L’assuefazione allo chardonnay è un rischio che ogni amante dei bianchi può correre nella sua dura carriera di bevitore. Sarà che la riscoperta di nuovi e dimenticati vitigni ha portato gli enoappassionati a cercare nel calice profumi ed emozioni diverse, sarà pur vero che il grande pregio dello chardonnay di crescere anche sui binari delle metropolitane è stato trasformato in difetto da molti produttori per meri fini speculativi, sfruttando il nome del nobile vitigno per mettere nella GDO quantità galattiche di bottiglie dalla qualità infima. Sta di fatto che lo chardonnay continua a conservare il suo immenso fascino per i meravigliosi vini da esso ottenuti, ma è innegabile che al contempo crei un minimo sospetto di trovarsi di fronte a dei bianchi piacioni o a degli sciacquabotte buoni solo per le masse.

È per questo che ammetto di aver esitato un po’ ad accettare il consiglio di Nichole, un’amica di Auckland, “prova i vini di Cloudy Bay” mi avrà ripetuto millemila volte “costano un po’ ma sono soldi ben spesi“. Il pregiudizio, maledetto tarlo della nostra vita, mi ha erroneamente instradato sul paragone prezzo/provenienza di uno chardonnay neozelandese con uno francese o italiano. “con 25-30 euro compro uno Chablis tutta la vita”. Mai ragionamento fu più sbagliato e per fortuna la curiosità di provare vini nuovi ha prevalso su tutto.
Piccola intro sulla Nuova Zelanda. Resasi indipendente dal Regno Unito nel 1907, la NZ è grande quasi quanto l’Italia e ha un clima umido ma mite non essendovi, come de noi, grosse escursioni di caldo e freddo nel corso delle stagioni. E’ composta dalle due grandi isole del Nord e del Sud (Northland e Southland) più molti arcipelaghi e isolotti. Le piogge sono una costante del luogo, ma difficilmente sono torrenziali e durature. Ciò che salta all’occhio è la netta percezione di una terra ancora vergine, nella quale si può viaggiare per centinaia di chilometri senza incontrare neanche un’abitazione. La sensazione di un’aria più pulita della nostra è palesemente percepibile. I neozelandesi sembrano essere parte integrante del paesaggio: non parlano velocemente, non hanno mai fretta, non sono ossessionati dal denaro né schiavi del lavoro. Con un’equa distribuzione di montagne, pianure e colline, la NZ si divide principalmente in dieci regioni vitivinicole, la più famosa delle quali è senz’altro il Marlborough, all’estremo nord di Southland.  è proprio qui nella Valle di Wairau, alla foce dell’omonimo fiume, che crescono le vigne dell’Estate Cloudy Bay, nata nel 1985 e divenuta vero e proprio motore trainante del movimento vino in NZ grazie al suo sauvignon blanc che all’epoca fece letteralmente saltare dalla sedia gli addetti ai lavori per la qualità espressa. La sorpresa Cloudy Bay è diventata ben presto conferma grazie a una batteria di campioni, su tutti chardonnay, pinot noir e riesling.
Ed eccolo finalmente a presenziare la mia tavola e a roteare nel mio calice, lo chardonnay 2013,  fermentato e affinato in barrique per 12 mesi. Paglierino con riflessi dorati, corpo di media consistenza e archi disegnati nel bicchiere grazie ai 14% dell’alcool e al sopracitato sostegno del legno in fase di vinificazione. Una prova olfattiva da canovaccio. Ma è quando entrano in gioco gli altri sensi che questo vino mostra tutta la sua meraviglia: la vaga sensazione di uno chardonnay stereotipato viene spazzata via da un naso scalpitante e per nulla ruffiano di vaniglia, banana, papaya e zenzero! Freschezza e Mineralitá ben vive sono un tutt’uno e sorreggono una tensione gustativa che non conosce interruzioni. E proprio quando credi di aver completato l’assaggio caldo e avvolgente, il Cloudy Bay ti sbatte subito in faccia la sua realtà di campione completo  e ti ridesta con sferzate pietrose e una tenue costante erbacea, in un finale persistente al palato, ma soprattutto al cuore.
Lo chardonnay di Cloudy Bay merita ogni centesimo dei suoi 25 euro.
Io l’ho accompagnato al sushi, perché mangiare è anche un po viaggiare. Una volta andato in Giappone, tanto valeva la pena allungarsi un attimo in Nuova Zelanda!