottiglia da sei litri di Cabernet del 1992 prodotto da Screaming Eagle, una azienda della Napa Valley, pagata più di 228.000 euro. Sorpresi vero? Forse nel vostro sogno vi piacerebbe di più acquistare una bottiglia di Chateau Margaux 1787, già posseduta dal presidente USA Thomas Jefferson e risarcita al legittimo proprietario William Sokolin con più di 165.000 euro. Accadde infatti che il proprietario della bottiglia la portò con sé a una cena al Four Season Hotel di New York, ma uno sbadato cameriere la urtò mandandola in frantumi. Non osiamo pensare alla faccia del cameriere. L’assicurazione ripagò Sokolin con “soli” 165.275 euro, contro i cinquecentomila richiesti.
Ho sognato di avere tantissimo denaro, non sapevo dove metterlo.
Se i soldi del vostro sogno sono davvero tanti potreste accedere allo Champagne più caro del mondo, Goût de Diamants, di cui una bottiglia creata per un cliente privato costa circa 1.400.000 euro. Il valore è certamente nello champagne ma è la bottiglia, dotata di una placca in oro bianco massiccio da 18 carati con un diamante di 19 carati, a fare la differenza. Evidentemente c’è gente che ha tanti soldi ma così tanti soldi che ne ha perso il significato.
Più è vecchio e più è buono.
Un famoso adagio recita che il vino invecchiando migliora. Sappiamo che è così ma fino a un certo punto. Ma qual è il vino che più di tutti ha sfidato il tempo? Il primato va alla bottiglia rinvenuta a Spira, in Germania, risalente al 325 d.C.
Custodita presso l’Historisches Museum der Pfalz, è stata ritrovata nel 1867: è attribuibile al periodo romano ed è ancora visibile la patina di olio di oliva destinata a proteggerlo dall’ossidazione. Il tappo non è ancora in sughero ed è stata acquistata nel 1993 da Arohl Ganster, per soli 100 milioni di dollari.
Tra i vini più vecchi in botte la medaglia d’oro va a quello conservato presso l’Hospices de Strasbourg, un bianco alsaziano del 1472. Travasato per la priva volta nel 1718, ha un titolo alcolometrico del 9,4% ed è stato assaggiato solo tre volte: nel 1576, nel 1718 (mentre lo travasavano, ovvio) e nel 1944 durante la liberazione di Strasburgo.
Anche l’Italia detiene un primato di longevità: la vigna più vecchia del mondo si chiama Versoaln e si trova infatti a Prissiano, in provincia di Bolzano. La “piantina”, ha un tronco di 32 centimetri ed è stato stimato che abbia più di 350 anni. Ma il vino lo fa? Lo fa eccome: è prodotto dal Podere provinciale di Laimburg in poche bottiglie all’anno.
La ceralacca: perché?
Alcune bottiglie di vino in commercio possiedono una ulteriore chiusura in ceralacca. Questa pratica nasce per l’esigenza di fornire un sigillo di garanzia per i vini di pregio, poiché la ceralacca spesso veniva impressa con un timbro dell’azienda produttrice. Inoltre la ceralacca inibisce il passaggio di ossigeno, il nemico numero uno dei nostri amati vini. Ma… c’è un ma! In particolar modo i vini rossi, quelli ricchi di estratto, tannino e antociani, hanno bisogno di ossigeno per affinarsi ulteriormente e la presenza della ceralacca da questo punto di vista è dannosa. Chiudere la bottiglia con la ceralacca quindi è solo un retaggio eno-storico di cui oggi si può quasi sempre fare a meno.
Una misura misteriosa.
Ma a proposito: perché le bottiglie di vino hanno generalmente una capacità di 0,75 litri? È un regalo degli inglesi, maestri del commercio del vino sin dal 1700: la loro unità di misura è il gallone imperiale, pari a circa 4,5 litri. Ebbene, ogni cassa doveva contenere due galloni di vino che diviso per dodici bottiglie (sei per cassa) dà appunto 0,75 litri.
Copiare con l’aiuto della scienza.
Questa è nuova: dopo i quadri e le borse arriva il vino copia dell’originale. Senza uva. Avete capito bene: il metodo consiste nell’analizzare i vini con spettrometria e gas-cromatografia di massa allo scopo di isolare le molecole aromatiche e riprodurle in laboratorio. Infine si aggiunge una miscela idro-alcolica: il gioco è fatto. A sostenere di poter fare questa avveniristica vinificazione è Ava Winery, che ha riprodotto lo Chateau Montelena 1973, il vino che permise agli Stati Uniti di vincere il discusso Paris Wine Tasting del 1976.
È pur sempre estate. Il calice di vino e l’outfit da spiaggia.
Ho sempre pensato che sarei stato un ottimo avvocato. Oggi difendo il vino davanti al Tribunale delle diete estive: quante calorie contiene un calice di rosso, diciamo di corpo? Se è vero che un grammo di alcol equivale a circa 7 calorie il conto è presto fatto: un calice di Montepulciano dà un apporto di circa 120 calorie. La mia difesa punta su due punti: nel 1994 una ricerca su 7.000 persone per 10 anni dimostrò che se si bevono uno o due bicchieri di vino al giorno si ingrassa meno di chi pratica la sobrietà totale. Ciò avviene perché l’alcol aumenta la frequenza cardiaca, accelera il metabolismo e brucia più calorie.
E poi: quante cose che mangiamo o beviamo regolarmente in estate equivalgono a più di 120 calorie? A cominciare dal cocco, classico di tutte le spiagge del mondo: 100 grammi di cocco equivalgono a 370 calorie. Vi piace la maionese? Sappiate che 100 grammi di salsa contengono 690 calorie. Parliamo di un frappè? Bene: con un frappè potreste assumere fino a 900 calorie!
E allora bevete pure il vostro calice di vino: la vostra silhouette non ne risentirà (molto).