Immaginate di girare lo stivale e di mettere l’Etna al posto della Franciacorta. Si capovolgerebbero parecchi luoghi comuni, primo tra tutti quello che vuole il solo pinot nero – tra le uve a bacca rossa – restituire grande vini in versione blanc de noir.
Il Murgo Brut 2009 sovverte molti cliché e vetusti preconcetti fino ad oggi impregnati nel mondo del vino anche se, a onor del vero, si stanno pian piano depurando dalle convinzioni e dai gusti degli enoappassionati italiani.
Merito di viticoltori mentalmente aperti e lungimiranti come il barone Emanuele Scammacca del Murgo, che molto probabilmente si sarà sentito dare del sacrilego o del pazzo quando decise di spumantizzare il nerello mascalese in bianco. E probabilmente avrà pensato “sono io il pazzo o siete voi limitati?”.
Nelle tre tenute delle Aziende Agricole Scammacca le idee non mancano, così come l’accoglienza e il relax, grazie a un ristorante, recenti camere per pernottamenti e una piscina, il tutto in regime di green economy.
Vini, oli, vacanze, ristorazione, visite guidate, rispetto per l’ambiente… senza dubbio possiamo definire Murgo un’azienda… vulcanica!!!
Iscritta nella to do list una visita alla Tenuta San Michele (la principale delle tre), non resta che tuffarci nell’assaggio del Brut 2009.
Giallo paglierino con spuma di media persistenza, impatto olfattivo caratterizzato da toni di erba bagnata e zagara. In bocca non c’è corrispondenza gusto olfattiva, ma in questo caso è solo un bene perché il vitigno esprime tutta la sua magnificenza, con una disarmante sequenza di mapo, limone candito, pietra focaia, cenere, muschio, muffa. Ciò che lo rende irresistibile, oltre alla poca solforosa, è l’allungo finale di frutta secca. In chiusura l’importante freschezza produce un reset delle papille ed il desiderio irrefrenabile di versarne ancora nel calice, subito, all’istante.
In Francia ci sarà pure il blanc de noir, ma in Sicilia c’è u jancu da niuro!
Grazie al nostro invinato speciale, Gianpaolo Arcobello Varlese.