Calca ai banchi. Ed è ancora molto presto.
Un afflusso elevato e interminabile di avidi bevitori e/o sommelier di tutte le forme, razze ed etnie è stato la costante della serata.
Lunedì 20 Ottobre ore 18.00, ci troviamo al Westin Palace di Milano, sede operativa della delegazione AIS locale (per chi non lo sapesse), per una degustazione che si prevede ricca di incontri, assaggi e novità.
Tantissimi anche gli amici presenti al di qua e al di là dei dei banchi, che ci hanno accompagnato durante le due ore di tour de force.
Ecco uno spaccato dei miei appunti di degustazione.
Lugana Doc 2010 metodo classico brut da Trebbiano di Lugana in purezza.
36 mesi sui lieviti lo rendono ideale per un aperitivo rinforzato e non solo. Beverino su note di frutta fresca e agrumi. Da provare.
Il Garda rose 2011 sosta 27 mesi sui lieviti ed è frutto di sole varietà autoctone rosse quali gropello al 60% circa, marzemino, sangiovase e barbera
Il gropello non dà molto colore e ciò si riflette in questo rosa tenue appena accennato. Lime e toni floreli su fine base di pane in pasta. Niente male per un aperitivo con una marcia in più!
Li proviamo tutti dal brut al millesimato 2008. E ne vale la pena!
Il Franciacorta Nature non ha dosaggio ed è composto da un 15% di pinot nero e 85% chardonnay
Grande l’intensità gustativa. Naso fine su toni fragranti di pane fresco e citronella, secco al palato con un gran finale tostato come ciliegina sulla torta. Lo immagino su un cotechino artigianale e mi scende una lacrima. Wow!
Il Franciacorta brut millesimato 2008 è il prodotto di punta delle vigne più vecchie di chardonnay.
Immaginate un profumatissimo e variegato cesto di frutta fra esotica e agrumata. Il sorso è pieno, sapido e rotondo.
Lungo con il finale di frutta secca di cui sopra. Ottimo.
Oggi proviamo i due catarratto.
Il Miano 2013 ha un profilo quasi aromatico di salvia, foglia pomodoro e bosso. Un aroma verde sauvignoneggiante se mi passate il termine. In bocca però è stranamente mordibo e questo spiazza un po’. Sapido come mi aspettavo manca appena di corpo.
Lo Shiara 2011 è il secondo catarrato, questa volta da viti vecchie e terreni alti ed è un’altra musica.
Cenni eterei e naso complesso su fondo salmastro lo rendono quasi altezzoso. Grande sapidità, rotondo al palato e luuungo, va benissimo anche per piatti di pesce più strutturati.
Peccato non ci sia stato tempo per i due perricone… non appena possibile mi organizzerò per una visita in cantina.
Pecorino
Ecco un’uva che dovrebbe essere considerata meglio.
Un naso subito espressivo. Acidità spinta ben bilanciata da un’altrettanto sapidità salina. Nota vegetale secca su fieno ed erba secca. Tagliente al palato ma dall’alcol pronunciato, che a modo suo prova a bilanciare la grande freschezza di questo vino.
Poche righe per il Cuvèe Nero D’Oro OP Metodo Classico Docg da 100% pinot nero.
Semplicemente una conferma per il pinot nero oltrepadano.
Armonioso, fresco, sapido ed equilibrato. Tecnicamente ineccepibile.
Complimenti all’amico Matteo, enologo dell’azienda, per la pulizia del suo vino!
Boffalora, ovvero Valtellina e chiavennasca.
Valtellina Superiore Docg Pietrisco 2011.
Solo botte grande per questo nebbiolo delicato ed elegante. Bel naso variegato su cenni animali, spezie e cuoio. Sapido dal tannino addomesticato ma dalla verve briosa. Ottimo assaggio!
Chiudiamo con Giuseppe Sedilesu e nello specifico col il Cannonau di Sardegna Rosso Doc Mamuthone 2011, vino simbolo della Casa.
Nocciola, frutta secca e fiori appassiti sono da incipit a prugna e frutta matura. Il corpo è robusto, muscoloso e anche pesante a tratti. Abbinabile? Con formaggi importanti o selvaggina sicuramente, o magari qualche preparato con i fichi, come mi suggeriscono.
Sono un po’ combattuto, vuoi per questa sua natura non semplice, vuoi perché l’ho bevuto dopo tutto il resto. Dibattiamo fino alla fine fra i pro e contro di un vino che genera scompiglio e che quindi vi invito ad assaggiare.