Bergamo e la Valcalepio
“Il Moscato di Scanzo – tra il 1700 e il 1800 rallenta parecchio il suo cammino, e le coltivazioni di uva sono sostituite da quelle di gelso.” Che pigro e annoiato questo Moscato… eppure la sua storia fino a quel momento ci racconta qualcosa di diverso!

Nel XI secolo, i monaci forestali svilupparono tecniche di selvicoltura e contribuirono alla rinascita agricola della zona con l’allevamento e la coltivazione della vite. Ma torniamo indietro nel tempo.
Le colline della bergamasca si sono formate nell’ultima fase dell’era Mesozoica quando la Pianura Padana era un mare. Così nei secoli si sono depositati materiali derivanti dall’attività biologica del mare e dalle frane scivolate lungo i bordi.
In questa zona coloni e proprietari terrieri si dividono il merito di aver contribuito in uguale misura alla viticoltura locale: i primi per aver creato terrazzamenti e muretti di contenimento, i secondi arricchendo i territori con bellissimi edifici.
Al 785 d.C. risale il primo documento che attesta la vendita di una vigna, anche se l’esistenza della viticoltura risale a molto tempo prima, in età romana. I soldati romani, equipaggiati di un tralcio di vite, avevano il dovere di piantarlo nei terreni conquistati e Plinio stesso ci narra della vite nella zona di Scanzo.

Dopo un periodo di difficoltà, la rinascita dei comuni porta di nuovo a uno sviluppo della viticoltura. Il vino era talmente buono che sono stati trovati documenti che ne attestano il furto.

A Bergamo fu fondata la prima accademia agricola d’Italia nel 1746 che ebbe un ruolo importantissimo nell’aiutare i contadini quando arrivarono le prime malattie della vite.
Tante uve: marzemino, groppello, vernacce, pignola, moscato nero, leatico ma soprattutto il Moscato di Scanzo. Figlio illegittimo del Moscato Bianco, è un vitigno aromaticamente molto ricco e profumato che produce un ottimo vino dolce, mai stucchevole.

Quando l’architetto italiano Quarenghi, lo fece conoscere a Caterina di Russia, il Moscato di Scanzo fu apprezzato da tutte le grandi corti europee.

Alla metà dell’ ‘800 era l’unico vino italiano a essere quotato alla borsa di Londra! Poi man mano si sostituì la coltivazione della vite con quella del gelso

Per fortuna all’inizio del XIX secolo, grandi richieste di vino spinsero i proprietari terrieri a riscoprire questo bellissimo patrimonio ampelografico.

Dopo tutto perché non accompagnare una lettura piacevole con questo gran vino?

MOSCATO DI SCANZO 2012 – 100% Moscato di Scanzo DOCG Azienda agricola Biava – Signori e signore, ecco a voi lo Zar di tutte le Russie, anzi lo Zar di tutti i Moscati.

Solo un consiglio: accompagnatelo con una bella lettura!

(continua)