Della storia e della filosofia dell’azienda La Stoppa avevamo già parlato in occasione della serata “Io sono naturale“, tenutasi all’AIS di Milano. 
In tale occasione era presente in degustazione solo Vigna del Volta, passito a base malvasia, ragion per cui, martedì 10 maggio, presso l’enoteca Surlì, non ci siamo fatti sfuggire l’occasione di conoscere gli altri vini dell’azienda. 

La serata è guidata direttamente dalla produttrice, Elena Pantaleoni, che racconta che l’azienda esisteva fin dall’800, quando il vecchio proprietario produceva vini da lungo invecchiamento. Oggi l’azienda, certificata biologica, possiede circa 30 ettari vitati a maggioranza barbera e croatina e ha come obiettivo quello di produrre vini di territorio. Vini in cui si esprimono per primo il terrorir, poi l’annata ed infine il vitigno.
Apriamo le danze con il Trebbiolo rosso 2014, rosso fermo a base di due varietà tipiche della zona, barbera e bonarda, che deve il suo nome alla Val Trebbia. Viene prodotto con uve provenienti da vigne giovani e raccolte dalla parte bassa del vigneto, dove ci sono gli acini più grandi e polposi. Vinificazione solo in acciaio e cemento.

Un bel rosso carico nel bicchiere, ma con un naso penalizzato, probabilmente, da un’annata molto difficile. I sentori di ridotto, su note solforose e animali,  all’inizio sono preponderanti. Aspettiamo, ossigeniamo, ed ecco comparire profumi floreali e fruttati tipici dei vitigni.
Decisamente meglio all’assaggio. Bocca fresca, con un tannino particolare, non ruvido e graffiante, ma quasi gommoso. La barbera esprime tutta la sua acidità esaltando piacevoli note floreali ed invogliando alla beva.

Macchiona 2007, igt 50% barbera e 50% bonarda, provenienti dalla selezione dei migliori grappoli apicali di vecchie viti (30-35 anni). Sosta a lungo con le bucce e affina due anni in legno.

Un vino caldo e avvolgente, sia nei profumi che in bocca.

Il bouquet si dispiega tra note di uva passa, cuoio, tamarindo, mora di rovo e ciliegia. Un naso dolce  ed alcolico che preannuncia un sorso di carattere. Ed effettivamente è così. L’alcool sferza e scalda la bocca, addolcito dagli zuccheri residui. Tannini perfettamente maturi e levigati. 

Un vinone figlio di un’annata calda, ma reso fresco e beverino dalla straordinaria acidità della barbera. In due parole: caldo-fresco. 

Ottimo con carni rosse, anche crude, oppure con primi a base di ragù. 

E per dimostrare che quando si parla di natura e si seguono i suoi ritmi, che quando si fa vino biologico o naturale fatto per bene, non esistono dogmi e schemi, ma tutto è relativo, tutto dipende da zona, vitigni, annata e metodo produttivo…
…concludiamo con un bianco fermo, Ageno 2010, unico bianco secco dell’azienda.

Malvasia di candia aromatica, ortrugo e trebbiano, macerano per 30 giorni a contatto con le bucce. Affinamento metà in acciaio e metà in legno per dare un “orange wine” dai colori ipnotici, ramati e brillanti. 
Profuma di malvasia, fori freschi, frutta gialla matura. Il sorso continua su note di pesca, con un tannino piacevolmente fresco che lascia la bocca pulita e chiama un altro sorso.

Il tannino si sa, “sgrassa”, quindi via al gioco degli abbinamenti con il contributo degli ospiti della serata: salumi, formaggi, animelle, sgombro, selvaggina o anguilla.
Vi sembrano azzardati? Provate e invitateci!! O alla più brutta…fateci sapere!!!